Primo Piano

Sébastien Thill, il matador del Real che sognava la Champions

“…e così quel giorno il piccolo Sheriff vinse in casa del Real Madrid, leggendario vincitore di tredici Coppe dei Campioni. Grazie a un gol di vostro nonno. Sì, proprio io. Fui io a realizzare il gol-vittoria”. Chissà se Sébastien Thill, matador lussemburghese in terra spagnola, avrà modo di raccontare questa storia ai suoi nipotini. Perché quello che è successo ieri al Santiago Bernabeu, uno dei templi del calcio, va ogni oltre immaginazione. Lo Sheriff “ha arrestato il Real” ed è primo a punteggio pieno nel suo girone. All’esordio in Champions League.

Fino a ieri erano probabilmente pochi quelli che conoscevano il centrocampista Sébastien Thill. Figlio e fratello d’arte: suo padre Serge si è ritirato nel 2007, i suoi fratelli più giovani giocano in Ucraina, nel Vorskla. Una carriera onesta, senza squilli. Una decina di anni in patria, con le maglie di Petange e Progrés Niedecorn. Qualche presenza in Nazionale, sì, ma nemmeno troppe. Poi la decisione di lasciare il Lussemburgo e andare a giocare in Russia. Per lui si apre un nuovo capitolo. Non gioca molto, solo sette partite, ma la svolta arriva quest’anno. Lo Sheriff Tiraspol lo prende in prestito e gli dà fiducia. Per lui è la grande occasione di partecipare al turno eliminatorio della Champions League.

Chissà quante volte, da bambino, Sébastien aveva sognato una serata come questa. Imponderabile, inimmaginabile, ma ora diventata prepotentemente irreale realtà. Perché ieri, all’improvviso, il sognatore si è svegliato e ha capito che era tutto vero. Il Bernabeu, la Champions, il tiro di controbalzo, la palla che si infila all’incrocio dei pali. E i compagni che lo sommergono. È tutto vero, il piccolo Sébastien si è fatto uomo e ha avverato il suo sogno.

Poi c’è quel marchio sulla pelle. Thill, con la maglia numero 31 sulle spalle, e la nuvoletta che immagina la coppa dalle grande orecchie. Adesso quel tatuaggio sul polpaccio sinistro sembra più una premonizione che una speranza. Chissà, magari dopo aver raccontato la sua storia ai nipotini, l’anziano Sébastien alzerà la gamba del pantalone e dirà: “Sì, ce l’ho fatta. Ho realizzato il mio sogno”.