Da scolastico a elastico, il nuovo 4-4-2 con cui Pioli ha presentato il suo nuovo Milan è la conferma di un percorso di crescita, come squadra, che poche altre formazioni possono già vantare in Serie A.
Tanti i motivi di sorriso per l’allenatore rossonero, a cominciare dalla porta. Mike Maignan non avrà ancora il carisma e la presenza di Donnarumma, ma, in quanto a doti e personalità, non è affatto un comprimario. La reattività con cui sgattaiola tra i pali e la buona confidenza con il pallone tra i piedi sono un importante pilastro da cui ripartire. E l’azione del primo gol contro la Sampdoria ne è testimonianza: lancio profondo e preciso del portiere campione di Francia, inserimento ficcante di Calabria a beffare Augello e assist al bacio per Brahim Díaz, che non ha fallito la conclusione, anche se con la complicità di Audero.
Tomori e Kjaer sono due certezze ormai, si integrano alla perfezione negli automatismi di Pioli e, nonostante un buon precampionato, non sembrano poter patire la concorrenza di Romagnoli. Assenti Kessie e Bennacer, a centrocampo Tonali e Krunic sono stati ordinati, l’italiano ha acquisito un tono muscolare più poderoso, così come la sua presenza in campo, con meno sbavature. Il bosniaco si adatta in un ruolo non suo, ma è stato intelligente a non strafare. L’elasticità la dà tutta Rafael Leao, che parte come quarto di sinistra, ma schizza alle spalle di Giroud, quando il francese indietreggia per giocar di sponda. E Theo Hernandez ne beneficia, salendo come un treno a spingere in attacco.
Brahim Diaz, finchè il Milan non deciderà se puntare o meno su un trequartista più strutturato, è comunque apparso in gran forma e decisamente motivato. Rinvigorito dal 10 sulle spalle, ex-proprietà del “core ‘ngrato” Calhanoglu, e dalla consapevolezza di non dover patire, per il momento, dure concorrenze come l’anno passato. Tenta di più la giocata, punta dritto verso l’area avversaria. Il suo limite resta la prestanza fisica, ma rispetto allo scorso anno anche lui ha messo chilogrammi.
Ciò che davvero manca per fare il salto di qualità è un esterno a destra di caratura internazionale. Sia Saelemaekers sia Castillejo (partente?) sono discreti legionari (più il primo del secondo), ma non certo capitani di battaglia. C’è da capire che Milan sarà con il rientro in pianta stabile di Bennacer, che ha assaggiato il campo nel finale di Marassi, di Kessie e, soprattutto, di Zlatan Ibrahimovic. Lo svedese non dà garanzie fisiche, l’arrivo del baby Pellegri dimostra che Maldini non si sentiva sicuro soltanto con lui e Giroud. Il francese, anche se non ha segnato, ha giocato molto bene per la squadra ed è già integrato nel sistema Milan. Da lui, è chiaro, ci si attende anche (o soprattutto) gol.
Non resta che aspettare e guardare le evoluzioni di questa stagione rossonera, con avversari in campionato più probanti (la Lazio di Sarri alla terza) e con il ritorno in Champions League. La prova del nove che i tifosi del Diavolo non vedono l’ora di sostenere.
La Sampdoria? Un cantiere in costruzione che parte da solide basi, sicuramente molto più del Genoa, triturato dall’Inter all’esordio. Praticamente la squadra dell’anno scorso, con il solito Ekdal ed il gioiellino Damsgaard ispiratore della manovra a centrocampo e i vecchietti terribili davanti: Quagliarella, Gabbiadini e Candreva. Certo, non può bastare, perché nonostante i tre ci mettano qualità e impegno, la carta d’identità si fa sentire e una forza fresca in grado di andare anche in doppia cifra servirebbe. E ha sorpreso la cessione di Jakub Jankto, uno dei migliori interpreti del gioco di Ranieri nella passata stagione. Il mercato serve a questo, anche a sgretolare certezze. Vedremo se Roberto D’Aversa riceverà qualche regalo (vedi il 21enne Vladyslav Supryaga della Dinamo Kiev) last-minute dal presidente Ferrero. Fischiatissimo e contestatissimo dai tifosi blucerchiati presenti a Marassi, in quella che ormai è una guerra aperta, lunga e logorante.