EUROTONFI – #39: Milan, pianto greco al Pireo
Seconda competizione europea per club, per un decennio la Coppa UEFA ha avuto le sembianze della Coppa Italia: 8 vittorie, 10 finali, 4 “derby” in finale tra l’89 e il ’99 per il calcio tricolore, che in Coppa UEFA sprigionava lo strapotere di un Campionato all’epoca saldamente ai vertici del calcio continentale.
Nel nuovo Millennio, però, questo feeling si è bruscamente interrotto: da doppione della Coppa Italia, la Coppa UEFA si è tramutata in genitrice di amarezze e cocenti delusioni, che ci apprestiamo a raccontare nella speranza di vedere presto interrotto un digiuno divenuto oramai ventennale.
Estate 2018: il Milan dice addio alle “cose formali”. Nell’estate dei Mondiali in Russia, infatti, Elliot diventa proprietaria del club rossonero congedando Fassone e Mirabelli e inaugurando un robusto restyling dirigenziale; entrano a far parte del management rossonero, tra gli altri, Maldini, Leonardo e Gazidis.
Riammesso in Europa League solamente in estate, il Diavolo sotto la guida di Gennaro Gattuso vivrà una stagione dal retrogusto amaro, che in Europa vedrà uno dei picchi più spiacevoli dell’era recente: l’eliminazione ai Gironi di Europa League.
LA SQUADRA: MILAN
La stagione dei rossoneri, come anticipato in apertura, è travagliata sin dalle prime battute: la qualificazione all’Europa League 2018/2019, in un primo momento sottratta ai rossoneri per il mancato rispetto dei paletti del Financial Fair Play, è restituita al Diavolo solamente a luglio inoltrato (con l’Atalanta che, di conseguenza, si troverà a fronteggiare un playoff con il Copenaghen di cui abbiamo parlato settimana scorsa). Il nuovo management, però, in estate sembra allestire una squadra capace di riportare il Milan ai livelli più consoni alla secolare storia rossonera: se Bonucci torna a vestire il bianconero piemontese dopo una sola stagione, il percorso inverso lo fanno Mattia Caldara (giovane prospetto all’epoca in rampa di lancio) e nientemeno che Gonzalo Higuaín diventato incredibilmente di troppo a Torino dopo l’arrivo di Cristiano Ronaldo. Importante la campagna di rafforzamento dei rossoneri, che contempla tra gli altri: gli svincolati Reina e Strinić, e i cartellini di Bakayoko, Castillejo e Laxalt per un controvalore di circa 80 milioni di euro escluso il valore di riscatto dei prestiti (anche se i 35 milioni del cartellino di Caldara sono pareggiata dal valore riconosciuto a quello di Bonucci).
Detto di Bonucci, fallimentare come tutto il Milan nella stagione in cui si sarebbero dovuti spostare gli equilibri, il Milan si priva anche di Locatelli (ceduto al Sassuolo per 12 M € tra prestito e obbligo di riscatto) e una serie di attaccanti fuori dal progetto tecnico come Kalinić (14 M € incassati dall’Atlético Madrid), Borini (di ritorno al Sunderland), Bacca, André Silva, Lapadula e Niang.
Il Campionato dei rossoneri inizia con il 2-3 del San Paolo contro il Napoli, e si rivela ben presto altalenante: alla 5/a giornata la Juventus capolista ha già doppiato i rossoneri, che però alla 10/a di Campionato si scoprono detentori del 4/o posto (a pari merito con la Lazio) nonostante il derby perso in zona Cesarini (decide Icardi al 92′). L’11 novembre è il giorno di Milan-Juve, punto più basso della storia rossonera (ma forse, tra i peggiori della carriera) di Gonzalo Higuaín: el Pipita fallisce un penalty contro gli ex-compagni, e divorato dal nervosismo si fa espellere lasciando in 10 un Milan poi superato 2-0 dai bianconeri. Disastrosa, per usare un eufemismo, la parentesi rossonera del centravanti argentino; il Milan, nonostante la sconfitta, arriva ancora 4/o in classifica alla sfida che ne decreterà le sorti europee.
Il girone di Europa League è di quelli insidiosi, ma alla portata del rossoneri; Betis Siviglia, Olympiacos e i lussemburghesi del Dudelange, però, costringono il Diavolo a sudarsi all’ultima giornata la qualificazione agli Ottavi.
GLI AVVERSARI: OLYMPIACOS, BETIS SIVIGLIA, DUDELANGE
Ostici, ma non irresistibili gli avversari principali del Milan, in un raggruppamento nel quale a chiudere troviamo i lussemburghesi del Dudelange per i quali la qualificazione al Girone di Europa League è già di per se un clamoroso motivo di giubilo.
Il Betis Siviglia di Quique Setién, reduce dall’esaltante 6/o posto della Liga chiusasi nel primo semestre del 2018, riparte dall’artefice degli ottimi ultimi risultati e fa sostanzialmente cassa in Italia: Fabián Ruiz viene ceduto al Napoli per 30 milioni di euro, mentre Durmisi veste biancoazzurro laziale in cambio di 6 milioni e Pezzella è riscattato per 11 milioni dalla Fiorentina. Forte del tesoretto costruito, i biancoverdi investono 20 milioni su William Carvalho dello Sporting Lisbona e 14 su Diego Lainez del Club América. A rafforzare ulteriormente gli andalusi, il prestito di Lo Celso dal Paris Saint-Germain e gli aquisti degli svincolati Pau Lopez e Inui. Nel roster a disposizione di Setien spiccano anche alcune delle individualità già presenti in rosa: dai calciatori in cerca di riscatto (Sergio Canales, Marc Bartra, Cristian Tello e Sergio León) a calibri come l’ancora giovane Tony Sanabria o gli esperti Joaquín e Guardado.
L’Olympiacos che si presenta ai nastri di partenza della stagione 2018/2019, incredibilmente, non solo non è Campione di Grecia ma ha chiuso al 3/o posto la stagione precedente dietro AEK Atene e PAOK Salonicco. Inevitabile il cambio di guida tecnica, con la scelta che ricade sul 48enne portoghese Pedro Martins reduce da alcune esperienze in patria con Marítimo, Rio Ave e Vitória de Guimarães.
In estate vestono di biancorosso salutando l’Italia Christodoulopolous e Torosidis, mentre tra i colpi più interessanti si annovera sicuramente il talentuoso fantasista Podence (oggi al Wolwerhamtpon). A centrocampo torna l’ex-enfant prodige Giannis Fetfatzidis (reduce da alcune esperienze da dimenticare tra Chievo e Genoa e da un trasferimento in Arabia) mentre alla voce “ritorni a casa” fa scalpore quello di Yaya Touré svincolatosi dal Manchester City. Nonostante alcuni addii importanti (Botia, Bruno Viana, Marko Marin, Tachsidis e Mirallas per citare i principali) l’Olympiacos di Pedro Martins, come scoprirà il Milan, è un osso assai duro.
Il Dudelange, come raccontato in apertura, da Campione di Lussemburgo vive entusiasta la prima qualificazione a un Girone di competizione UEFA di una squadra del Granducato. I lussemburghesi in Europa League arrivano dopo un lungo cammino estivo che si apre con una eliminazione onorevole con il MOL Vidi ai preliminari di Champions League; retrocesso in Europa League, il Dudelange elimina i kosovari del Drita (2-1 in casa e 1-1 in trasferta) e clamorosamente il Legia Varsavia (storico blitz 2-1 in Polonia, prima del 2-2 casalingo che vale la qualificazione). Più netto, e quindi più incredibile, lo scalpo del Cluj raccolto nel playoff: i lussemburghesi entrano infatti due vittorie, per 2-0 in casa e per 3-2 in Romania. Lo storico cammino estivo, vale il proprio nome inserito nell’urna del sorteggio per la Fase a Gironi: di per sé, il più grande risultato ma raggiunto da una compagine del Lussemburgo.
IL GIRONE
Consapevole di essere la Cenerentola del Girone, il Dudelange non ha comunque voglia di sfigurare: se ne accorge il Milan, che alla 1/a giornata del group-stage in Lussemburgo passa solamente con un gol di Higuaín a ridosso dell’ora di gioco mentre Olympiacos e Betis pareggiano 0-0 al Karaiskakis. Il 3-1 in rimonta centrato da un brutto Milan sull’Olympiacos scrive una interessante classifica iniziale per i rossoneri, che però poi mettono da parte un solo punto in 180 minuti con il Betis (che passa 2-1 a San Siro); al contempo l’Olympiacos passeggia con il Dudelange e alla 4/a giornata la classifica recita Betis 8, Milan e Olympiacos 7, Dudelange 0. La penultima giornata sorride ai rossoneri che demoliscono, ancora senza brillare, 5-2 il Dudelange che si porta due volte in vantaggio alla Scala del calcio. Il concomitante 1-0 del Betis sull’Olympiacos qualifica gli spagnoli: l’ultimo pass se lo giocano rossoneri e greci, ma i ragazzi di Gattuso possono perdere anche 1-0 al Pireo (o con due reti di distacco, realizzandone però almeno due).
Il compagno di avventure del Betis nella Fase ad eliminazione diretta si decide, quindi, al Karaiskakis di Atene il 13 dicembre del 2018 con il Milan che, come anticipato, ha dalla sua due risultati su tre uniti a tutte le possibili sconfitte di misura e tutte quelle con due gol di scarto a partire dal 4-2 in avanti. Nei rossoneri manca Suso; è una sorta di 4-4-2 quello di Gattuso, con Castillejo e Çalhanoğlu simil-esterni di centrocampo e Kessié in tandem con Bakayoko a far legna in mediana; in difesa Abate si improvisa stopper assieme a Zapata, mentre sugli esterni trovano posto Rodríguez e Calabria a difesa della porta di Reina. Nel 4-2-3-1 degli ellenici, invece, Miguel Guerrero è il centravanti alle cui spalle giostrano Podence Fourtonis e Fetfazidis.
I rossoneri non si fanno intimorire da un Karaiskakis ribollente di entusiasmo come nelle più significative notti della storia del club biancorosso; il primo tempo è ben giocato dal Milan, che tiene bene il campo e limita al minimo gli spaventi per Reina. Il primo tempo, ad eccezione di una fuga di Guerrero e un colpo di testa di Zapata, va in archivio senza particolari sussulti; purtroppo per il Milan, però, la quieta precede un’inattese tempesta. Corre il 60′ quando, molto ingenuamente, i rossoneri (Castillejo in particolare) si fanno sorprendere sulla battuta rapida di un corner; la mischia che consegue è risolta di testa da Cissé che porta in vantaggio l’Olympiacos dal nulla, o quasi. Cutrone e Higuaín sfiorano l’immediato pari, il raddoppio però lo trova l’Olympiacos: è un vero e proprio gollonzo, con Zapata che devia un tiro senza pretese di Guillerme scrivendo un arcobaleno che si impenna finendo per insaccarsi alle spalle di Reina.
2-0 Olympiacos e, con questo risultato, greci qualificati. Un minuto e Zapata, proprio lui, trova il gol del 2-1 sugli sviluppi di corner che riporta ai Sedicesimi il Milan; il colpo potrebbe demoralizzare l’Olympiacos, che in effetti non riesce più a spaventare Reina ma a una decina di minuti dal fischio finale ottiene un calcio di rigore per fallo di Abate sugli sviluppi di corner. Dell’esecuzione si occupa Fourtonis, Reina non fa il miracolo: 3-1 Olympiacos, uno dei pochi risultati non buoni per il Milan: il 2-3 che manderebbe avanti gli ospiti non arriva, in maniera a dir poco beffarda il Milan affonda al Pireo e saluta l’Europa già a dicembre.
…E POI?
Nonostante l’importante campagna acquisti, il Milan e Gattuso non vivranno una stagione esaltante. Higuaín, a dir poco deludente, interromperà il prestito rossonero a gennaio per far rientro a Torino prima di essere dirottato verso Stamford Bridge. Il Milan, invece, vive di alti e bassi che alla fine risulteranno fatali per le ambizioni Champions dei rossoneri: a gennaio Piątek arriva dal Genoa per cancellare il ricordo del Pipita, impresa nella quale riesce grazie a un ottimo rendimento che unito a quello di squadra porta i rossoneri a rasentare anche il 3/o posto. In primavera, però, una brutta striscia fatta di 5 miseri punti su 21 fa precipare i rossoneri al 7/o posto; lo sprint finale, fatto di quattro vittorie consecutive, non servirà a riportare il Diavolo più su del 5/o posto finale.
Il Girone lo passano Betis e Olympiacos: entrambe, però, affondano ai Sedicesimi rispettivamente con Rennes e Dinamo Kiev. In Campionato i biancoverdi si attesteranno a metà classifica, con un 10/o posto finale, mentre l’Olympiacos rinvierà ancora l’appuntamento con il trono di Grecia chiudendo 2/o il Campionato ellenico. Quanto al Dudelange, invece, riuscirà a confermare il titolo di Campione di Lussemburgo con un margine di ben 9 lunghezze sul Fola d’Esch 2/o.
L’Europa League 2018/2019 a alza al cielo il Chelsea di Maurizio Sarri, che strapazza 4-1 in Finale l’Arsenali in un derby di Londra disputatosi in terra azera. Il contingente italiano, ancora una volta, versa lacrime amare: arrivato ai Quarti il Napoli di Ancelotti sbatte sull’Arsenal, mentre l’Inter cede il passo alla sorpresa Eintracht Francoforte agli Ottavi. L’Atalanta, come raccontato settimana scorsa, paga una doppia sfida “maledetta” e cede il passo all’FC Copenaghen addirittura nel playoff.