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Le 7 Marce, GP Messico – Bottas-Hamilton, Portogallo 1990 2.0. E Verstappen ringrazia

Abdul Razak Latif / Shutterstock.com

Gran Premio del Messico, 18/a tappa del Mondiale di Formula 1 2021. Analizziamo quanto accaduto sul circuito “Hermanos Rodríguez” di Città del Messico con la nostra monoposto fornita di un cambio vintage ma potente a 7 marce.

Viaggia in 7/a marcia, Max Verstappen – Quando hai una sola possibilità per ribaltare a tuo favore una situazione che si è fatta complicata e quella possibilità la sfrutti pienamente, vuol dire che sei sul pezzo e puoi davvero metterti in bacheca qualcosa di difficilmente pensabile a inizio stagione. Verstappen sfrutta il regalo di Bottas in partenza, si piazza al primo posto e non molla più (se non brevemente dopo la sosta) il primato della gara. Rafforzando il primato che più conta, portandosi a +19 su Hamilton. Ora solo un errore non deve fare l’olandese: pensare che l’inglese della Mercedes si sia già arreso. Se non lo commetterà, allora l’iride si avvicinerà sempre di più.

Viaggia in 6/a marcia, Sergio Pérez – In casa sua, spinto da quasi 300000 persone, il messicano della Red Bull sfoggia una grande gara. Da numero 2, certo. Ma con grandissima dignità. Pérez marca Hamilton fin dall’inizio, costringendo l’inglese ad adottare una tattica più atta a conservare il secondo posto che aggressiva per cercare il primo. E il messicano ci prova fino all’ultima curva, non riuscendoci ma conquistando ancor di più il cuore (semmai ce ne fosse stato ancora bisogno) dei tifosi messicani.

Viaggia in 5/a marcia, la Ferrari – Obiettivo raggiunto. Il quinto posto di Leclerc e il sesto di Sainz permettono alla Rossa di scavalcare la McLaren al terzo posto del Mondiale costruttori. Ora, dopo quasi tutto un Mondiale a inseguire, occorre rimanere concentrati e difendere questa posizione. Significherebbe il primo passo verso il ritorno ai vertici.

Viaggia in 4/a marcia, Pierre Gasly – Il francese ottiene dalla sua AlphaTauri il massimo risultato possibile in questo fine settimana. Vale a dire, un quarto posto che arriva senza neanche troppi patemi d’animo. E che vale l’aggancio alla Alpine al quinto posto in un Mondiale costruttori che sta diventando davvero avvincente in questo finale. Non come quello piloti, però ha il suo perché.

Viaggia in 3/a marcia, la McLaren – 17 punti persi nei confronti della Ferrari in questo Gran Premio e sorpasso nel Mondiale costruttori. Un evento che però non era assolutamente inaspettato, considerata la tendenza delle ultime gare che hanno visto la Ferrari globalmente superiore alla vettura di Woking. Difficile pensare a una contro-inversione in queste ultime 4 gare iridate, ma la scuderia color Papaya non alzerà bandiera bianca così facilmente.

Viaggia in 2/a marcia, Valtteri Bottas – Dopo aver conquistato una magnifica pole position al sabato, alla domenica rovina tutto con una partenza da horror. Chiude a destra il compagno di squadra Lewis Hamilton, lasciando un’autostrada a Max Verstappen che non si fa pregare. Un errore grave, molto grave. Talmente grave che inevitabilmente scatena una ridda di retropensieri. Ma vuoi vedere che Bottas, destinato a lasciare Mercedes per la Sauber, abbia fatto come Mansell con Prost nel GP di Portogallo 1990? Quando il baffuto inglese al volante della Ferrari danneggiò il suo compagno di squadra francese, dando via libera a Senna? Sta di fatto che lo 0 del finlandese è pesante anche dal punto di vista del Mondiale Costruttori, dato che la Mercedes ora ha 1 sola lunghezza di vantaggio. Vero, figlia del giro veloce di Bottas che ha tolto il punto addizionale a Verstappen. Ma si tratta di una magra consolazione.

Viaggia in 1/a marcia, Lewis Hamilton – Ennesimo secondo posto dopo Austin, ennesimo sguardo spento. L’inglese della Mercedes ha capito con questa gara di essere veramente da solo, dato che Bottas non può (o non vuole?) aiutarlo, mentre Pérez si farebbe in quattro per Verstappen. I punti di svantaggio cominciano a essere significativi (19), la tendenza è tutta a favore dell’olandese. Ma non si è Lewis Hamilton per caso. Quindi, guai a darlo già per sconfitto.