Home » L’avvocato (che non serviva) in difesa di Daniele Orsato

L’avvocato (che non serviva) in difesa di Daniele Orsato

Le polemiche di Juventus 1-0 Roma andranno avanti fino al prossimo presunto errore arbitrale in qualche altro big match. Presunto perché il fischio di Daniele Orsato, che ha sancito il rigore sbagliato poi da Veretout, non è propriamente tale. Ciononostante il tifoso medio, l’opinionista medio, anche senza conoscere le regole del calcio in maniera approfondita, urlano allo scandalo, quando forse dovrebbero prima studiarsi bene il regolamento.

Se la Serie A avesse giocatori e appassionati che abbiano già avuto un’esperienza arbitrale in vita loro, non ci sarebbe l’esigenza di fare da avvocato a Orsato. Se tutti sapessero cosa passa nella testa di un giudice di gara in campo, dai giovanissimi provinciali al professionismo, non ci sarebbe bisogno di difendere la decisione presa in Juventus-Roma.

ANALISI DELL’AZIONE

Per chi ignora le regole dettagliate del calcio, ma vuole imparare qualcosa di nuovo, analizziamo l’azione. Henrikh Mkhitaryan, dopo aver ricevuto palla, ha subito un fallo in area da parte di Wojciech Szczęsny. In sequenza la sfera è andata a sbattere sulla mano del calciatore della Roma e poi sulla testa di Locatelli, ultimo difendente della Juventus, che in questo modo avrebbe sanato in ogni caso la posizione di Abraham, autore di un gol poi non validato. Szczęsny teneva comunque in gioco il britannico.

Appena dopo il contatto falloso tra il portiere della Juventus e l’esterno della Roma, l’arbitro ha fischiato il rigore senza pensarci due volte, interrompendo di fatto il gioco. Orsato per molti avrebbe negato una rete regolare ai giallorossi. Senza dubbio è stato precipitoso ad accordare il penalty senza lasciare proseguire un’azione molto promettente. Questo comportamento è però tipico di tutti gli arbitri, perché meno tempo passa tra fallo e fischio e meno probabilità ci sono di incorrere in proteste.

STRALCI DI REGOLAMENTO…

Tuttavia, come già abbiamo visto, il tocco di mani di Mkhitaryan avrebbe invalidato comunque il gol di Abraham, perché interferisce direttamente nell’azione. Il regolamento recita “È un’infrazione (‘fallo di mano’) se un calciatore […] segna nella porta avversaria direttamente con le proprie mani / braccia, anche se in modo accidentale, compreso il portiere, o immediatamente dopo che il pallone ha toccato le sue mani / braccia, anche se in modo accidentale“.

Si sarebbe quindi andati di nuovo dagli undici metri, distanza quasi sempre favorevole allo specialista Veretout, unica persona contestabile da parte della tifoseria romanista. Non è stato Daniele Orsato a condannare la Roma, ma il centrocampista francese, ipnotizzato dal portiere avversario.

Quando si parla però di arbitri, soprattutto in binomio con le partite della Juventus, sembra esistano due pesi e due misure. Nessuno ha criticato duramente Veretout come fatto con Orsato, preso di mira anche per una frase detta a Cristante nel tunnel degli spogliatoi: “Il vantaggio sul rigore non si dà mai. E se non fischio? Poi dai la colpa a me perché ha sbagliato il calcio di rigore“. Questa forse è l’unica vera sbavatura riguardante quell’azione per Orsato, che per placare le proteste ha esordito in questo modo. Il vantaggio (pagina 93 del regolamento) in verità va a discrezione di ogni arbitro.

LA COLPA È DELLA ROMA, NON DI ORSATO

Criticare Orsato rende la sconfitta meno amara. La gara opaca della Roma non dipende da quel vantaggio non concesso, che non avrebbe comunque portato al pareggio. La vera colpa, per esempio, è da ricercare nel possesso sterile nella trequarti della squadra di José Mourinho. La prossima volta bisognerebbe esigere una maggior precisione da parte di Veretout, magari.