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Pallone in Soffitta – Jean-Pierre Adams, il gigante sconfitto

Nella mattina di oggi, a Nîmes, si è spento Jean-Pierre Adams. L’ex calciatore francese, nazionale negli anni Settanta, era in coma dal 1982 in seguito alle complicazioni per un intervento chirurgico al ginocchio. 39 anni dopo, sempre accudito dalla moglie Bernadette, ha perso infine la sua battaglia.

La sconfitta

Jean-Pierre Adams si è arreso, a quella malasorte che ne aveva attanagliato l’esistenza 39 anni fa. L’ex calciatore francese è morto questa mattina nella sua abitazione di Nîmes: la sua storia era celebre ormai in tutto il mondo, purtroppo per motivi molto diversi dai fasti sul campo da gioco a cui aveva abituato gli sportivi. Nel 1982, a carriera agonistica terminata, si infortunò a un ginocchio e fu operato. Il giovane medico anestesista sbagliò la dose da somministrare al paziente, facendo cadere Adams in uno stato comatoso. Da allora un’esistenza trascorsa in un letto con l’assistenza della moglie Bernadette: gli unici doni la possibilità di respirare autonomamente e poter deglutire. Jean-Pierre aveva 73 anni.

Figlio d’Africa

Nato a Dakar in Senegal – stato allora facente parte dell’Africa Nordoccidentale francese – il 10 marzo 1948, Jean-Pierre Adams arrivò a Montargis (Francia) ancora bambino insieme alla nonna, e venne adottato da una famiglia francese. Scoprì il calcio da ragazzino, mentre affiancava lo studio al lavoro in una fabbrica di gomma. Nato attaccante, fu scoperto dal Nîmes che lo fece debuttare in prima squadra nel 1970: la sua ascesa, però come difensore centrale, fu rapidissima. Tanto che già nel ’72 arrivò il debutto nella Nazionale maggiore, vista la superba stagione disputata che vide i biancorossi secondi classificati. L’anno seguente passa al Nizza e nel 1977 al Paris Saint-Germain.

Gigante d’ebano

Un vero gigante d’ebano, che compose insieme a Marius Trésor la famosa “garde noire” della Nazionale. Una coppia sensazionale. Con la casacca dei parigini, Adams si tolse altre soddisfazioni senza vincere però trofei, idem nell’esperienza successiva al Mulhouse. Chiuse con la Francia dopo 22 gettoni di presenza e la carriera nel Chalon, tra i dilettanti, a 33 anni. Subito in Jean-Pierre si manifestò il desiderio di continuare con il pallone, ma in qualità di allenatore giovanile. Nella sua nuova veste, un giorno, si infortunò ai legamenti di un ginocchio. Niente di irreparabile per un atleta non più professionista, ma tale da frenarlo nella sua nuova attività e nel quotidiano. Fu così che decise di operarsi a Lione, in un centro all’avanguardia per l’epoca. 

Il dramma

Era il 17 marzo 1982. Due giovani medico anestesisti – condannati in seguito – commisero un errore fatale, somministrando il farmaco in quantità errata all’ex calciatore. Il quale entrò in uno stato di coma da quel giorno. Le polemiche si sprecarono allora, per le gravi condizioni in cui versava Adams e l’evidente negligenza commessa a livello sanitario. Jean-Pierre, ridotto in uno stato vegetativo a causa delle lesioni cerebrali riportate, dovette così privare della sua presenza la consorte e i due figlioletti Laurent e Frédéric (all’epoca 11 e 4 anni d’età), costretto in un letto da cui poteva esclusivamente respirare in autonomia, deglutire e aprire sporadicamente gli occhi. 

Il lunghissimo addio

La moglie Bernadette (che aveva conosciuto Jean-Pierre nel 1968) non ha mai perduto la speranza, restando sempre accanto a Jean-Pierre nonostante la scienza e la medicina abbiano negato loro qualsiasi miglioramento. Per 39 lunghissimi anni: tanto è durato il calvario dell’ex calciatore originario del Senegal, oggetto di dibattito in patria e all’estero sulla questione dell’eutanasia per un caso senza dubbio doloroso e singolare. Questa mattina, nell’abitazione di Nîmes dove ogni giorno Adams riceveva le cure amorevoli dell’amata, dei figli e del personale sanitario, è sopraggiunta la morte. Che la terra sia lieve, fragile gigante d’ebano.