Estero

A Lugano, il Crus ha preso in mano la squadra

Dal nostro inviato a Lugano (CH)

Premessa: è presto per dare giudizi, naturalmente. Una prima riga la metteremo a Natale, alla sosta invernale del campionato. Gli allenatori si giudicano sul medio/lungo periodo, e non dopo qualche partita. Sicuramente, però, è oggettivo che il Lugano di Croci Torti abbia giocato sinora cinque gare tra campionato e Coppa, vincendone tre e pareggiandone due (una col Basilea capolista e un’altra, col GCZ, subendo la rete del pareggio al 90′, e sbagliando un rigore nel recupero).

Sono numeri migliori di quelli di Braga, anche se nessuno si sogna di paragonare il momò al brasiliano. Di sicuro, però, c’è quel venticello positivo che fa bene all’ambiente, che aveva bisogno di calma per crescere e lavorare, dopo un’estate travagliata. Blaser fa finta di non capire molto di calcio, e noi gli crediamo: però sta dimostrando di essere un dirigente con una certa capacità nel creare validi team di lavoro. Può sembrare un episodio da poco: però vedere Da Silva e Padalino (e l’addetto stampa Trabattoni) in maglietta e scarpini a giocare in settimana con la prima squadra è un segnale di un certo tipo. Se poi arrivano i risultati, ti rendi conto che un certo modo di lavorare sta dando i suoi frutti.

Battere Lucerna in trasferta e Losanna in casa (cioè le ultime due in classifica, ancora a secco di vittorie in stagione) non è certamente un’impresa memorabile. Però era importante farlo: per i punti, e anche per marcare il territorio rispetto al fondo classifica, perché l’obiettivo stagionale dichiarato è mantenere la categoria. Vincere in Svizzera centrale non è mai facile e, in quanto al Losanna, il Crus, venerdì in conferenza stampa, ricordava la bambola presa lo scorso anno sulle rive del Lemano come la sconfitta più netta dell’era Jacobacci, sul piano del gioco e non solo.

I bianconeri, ieri sera, hanno fatto bene, assumendosi anche dei rischi, contro una squadra veloce nelle ripartenze, con pecche dovute più che altro agli errori individuali, davanti e dietro, più che a problemi di ordine tattico. Senza questi errori, magari ci troveremmo a commentare un altro risultato, chissà: però è oggettivo che i sottocenerini abbiano fatto di tutto per portarla a casa, calciando 22 volte verso la porta avversaria, rischiando qualcosa anche, ma con la consapevolezza che, prima o poi, la palla sarebbe entrata.

E la coppia Croci Torti/Ortelli? Il duo ticinese è partito con un’inedita difesa a 4, perché non aveva senso, contro un Losanna che schierava all’inizio una sola punta di ruolo, disporsi con 3 centrali. In compenso, ha schierato due attaccanti più Bottani per cercare di far male agli avversari. Non ha avuto fortuna nella prima frazione (il palo interno colpito dal Figlio della città è stato clamoroso), ma la strada è stata quella giusta. Poi, nella ripresa, a un certo punto, il Crus ha buttato nella mischia Amoura. Segnatevi questo nome, seguitelo nella sua crescita: vi diciamo solo quello.

L’algerino, in 20 minuti, prima è andato vicino a conquistarsi un rigore, poi l’ha trovato e, infine, ha messo i tre punti in cassaforte finalizzando un contropiede nel recupero. In mezzo, tanta sostanza, un po’ d’inesperienza e una voglia incredibile, che gli ha fatto, per esempio, rincorrere un giocatore ospite sulla fascia dalla metà campo avversaria sino al limite dei propri 16 metri, dopo aver perso palla in un contrasto.

A fine partita, Croci Torti ci ha detto che si sta inserendo con calma, compatibilmente con i problemi di lingua (parla solo arabo, lingua che mancava sinora nello spogliatoio a Cornaredo) e le differenze tattiche tra la sua realtà calcistica di provenienza e quella europea. Però, i piedi buoni si vedono, e anche la voglia di emergere.

Di sicuro, era un giocatore molto ambito anche da altri, che non sarebbe mai arrivato nell’era Renzetti (anche se il Pres ne avrebbe colto le potenzialità, il problema era di tipo economico), e che sta dimostrando comunque di avere capito lo spirito del gruppo sottocenerino.

Insomma, la speranza è che i tanti che ieri hanno preferito il divano, vista la diretta RSI in chiaro, decidano di tornare allo stadio: una media di 1.000 spettatori in meno rispetto all’era pre Covid fa male, francamente. Questa è invece una squadra che va sostenuta e, tra l’altro, che diverte: peccato perdersela dal vivo.

Il Crus sta anche gestendo, in maniera egregia, la vicenda Lungoyi. L’attaccante di provenienza ginevrina in settimana ha avuto un problema durante un allenamento, ed è stato allontanato dal campo. Il tecnico ieri, in conferenza stampa, è tornato sull’argomento, rispondendo a una domanda di Patrick Della Valle di Teleticino, ovviamente ridimensionando la vicenda (“Non esiste una caso Lungoyi”), ma facendo chiaramente capire due cose: che il giocatore ha fatto qualcosa che non andava, e che a causa di questo sono stati presi provvedimenti.

Non solo: la mimica facciale di Daprelà, presente con lui in sala stampa, e uno dei senatori dello spogliatoio, ha fatto chiaramente intendere che il resto del gruppo si è schierato con l’allenatore. Per il giovane attaccante (21 anni), di proprietà della Juventus, una possibilità di crescita e di maturazione. Per Croci Torti, invece, il passaggio definitivo da vice allenatore a prima guida, atto che non basta un contratto a sancire, ma che passa attraverso l’investitura da parte del gruppo.

In definitiva, come scrivevamo all’inizio, è presto per dire se la scommessa dei plenipotenziari di Joe Mansueto sia stata vinta o meno. Sicuramente, i primi risultati dicono che aver puntato, in prima battuta, sulle risorse interne sta funzionando, rispetto alla gestione del gruppo. Staff e giocatori sono stati responsabilizzati, e stanno rispondendo, per ora, alla grande.

Certo, verranno magari i momenti difficili, e si vedrà come verranno gestiti. Per ora, Blaser e Da Silva stanno in disparte, senza prendersi meriti; e anche il Crus, a onor del vero, tende a complimentarsi con la squadra, più che parlare del proprio lavoro. E si sa, l’umiltà è una dote, e non un difetto. Ora la partita si gioca anche fuori dal campo, con il referendum del 28 novembre sul Polo sportivo e degli Eventi. La campagna elettorale sta entrando nel vivo, e determinerà la sopravvivenza anche del progetto FC Lugano. Nelle prossime settimane, di sicuro, ci sarà la possibilità di approfondire il tema.