Come nel celebre film “Jimmy Grimble”, anche Cristiano Ronaldo stava per preferire il Manchester City allo United. “Cosa ci può essere di meglio dello United?” chiedeva nella pellicola un osservatore a quel ragazzino britannico che risponderva: “Il Manchester City”.
Secondo i media che si occupano di calciomercato era fatta per portare CR7 alla corte di Guardiola. Le notizie parlavano in termini scontati, quando è arrivato il colpo di scena deciso dallo stesso fuoriclasse portoghese. Come nel caso di Lionel Messi, ricordando però che era libero da vincoli contrattuali, Cristiano Ronaldo ha deciso da solo (o quasi) la propria destinazione, nonostante l’ultimo anno di contratto con la Juventus.
Una chiamata del suo ex allenatore leggendario Sir Alex Ferguson e il pressing costante dell’amico e compagno di nazionale Bruno Fernandes gli hanno fatto cambiare strada di 8 km, dall’Etihad Campus verso l’Old Trafford. Una nuova rotta sul navigatore ha anche reso vano tutto il lavoro fatto dagli esperti di calciomercato che per ore, se non giorni, sono rimasti dietro ad agenti e soffiate per tutto il tempo. Tanto valeva aspettare comodi sul divano l’ufficialità del Manchester United. Il calciomercato, come del resto il calcio, è imprevedibile.
L’arrivo di Cristiano Ronaldo alla Juventus tre anni fa era stato accolto in modo trionfale, come se a Torino fosse arrivata la Champions League tanto sognata, che in molti pensavano potesse diventare realtà in poco tempo. L’obbiettivo era proprio quello sin dall’inizio, vincere una coppa dalle grandi orecchie. Cris stesso lo ammette, tra le righe, nella sua lettera d’addio: “Alla fine, possiamo guardarci dietro e realizzare che abbiamo fatto grandi cose, non tutto ciò che volevamo, ma comunque abbiamo scritto una bella storia assieme”.
Dettaglio, il video che accompagna la lettera d’addio sui social mostra alla fine un “graZZie Juventus” che ha messo in ridicolo il suo staff di social media manager. Dopo il “ti aspeCto” detto in una famosa pubblicità televisiva, la doppia Z è un altro colpo al cuore per l’Accademia della Crusca. Scherzi a parte, questo è l’emblema di un amore forse mai sbocciato tra Italia e Cristiano Ronaldo. In tre stagioni il calciatore, come anche i suoi collaboratori, ha imparato un italiano molto basilare, quasi come se avesse già deciso dall’inizio che in pochi anni se ne sarebbe andato via.
Gli italiani d’altra parte non lo hanno mai veramente accolto, complice la sua presunta arroganza che contraddistingue qualsiasi grande personaggio, che sia nello sport o in qualsiasi altro campo. Giocare per la Juventus, una delle più grandi squadre del nostro Paese, è un altro aspetto che i rivali non hanno gradito. Tanti tifosi e tanta popolarità corrispondo quasi sempre ad altrettanti detrattori, i quali ora parlano di fallimento totale.
I numeri di Ronaldo però in sé per sé sono molto buoni. In 134 presenze ha messo a segno in tutte le competizioni ben 101 gol e 22 assist, con una media realizzativa di una rete ogni 114 minuti. Sempre facendo citazioni cinematografiche, è stato il giocatore più veloce nella storia juventina a produrre “La carica dei 101”. Per arrivare a tale numero di segnature CR7 ha impiegato appena 3 stagioni, mentre Omar Sivori, Baggio e gli altri grandi cannonieri dalle 4 in su.
Le mere statistiche però non servono poi così tanto alla squadra. Le caterve di gol non possono essere fini a sé stesse, ma devono portare a dei risultati. Cristiano Ronaldo ha trascinato effettivamente i suoi compagni in alcune partite molto delicate e difficili, come nel caso dell’ottavo di finale di Champions League contro l’Atlético Madrid durante il suo primo anno bianconero. Uno scontro che rimarrà per sempre nella storia come lo scontro de “los huevos”, se vogliamo fare a meno del politicamente corretto.
Dopo la vittoria colchonera per 2-0 al Wanda Metropolitano è diventata virale l’immagine di Simeone che metteva le mani sui propri “huevos”, volendo dimostrare supremazia verso la propria tifoseria. Il messaggio che ha passato invece è stato abbastanza negativo, quello dell’ignoranza. Il karma, o meglio Ronaldo lo ha punito al ritorno all’Allianz Stadium con una tripletta notevole.
Tuttavia la grande prestazione ha portato solo a un risultato nel breve periodo, perché nel turno seguente la Juve è stata poi eliminata dall’Ajax quasi finalista di quell’edizione. In quel caso Cristiano Ronaldo era stato l’unico marcatore juventino nel doppio confronto, terminato 3-2 per gli olandesi. Quindi la colpa non può ricadere su di lui per il mancato passaggio alle semifinali.
Una squadra per essere vincente ha bisogno appunto di essere una squadra. Il Real Madrid ha vinto di tutto con Cristiano perché in rosa c’erano anche altri fenomeni come Kroos, Modrić, Benzema. A Torino invece in tre anni non si è visto mai un compagno degno di giocare in coppia con il crack portoghese o un centrocampo giusto per farsi strada in Champions. Non si può pretendere di salire sul tetto d’Europa con l’incostanza di Ramsey e Dybala o con la lenta involuzione di Bentancur.
La Juventus avanti CR7 aveva raggiunto uno status tale da poter essere considerata tra i migliori club del mondo. La Juventus dopo CR7 invece soffre di varie scelte sbagliate, pagando le conseguenze solo adesso.
L’investimento per portarsi l’ex Real a casa forse è una di queste scelte sbagliate. Si parla di 100 milioni di euro inviate alle casse del club di Florentino Pérez, più commissioni varie tra i 12 e i 17, un ammortamento di 29 milioni annui e 55 milioni lordi annui per lo stipendio dell’atleta, che netti diventano 31.
Certamente questo investimento ha portato anche un tornaconto, perché i ricavi dello stadio, degli accordi commerciali e delle sponsorizzazioni sono saliti dl 36%. Nel 2017 i ricavi erano stimati all’incirca sui 273 milioni di euro, mentre 374 milioni nel 2020. Inoltre i tifosi sparsi per il mondo sono aumentati di 160 milioni, secondo uno studio condotto da Nielsen.
Tuttavia non è stato evidentemente abbastanza, poiché le ultime tre stagioni con Cristiano Ronaldo e la pandemia hanno portato la Juventus a un deficit di 464 milioni di euro, ammortizzato grazie a un aumento di capitale. Attualmente il bilancio è di -385 milioni. Ma è davvero tutta colpa di un acquisto, seppur così importante?
Dobbiamo ricordarci, per esempio, dei 72 milioni di euro più Pjanić sborsati da Agnelli, su consiglio di Paratici e gli altri dirigenti, per comprare Arthur. Il brasiliano non si è ancora ambientato in Italia, rimanendo anche spesso fuori per infortunio. Con quelle cifre la Juventus sarebbe potuta andare a caccia di un buon innesto per il centrocampo, anche meno famoso, e di un grande allenatore, invece di andare al ribasso con l’esordiente Andrea Pirlo.
Disfarsi di Cristiano Ronaldo al momento è solo un limitare i danni. In questo modo si risparmieranno 55 milioni di euro di stipendio, ricevendo per di più altri 23 milioni per la vendita. Per rilanciare gli affari però servirà fare di più, progettando meglio i prossimi movimenti sul mercato. Ora il Manchester United invece si godrà il proprio Jimmy Grimble. Solo che in questo caso il talento, il portafogli e la fama sono di un’altra caratura.