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La vendita del Newcastle ai sauditi non è ancora tramontata. E a gennaio può arrivare la svolta

È passato ormai un anno e mezzo dall’annuncio da parte della cordata saudita guidata dal Public Investment Fund (e, indirettamente, dal principe ereditario dell’Arabia Saudita, Mohammed bin Salman) del ritiro dalla trattativa per l’acquisto del Newcastle United. Quella che si stava trasformando in una delle cessioni più costose della storia del calcio, per un totale di 300 milioni di euro da versare nelle casse della società dell’attuale proprietario Mike Ashley, è naufragata nell’arco di pochi mesi, dopo che la Premier League si era messa di traverso, rifiutando di concedere il nulla osta ai nuovi, potenziali proprietari. Come raccontammo in maniera più approfondita, l’affare saltò di fatto a causa di questioni legate ai diritti televisivi: la tv qatariota BeIn Sports, che detiene i diritti televisivi della Premier League in Medio Oriente (Arabia Saudita compresa), si era opposta con forza all’acquisto dei bianconeri soprattutto a causa del presunto collegamento tra il governo saudita e il servizio pirata online BeoutQ, una piattaforma che da tempo permette un accesso illegale a diversi eventi sportivi, comprese le partite di Premier League, Wimbledon, Sei Nazioni.

Nonostante gli annunci ufficiali, però, le pressioni sulla Premier League e, addirittura, sul governo inglese non si sono mai abbassate in questi mesi. L’ingresso nel mondo dello sport e, più in particolare, in quello del calcio rimane parte dell’ambizioso progetto del Vision2030, con cui il governo di Mohammed bin Salman punta a diversificare l’economia saudita e ridurne la dipendenza dal petrolio. Insomma, una questione politica (e anche geopolitica) di fondamentale importanza, in grado di andare ben oltre a interessi puramente sportivi.

Al momento, infatti, è ancora in corso una causa che vede contrapposti da una parte gli interessi dell’attuale proprietario del Newcastle Mike Ashley, che richiede un riconoscimento dei danni per la mancata cessione del suo club, e dall’altra quelli della Premier League. Come riportato dal The Guardian, però, proprio in queste ore sarebbero emerse le prime date per l’avvio, in forma privata, dei procedimenti di arbitrato per risolvere la questione: si dovrebbe cominciare il 3 gennaio 2022 e dovrebbero durare circa una settimana.

La posizione del Newcastle è stata espressa con chiarezza dal rappresentante della St James’ Holdings (di proprietà di Mike Ashley, appunto), Daniel Jowell, secondo cui la mancata cessione del club nel 2020 potrebbe costare “centinaia di milioni” di sterline di investimenti mancati. L’avvocato, senza utilizzare mezzi termini, ha anche accusato i principali club della Premier League di aver fatto pressione sulla Premier League al fine di bloccare un affare che avrebbe reso “il Newcastle straordinariamente ricco”, oltre ad aver sottolineato il ruolo nella vicenda della beIN Sports, a causa della nota rivalità regionale del Qatar con l’Arabia Saudita e, in maniera più specifica, delle accuse di pirateria contro il governo saudita. Senza dimenticare le presunte minacce che la Premier League avrebbe rivolto al Newcastle nel pieno delle trattative, ventilando una possibile esclusione del club bianconero dalle massime competizioni del calcio inglese.

Il punto su cui si giocherà la partita di gennaio è estremamente delicato. L’arbitrato dovrà definire chi sarebbe, nei fatti, il reale proprietario del Newcastle in caso di cessione della società, basando la propria valutazione sull’esistenza di una fattuale separazione o meno tra il governo saudita e la cordata che punta ad acquistare i Magpies, formata dal Public Investment Fund, la donna d’affari Amanda Staveley e il gruppo miliardario Reuben Brothers. Sarà necessario provare, insomma, che il Regno dell’Arabia Saudita e il controverso Mohammed bin Salman non sarebbero coinvolti, almeno sul piano legale, come futuri amministratori del club.

È evidente a tutti la difficoltà di riuscire a capire nei fatti fino a che punto e, soprattutto, se il governo saudita e il Public Investment Fund, che costituisce il fondo sovrano dell’Arabia Saudita, siano realmente separati, due realtà a sé stanti, eppure la questione è determinante. Provare che il Regno dell’Arabia Saudita non ha niente a che fare con la cordata in trattativa per l’acquisto del Newcastle significherebbe escludere il governo saudita e Mohammed bin Salman, noto a livello internazionale soprattutto per il suo controverso ruolo nell’omicidio del giornalista dissidente Jamal Khashoggi nel 2018, dal test di valutazione e di adeguatezza che la Premier League prevede per tutti i proprietari e presidenti dei club di calcio in Inghilterra.

Insomma, riconoscere tale divisione porterebbe all’eliminazione di quello che a oggi è il principale ostacolo alla riuscita positiva della trattativa, visto che la Premier League aveva finora puntato il dito proprio contro il governo saudita. A quel punto il Newcastle, come confermato anche dal rappresentante della Premier League Adam Lewis, potrebbe ricevere il via libera per il passaggio nelle mani dei nuovi proprietari sauditi, senza ulteriori indagini sui personaggi più controversi di questa vicenda.

L’approvazione sul piano giudiziario, però, potrebbe non mettere affatto la parola fine alla questione. Ne è convinto proprio Daniel Jowell, che teme ripensamenti all’interno della cordata nel voler concludere l’affare o quantomeno possibili, nuovi negoziati con termini più svantaggiosi per il Newcastle e gli attuali proprietari. Con il rischio di far arenare, ancora una volta, questa lunga ed estenuante trattativa.