La seconda parte del nostro speciale delle “7 marce” dedicato ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020.
Viaggiano in 5/a marcia, gli sport da combattimento e il sollevamento pesi – Scherma a parte (bisognerà fare un discorso specifico), gli sport da combattimento si sono dimostrati forieri di soddisfazioni per l’Italia a queste Olimpiadi, andando tutti a medaglia. Dal taekwondo, il 20enne pugliese Vito Dell’Aquila, è arrivato il primo oro cronologicamente parlando. Dal karate, specialità che probabilmente (anche se non si capisce il motivo) a Tokyo ha vissuto il suo “unicum” olimpico, c’è stato il meraviglioso oro di Luigi Busà nel kumite (il combattimento vero e proprio) e il bronzo di Viviana Bottaro nel kata (combattimento simulato), medaglie che sono veri e propri sigilli a due carriere straordinarie, ricche di titoli mondiali ed europei. E poi come non sottolineare la prima storica medaglia nel pugilato femminile a firma della torrese Irma Testa, bronzo. Il judo, come da tradizione, non ha tradito. Le amiche del cuore Odette Giuffrida e Maria Centracchio hanno strappato due belle medaglie di bronzo. Per la prima, romana, il bis dell’argento di Rio 2016 (con appuntamento a Parigi per l’oro). Per la seconda, l’orgoglio di essere la prima molisana ad aver conquistato una medaglia olimpico individuale. La lotta ha portato alla dote una medaglia inspirata, il bronzo di Abraham Conyedo (nulla da fare per l’atteso Frank Chamizo che continua a essere messo spalle a terra dalla pressione della rassegna a cinque cerchi). Inattese, ma splendide, le medaglie del sollevamento pesi. L’argento di Giorgia Bordignon e i bronzi di Nino Pizzolato e Mirko Zanni hanno finalmente portato alle luci della ribalta uno sport fatto di fatica e sudore (nel senso letterale dei termini) dopo l’oro olimpico di Norberto Oberburger di Los Angeles 1984. Complimenti.
Viaggiano in 4/a marcia, ciclismo, ginnastica e tiro con l’arco – Quattro certezze, una sorpresa e una meravigliosa sorpresa da parte di una…certezza. Queste le Olimpiadi di ciclismo, ginnastica e tiro con l’arco. Le certezze arrivano da Elisa Longo Borghini che, nella prova individuale di ciclismo su strada, bissa il bronzo di Rio con una medaglia di altrettanto metallo, dal quartetto dell’inseguimento individuale su pista che era da medaglia nei pronostici e si è superato. Trascinato infatti da Pippo Ganna, gli azzurri hanno battuto in finale la Danimarca conquistando una grandissima medaglia d’oro, 61 anni dopo il successo di Roma 1960. Le farfalle della ginnastica ritmica non hanno deluso e sono salite sul terzo gradino del podio. Mauro Nespoli ha confermato le attese della vigilia ed è stato splendido argento nell’individuale maschile di tiro con l’arco. Le sorprese sono arrivate dal bronzo di Lucilla Boari nel tiro con l’arco e dalla “certezza” Vanessa Ferrari. La bresciana ha finalmente rotto il tabù, salendo sul podio olimpico con l’argento nel corpo libero. Un premio alla carriera, un riconoscimento per una grandissima atleta.
Viaggiano in 3/a marcia, i legni – Record di medaglie (40) per la spedizione olimpica italiana, ma anche 9 quarti posti, le cosiddette “medaglie di legno”. Due su tutte quelle più beffanti: Stephanie Horn nella canoa slalom e Alice Sotero nel pentathlon moderno. Un podio olimpico sfuggito per un nulla. Che la delusione possa diventare rabbia agonistica per Parigi 2024.