In mezzo al botta e risposta tra UEFA e FIFA sulla questione Coppa del Mondo ogni due anni, Arsène Wenger ha fatto delle dichiarazioni scollegate al discorso, ma molto interessanti e sensate. Sicuramente più sensate della proposta di riempire ancora di più un calendario asfissiante per gli atleti, che sono sicuramente pagati molto, ma non devono essere considerati degli schiavi.
Anzi, l’ex allenatore, oggi direttore dello sviluppo del calcio per la FIFA, si è schierato a favore delle squadre e dei giocatori, oltre che dei tifosi, stanchi delle frequenti pause nazionali. I turni infrasettimanali di campionato, i viaggi continui e le interruzioni continue qua e là durante la stagione non fanno bene a questo sport, secondo Wenger e secondo molti amanti del calcio.
“L’attuale calendario non è sostenibile. A settembre c’è già una prima pausa, a ottobre la seconda, a novembre la terza e a marzo la quarta finestra. A giugno l’ultima finestra e a luglio inizia la nuova stagione. Tutto questo è troppo.” queste sono state le parole del francese riportate da Marca.
Ha detto un’ovvietà che già sapevamo. Non è una novità. Ma la seconda parte delle sue dichiarazioni fanno quasi sperare in un nuovo calcio senza pause nazionali continue che rovinano la forma dei calciatori, il fantacalcio e la domenica, o meglio il weekend, anzi il venerdì-sabato-domenica-lunedì di Serie A:
“La soluzione è raggruppare le fasi di qualificazione alle competizioni internazionali per evitare viaggi e spostamenti continui. Agosto e settembre sarebbero per i club, ottobre per le nazionali. Da novembre, invece, dovrebbe ripartire di nuovo la stagione per i club. Tutto deve essere riorganizzato, ci sarebbero benefici per tutti”.
Queste frasi, dette a inizio settembre, negli ultimi giorni hanno assunto un significato più importante. Infatti la FIFA ha invitato le federazioni a partecipare il 30 settembre a un incontro virtuale per stabilire un dialogo su un’eventuale riforma del calendario internazionale nei prossimi mesi. La massima organizzazione calcistica vorrebbe ascoltare l’opinione di presidenti e presidentesse, allenatrici e allenatori, calciatori e calciatrici e perfino tifose e tifosi.
Vista l’ultima categoria, è bene che tutti sappiamo riflettere a riguardo, avere una visione più completa della situazione, aldilà della singola opinione. Non importa essere favorevoli o contrari, ma è vitale sapere a cosa ci potrebbe aspettare nel prossimo futuro. Si deve usare il condizionale, perché al momento si possono solo formulare teorie verosimili e non avremo certezze fino almeno al 2023, dopo la fine della Coppa del Mondo femminile in Australia e Nuova Zelanda.
Dopo questo grande torneo internazionale, il calcio potrebbe cambiare con stagioni che comincerebbero a novembre e terminerebbero ad agosto, lasciando poi spazio alle ferie dei giocatori a settembre e a un’unica lunga pausa nazionali a ottobre. Questo quantomeno in Europa, perché negli altri Continenti le stagioni, sia calcistiche sia astrologiche, sono diverse. E qui non si parla solo di una riforma UEFA, ma FIFA che comprende CONMEBOL, CAF, CONCACAF, AFC e OFC.
Per esempio in Brasile, nazione sudamericana, l’estate va da dicembre a marzo, mesi durante i quali i giocatori vanno in ferie e disputano i campionati statali. Invece ottobre, mese proposto da Wenger perché le nazionali giochino, è un periodo delicato per i club brasiliani e in generale sudamericani, concentrati sulle fasi finali dei vari campionati e della Copa Libertadores.
Il primo scoglio di quest’idea è quindi quello di far combaciare i calendari di ogni parte del mondo. Nel caso delle nazionali europee, almeno di quelle più rinomate, non ci sono atleti che giocano in Asia, nelle Americhe o in Africa. Invece negli altri Continenti la presenza di questi calciatori è abbastanza importante.
Restando in tema Brasile, Neymar gioca in Europa, quando Paulinho veniva convocato da Tite invece giocava in Asia e infine ogni tanto atleti “autoctoni” come Cassio o Weverton devono lasciare le proprie squadre per fare da terzi portieri per la Seleção. L’estremo difensore del Palmeiras però ogni tanto esagera, diventando un attaccante dal tiro potente.
O tutti i tornei per club si fermeranno in quel caso oppure le migliori squadre, quelle di conseguenza con più giocatori convocati, verranno penalizzate. E non basterà solo arrivare a un compromesso, chiedendo gentilmente di fermare tutte le competizioni magari nel mezzo del loro svolgimento. Nel 2014 la Coppa del Mondo aveva obbligato la Libertadores a giocare i quarti di finale a maggio, mentre le semifinali a luglio.
Quando ciò succede ogni quattro o due anni può anche non essere così problematico, soprattutto perché la mole di partite in tali tornei non così grande. Ci sono inoltre squadre che vengono eliminate dopo la sola fase a gironi, mentre le finaliste giocano attualmente al massimo 7 incontri. Nel caso delle qualificazioni le partite sono almeno una decina in tutte le parti del globo, senza contare eventuali spareggi.
Qualora questo gomitolo venisse sciolto, la riforma potrebbe prendere piede, favorendo ancora di più l’espansione degli affari della FIFA. Diciamolo pure apertamente, i mondiali ogni due anni sono una strategia per generare più soldi nel calcio. Con la nuova formula si spettacolarizzerebbero pure le qualificazioni ai mondiali (che sono sotto l’egida della FIFA, ricordiamo), sollevando l’interesse anche per i tornei che precedono il grande evento.
Di certo Coppa del Mondo e qualificazioni non hanno lo stesso prestigio, ma dare più importanza a questi ultimi potrebbe essere un compromesso tra sete di denaro e opinione pubblica, contraria al mondiale biennale. Oggi come oggi invece le qualificazioni sono partite poco attraenti, anche quando gli scontri sono tra squadre rivali e di tradizione. Una full immersion di un mese con i campionati fermi potrebbe generare più interesse e di conseguenza un giro di affari più fitto.
Giocare una volta all’anno però andrà a svantaggio dei CT delle nazionali che verranno valutati su un lavoro praticamente “stagionale”, un po’ come i giovani cuochi che ogni estate vanno a lavorare in località turistiche. Per non perdere la mano, questi allenatori potrebbero aprirsi al mondo del doppio ruolo club-nazionale.
Magari durante l’anno Roberto Mancini conquista la promozione in Serie D con la squadra della sua città, la Jesina Calcio, mentre a fine stagione fa 30 punti su 30 per qualificarsi a United 2026. Tuttavia il vero punto di domanda rimane sul contatto diretto di molto limitato con i giocatori della propria nazionale. Guidare una rappresentativa diventerebbe perciò un terno al lotto, perché bisognerà organizzare tutto in poco tempo, senza avere altre opportunità di costruire la squadra gradualmente.
L’idea dunque di Wenger sarebbe una grande soluzione per limitare viaggi e pause continue dei campionati. Così si darebbe anche più valore alle fasi preliminari della Coppa del Mondo. Però dall’altra parte ci sono ancora troppe perplessità, malgrado il pensiero di fondo sia molto stuzzicante.