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Caro Giampiero, quanti nostri ricordi porti via con te…

La scomparsa di un beniamino sportivo, in un Paese passionale come il nostro, rappresenta la perdita quasi di una persona di famiglia: Giampiero Galeazzi non fa eccezione a questo discorso. Il celebre <Bisteccone> – morto oggi a 75 anni – porta idealmente via con sé tanti ricordi della nostra vita di appassionati.

La fisicità importante, quella competenza che ti permetteva di spaziare da uno sport all’altro e da un contesto all’altro con la medesima capacità di immedesimazione. Tu, Giampiero, sei stato uno di casa per gli appassionati sportivi italiani. Diventa molto facile azionare la macchina del tempo, della memoria, ottenendo in cambio milioni di istantanee che ti legano a noi. Di tanti generi differenti, ma con un unico comune denominatore: la tua grande professionalità e la passione per il tuo lavoro.

Soprattutto negli anni Ottanta, la tua figura è diventata irrinunciabile, quasi di culto per qualsiasi malato di sport che cercava di dissetarsi con il mezzo televisivo. E allora appaiono come flash, qua e là, momenti inestimabili. Le prime parole carpite a signori del calibro di Liedholm e Bagnoli a scudetto ancora incandescente, sulle panchine di Roma e Verona: un ruolo che oggi viene definito, con scarsa poesia, da <bordocampista>. Tu, Giampiero, hai invece debordato nell’umanità di situazioni e personaggi Mito.

E ancora l’intervista a Oronzo Canà-Lino Banfi ne “L’allenatore nel pallone”, con anni di anticipo rispetto a quando saresti diventato un simpatico gigante buono delle domeniche televisive leggere alla RAI. Senza dimenticarsi l’annuncio, nel monitor alle spalle di Paolo Valenti a <90° Minuto>, degli arresti in diretta negli stadi in occasione del Calcioscommesse 1980.

Poi… Come scindere i trionfi dei fratelli Abbagnale nel canottaggio da Giampiero Galeazzi? La tua ugola martoriata per ogni grande vittoria, soprattutto olimpica, nelle telecronache rimaste nella storia. Non solo i fratelloni e Peppiniello Di Capua, ma pure il K1 con Antonio Rossi (insieme a Bonomi nel K2), le imprese dell’eterna Josefa Idem. Specialità di resistenza, fatica, che tu caro Giampiero conoscevi bene. E sapevi farci appassionare ai sacrifici dei nostri azzurri, consegnando alla storia dei frammenti audio-video grondanti di italianità.

Il tennis, non lo dimentichiamo di certo! Ne hai viste, chissà quante, nei tuoi innumerevoli viaggi per il mondo in cui – inconsapevolmente – portavi dietro anche noi. Ci sarebbero altri mille e più ricordi da tirare fuori dal baule, però forse farebbe troppo male. Senza te, Giampiero, la canzone della nostra spensieratezza è ai titoli di coda. Ma in lontananza, sentiremo ancora la tua voce inconfondibile per tanto, tanto tempo.