Primo Piano

Una piccola vittoria nel giorno della sconfitta più grande

Vincere e perdere allo stesso tempo può sembrare un paradosso, eppure la finale dello US Open ha raccontato anche questo. Novak Djokovic era chiamato a vincere per centrare l’impresa del Grande Slam, mentre il suo avversario Daniil Medvedev andava a caccia del primo titolo major. Il triplo 6-4 con il quale il russo ha liquidato il numero uno del mondo è passato quasi in secondo piano davanti ad un Djokovic in lacrime idolatrato dal pubblico di New York.

Capita così che anche il più robot dei tennisti si sciolga in una piano di delusione e commozione: essersi fermato ad una sola vittoria dal Grande Slam è forse la più atroce condanna, ma ha ricevuto finalmente l’approvazione del pubblico. In quasi vent’anni di carriera Djokovic difficilmente ha avuto il tifo a suo favore, soprattutto nelle tante finali giocate contro Nadal e Federer. Lui, pur soffrendo maledettamente, ha sempre usato questo accanimento per caricarsi maggiormente e riemergere dopo ogni battaglia. E più lui si rivolgeva al pubblico in segno di sfida, più veniva “odiato” dalla tifoseria rivale.

Ieri invece l’Artur Ashe Stadium è stato tutto per lui, stracolmo per spingere il serbo verso la storia. Djokovic ha fallito l’appuntamento più importante della carriera, ma di certo l’affetto mostratogli non l’ha lasciato indifferente. Basta vedere l’ultimo cambio di campo: Medvedev andrà a servire per il match, mentre Djokovic è letteralmente in lacrime mettendosi una mano sul cuore per ringraziare tutto lo stadio.

Un paio di minuti ancora e l’agonia serba ha la sua fine: Medvedev chiude i conti con un servizio vincente e si aggiudica lo US Open. Dove arrivino i suoi meriti e i demeriti di Djokovic è presto stabilito: il numero uno del mondo ha accusato tensione e stanchezza, mentre il russo è stato letteralmente ingiocabile. Nonostante questo c’è stato un momento chiave del match: nel secondo set Nole ha mancato cinque palle break, l’ultima delle quali con un punto interrotto per della musica partita dagli spalti. La racchetta distrutta a terra è stato il preludio del successivo passaggio a vuoto: il russo gli strapperà così il servizio aggiudicandosi anche il secondo set.

Djokovic ha trovato in questo US Open due aspetti che raramente ha vissuto in carriera: l’amore e la sconfitta. La lezione di vita imparata ieri, dove ad un certo punto nemmeno il tennis era il protagonista principale, lo ha reso talmente vulnerabile da apparire come un semplice umano. Ma dal prossimo torneo, ne siamo sicuri, tornerà l’alieno che ha macinato record su record in carriera.