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Pallone Noir – Amore, violenza e delirio di Giuseppe Zennaro

La storia del calcio non è fatta tutta di campioni e gol, imprese sportive e trofei da alzare. Ma pure le pagine oscure sono sempre esistite, forse le si ricorda meno volentieri. Con la rubrica Pallone Noir cerchiamo di rimuovere un po’ di polvere da questi racconti: una galleria in chiaroscuro, dove l’alternarsi di luci e ombre rappresenta simbolicamente l’eterno conflitto tra bene e male.

Titolo: Amore, violenza e delirio di Giuseppe Zennaro.

Paese di produzione: Italia.

Ambientazione storica: 1960.

Protagonisti: Giuseppe Zennaro, Anna Borio.

Trama. 2 luglio 1960. Giuseppe Zennaro è ormai un ex calciatore, un baule umano ricolmo di soli ricordi. Si era messo in mostra con la maglia del Casale alcuni anni prima, acquisendo una certa notorietà a livello locale. Ma per indolenza e vicissitudini, i gradini della fama aveva iniziato ben presto a percorrerli al contrario. Erano passati i bei tempi: eppure, sembrava così pigro da non aver voglia di lavorare e occuparsi di altro per sopravvivere. In questo scenario, nel 1958, Zennaro conosce una bella ragazza di nove anni più giovane. Lei si chiama Anna Borio, ha 21 anni. Si innamorano e vanno a vivere insieme proprio a Casale Monferrato, nell’alessandrino, in via Facino Cane 12. La storia tra i due si rivela ben presto assai movimentata.

L’ex calciatore ha modi arroganti, prepotenti, purtroppo violenti. Tanto che il manesco Zennaro viene messo alla porta dalla ragazza, stanca delle angherie del fidanzato. Sarà irremovibile nel respingere i pentimenti e le lettere ricevute da parte sua, non fidandosi di lui. Il quale, una notte, decide di attuare un piano assurdo e confuso, quanto violento e ai limiti della farsa. L’uomo si procura una pistola, una Stayer calibro 9, in dotazione ai soldati dell’Esercito tedesco durante la Seconda Guerra Mondiale. Si apposta in un portone nella via dove la Borio abita ancora e aspetta con pazienza. Nel frattempo, la sua mente diventa sempre più annebbiata: è acciecato dalla perdita della donna che ama e invece lo respinge

Quando Anna finalmente esce dalla porta di casa, Zennaro corre verso di lei e la colpisce alla testa con il calcio della pistola. La ragazza perde conoscenza e sta sanguinando copiosamente. L’attentatore non trova altra soluzione che caricarla in spalla e fuggire verso la vicina stazione. Durante la folle corsa, la Borio rinviene e chiede conto di cosa stia succedendo. Questa la pronta risposta: “Ti uccido e poi ammazzo anche me. È meglio così per tutti e due, credimi“. Un delirio profondo in cui è caduto Zennaro, il quale deve fronteggiare due imprevisti. Un’amica della ragazza, Maddalena Miglietta, sta chiudendo proprio in quel momento l’autonoleggio che gestisce. Anna la riconosce e le urla di chiamare la Polizia, perché l’uomo è armato. Giuseppe si ferma e le punta la pistola, intimandole di farsi gli affari suoi. Il trambusto attira però un ferroviere, Pietro Amoruso, che rincorre Zennaro fino alla stazione. L’arma viene puntata anche contro di lui: Amoruso fa allora dietrofront e chiama il collega Bruno Aluffi: per tutta risposta il reo esplode un colpo, mancandoli. Da lì a poco arriva una pattuglia della Polfer, mentre l’uomo abbandona l’ex fidanzata e tenta la fuga, come riporta la ricostruzione de La Stampa di domenica 3 luglio 1960.

Se non si trattasse di un episodio criminoso, scapperebbe da ridere per quello che accadde dopo. Gli agenti, alla ricerca di Zennaro, notano un uomo steso sotto una Fiat 600. Ovviamente è lui, che si produce in un maldestro tentativo di nascondersi. Una volta scoperto e accerchiato, finge di avere un pugnale con sé e di volersi togliere la vita: peccato che in realtà non abbia alcun coltello. Il suo delirio verbale tocca l’apice, mentre i poliziotti gli intimano di uscire da lì sotto. Ebbene, l’auto deve essere spostata lateralmente a braccia. L’ex calciatore cosa fa? Si aggancia alle balestre della vettura e morde le mani agli agenti, che cercano di staccarlo dalla 600. Una farsa incredibile! 

Condotto in carcere, l’uomo nega di aver sparato, di aver ferito Anna Borio – che per la cronaca se la cava con una prognosi di una decina di giorni – e pure di aver resistito all’arresto. Quando lo lasciano solo per un momento, si consuma l’ultimo atto della follia di Zennaro: tenta di fracassarsi la testa contro una parete, procurandosi alcune contusioni. Viene accusato di tentato omicidio (nei confronti dei due ferrovieri), del ferimento di Anna Borio, gravi minacce e, dulcis in fundo, porto abusivo di arma da guerra. Non tramonto ma notte fonda per Giuseppe Zennaro, che aveva creduto di essere un campione e invece si rovinò la vita.