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“Dirigenti fedeli al governo, partite truccate, arbitri controllati: ecco la realtà della Federcalcio bielorussa”

“The Report on Violations of FIFA and UEFA Regulations Committed by the Belarus Football Federation”. Si intitola così il documento pubblicato alla fine di settembre dagli esperti della Belarusian Sports Solidarity Foundation (BSSF), l’associazione che in questi mesi ha avuto un ruolo rilevante nella tutela degli atleti bielorussi messi nel mirino dal presidente Lukashenko per le loro idee. Un report in cui vengono sollevati tanti dubbi sulla trasparenza e la legittimità del sistema calcistico bielorusso, diventato a sua volta strumento politico di un governo dai tratti autoritari e dittatoriali.

I primi punti della denuncia della BSSF si concentrano sulla scarsa limpidezza della Fedecalcio bielorussia, in particolar modo per i suoi evidenti, stretti legami con il governo e per una dirigenza di fatto formata dall’alto, in aperta violazione dei principi fondamentali di FIFA e UEFA. Di fatto, come viene spiegato, le elezioni dei presidenti delle varie federazioni sportive in Bielorussia esistono solo sulla carta: le scelte dei dirigenti passano dal benestare del Presidente del Paese, sulla base del principio di lealtà alle autorità, e si concludono con conferenze che formalizzano decisioni di fatto già prese. La Federcalcio bielorussa non fa eccezioni, tanto che già in passato due casi di presidenti licenziati direttamente da Lukashenko (Yevgeny Shuntov nel 1999 e Grigory Fedorov nel 2003, quest’ultimo sostituito dall’allora Segretario del Consiglio di Sicurezza Gennady Nevyglas) avevano portato l’UEFA a intervenire con sanzioni. Oggi il Presidente della Federcalcio è Vladimir Bazanov, ex militare che ha partecipato alla guerra in Afghanistan e parlamentare, mentre il vice è Mikhail Botnikov, attualmente presidente anche della Federazione di Beach Soccer ed ex ufficiale del Servizio di Sicurezza del Presidente.

Tutte le decisioni chiave, però, spettano di fatto al Ministro dello Sport Sergey Kovalchuk, anche lui proveniente dal Servizio di Sicurezza del Presidente: nel 2021, per esempio, è stato lui ad approvare in prima persona il Regolamento della Belarusian Premier League, ma ha avuto voce decisiva anche su altre scelte riguardanti il calcio, come la continuazione del campionato anche in piena pandemia, i divieti per le società di svolgere ritiri all’estero, l’ingaggio e l’esonero del ct della Nazionale. Kovalchuk, oltre ad aver partecipato a una biciclettata in solidarietà di Lukashenko, aveva persino minacciato le squadre di privarle dei fondi di Stato se i giocatori non avessero firmato una lettera di sostegno al governo. Insomma, chiari segnali di come il potere centrale sia fortemente radicato nelle strutture della Federcalcio, in aperta violazione del principio di autonomia dello sport dalle attività politiche.

In Bielorussia, però, emergono evidenti problemi anche in materia di corruzione e compravendita delle partite, in cui il governo, ancora una volta, gode di una voce in capitolo decisiva. Di fatto, si sottolinea ancora nel report, lo Stato controlla il processo di designazione arbitrale, eliminando qualsiasi traccia dell’indipendenza della Federazione degli arbitri.

Il sistema è chiaro: la lista delle designazioni e delle scelte arbitrali, redatta da un’apposita commissione, sono sempre approvate dal Presidente della Federcalcio bielorussa. E se la designazione non è gradita, il presidente della Federcalcio può indicare in quale partita andrebbe assegnato l’arbitro. Un documento riporta di un episodio simile già nel 2019, alla nona giornata, per la partita tra Dynamo Brest e FC Neman, con Yevgeny Naumov designato come direttore di gara. Bazanov aveva approvato inizialmente la scelta, salvo poi ricevere un messaggio direttamente da Alexander Zaitsev, presidente della Dynamo Brest, uomo storicamente vicino alla famiglia di Lukashenko e uomo d’affari sulla lista delle sanzioni di Unione Europea e Stati Uniti, con scritto: “Naumov – no, Lobatsevich – sì”. Bazanov, a quel punto, cambiò designazione, seguendo l’indicazione ricevuta.

Ma i casi sospetti sono numerosi. Alla fine del 2020, per esempio, Alexey Kulbakov ha arbitrato tutte le ultime quattro gare della Dynamo Brest. Così come è ben noto il sostegno offerto dai dirigenti bielorussi in questi anni alla Dinamo Minsk, la squadra che Lukashenko ha apertamente detto di sostenere lo scorso 3 settembre, affermando che la squadra “sarebbe dovuta diventare campione”. Ogni lunedì, al termine del turno di campionato, nella Federcalcio si terrebbe addirittura un incontro con la partecipazione anche di Bazanov per discutere delle decisioni arbitrali nelle gare della Dinamo Minsk e adottare possibili punizioni da assegnare agli arbitri che commettono errori. Un trattamento del tutto opposto a quello riservato al BATE Borisov: per tutto il campionato 2020 lo slogan è stato “il BATE non deve diventare campione”, come spesso è stato sentito ripetere dallo stesso presidente della Federcalcio Bazanov.

Ma tra gli arbitri, c’è anche chi è ritenuto avere contatti diretti con la Federcalcio. Andrey Vasilevich e Sergey Stetsurin sarebbero a oggi uomini fedeli della dirigenza del calcio bielorusso: pagati con almeno 200 dollari e più ogni mese per svolgere delle lezioni rivolte agli allenatori mai avvenute, designati più di tutti (Stetsurin, nella stagione 2020, non ha arbitrato soltanto due gare in campionato, firmando un record storico di designazioni) e per le gare più importanti, impuniti in caso di errori anche piuttosto atipici per arbitri di tale livello, scelti appositamente per determinate partite (per non far salire di categoria il Krumkachi, Vasilevich e Stetsurin sono stati scelti per le gare di andata e ritorno dei playoff). La Federcalcio bielorussa, per ringraziare Stetsurin per la sua lealtà, lo ha addirittura inviato per gare a livello internazionale, pur non rispettando alcuni requisiti fondamentali per essere arbitri UEFA, come la capacità di parlare inglese. Con risultati anche piuttosto imbarazzanti per la reputazione complessiva degli arbitri bielorussi, come raccontato da un testimone nel report:

“Per la gara di Conference League tra KuPS (Finlandia) e Vorskla (Ucraina) del 22 luglio 2021, Stetsurin era stato scelto come quarto uomo in una squadra di arbitri bielorussi, guidati dal direttore di gara Dmitry Dmitriev. Ma come avrebbe fatto senza parlare inglese? Nel 2020 la Federcalcio bielorussa lo aveva inviato per arbitrare gare europee, ma si era rifiutato sapendo della propria scarsa conoscenza dell’inglese. Ma quest’anno, Stetsurin ha deciso di accettare. Il risultato è stato disastroso. L’intera squadra arbitrale ha provato ad aiutarlo, ma quando l’Ispettore arbitrale si è rivolto direttamente a Stetsurin, quest’ultimo ha riso in risposta e ha guardato i suoi colleghi. Ma un viaggio per una gara internazionale è pur sempre un bonus per la sua fedeltà. Il quarto uomo è pagato attorno ai 1500 euro, con alloggio in hotel a cinque stelle e volo in business class”. 

Ma ci sono stati anche arbitri che, al contrario, hanno espresso delle posizioni politiche contrarie a quelle del governo di Lukashenko. E, in cambio, si sono trovati a dover fare i conti con una pressione senza precedenti, venendo bloccati ripetutamente nello svolgimento della propria attività. Era già accaduto dopo le prime proteste successive alle elezioni presidenziali nel 2020, quando 134 arbitri bielorussi firmarono una lettera che condannava le azioni delle autorità contro i cittadini in protesta. L’assistente arbitrale Vitaly Malyutin era stato il promotore del documento, ma al primo errore commesso sul campo, nella gara tra Rukh e FC Torpedo-BelAZ, il presidente della Federcalcio Bazanov ne ha approfittato per farlo scendere di categoria.

Anche il responsabile del Dipartimento Arbitrale Andrei Chepa si era visto richiedere dai dirigenti bielorussi di rivedere la sua posizione. Ma al suo rifiuto, la Federcalcio lo ha rimosso, nonostante fosse fresco di rinnovo di cinque anni e non ci fossero state lamentele sul suo lavoro. E, di fatto, Chepa è stato allontanato definitivamente da ogni possibilità di rientrare nel mondo dello sport. Una pressione subita anche da altri arbitri che si sono rifiutati di indossare in campo la bottoniera rossa e verde durante le partite, in protesta con il governo. In un modo o nell’altro, sono stati tutti puniti: niente designazioni per diversi turni o per gare di basso livello, sospensioni dall’attività, richiami. Una conferma ulteriore del controllo totale che lo Stato centrale e la presidenza di Lukashenko esercita sul mondo del calcio bielorusso.