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Le 7 Marce, Speciale Giochi Olimpici Tokyo 2020 – Parte 1

Ferma la Formula 1 per la pausa estiva, le 7 marce in queste due settimane proseguono con l’argomento del momento: i Giochi Olimpici di Tokyo 2020, conclusisi ieri. Analizziamo quanto accaduto in queste due settimane giapponesi per la squadra italiana con la nostra “mitica” monoposto vintage.

Viaggia in 7/a marcia, l’atletica leggera – La Regina dei Giochi Olimpici si è finalmente tinta d’azzurro. Incredibilmente, è addirittura stato sbriciolato il record di Mosca 1980 (3 ori: Damilano nella 20 km di marcia, Simeoni nel salto in alto femminile, Mennea nei 200 m). Le medaglie dal metallo più prezioso sono state 5. Due le “tradizionali”: la marcia, fucina storica di allori per l’Italia (da Pamich a Dordoni, passando per Damilano fino a Brugnetti e Schwazer), non ha lasciato ma ha raddoppiato. Non solo il successo tra gli uomini con Massimo Stano, ma pure quello tra le donne con Antonella Palmisano, entrambi ori di Puglia. Tre le inaspettate. Ha commosso quella di Gianmarco Tamberi nel salto in alto. In primis, per il “risarcimento” dopo l’infortunio che gli aveva fatto saltare Rio 2016. In secundis, per la lezione sportiva data assieme con il collega e amico Barshim, con i due che hanno rinunciato allo spareggio per dividersi l’alloro. Ha fatto saltare tutti dal divano Marcel Jacobs. Il velocista di Desenzano sul Garda ha colto la palla al balzo, sfruttando il vuoto di potere dovuta alla fine del regno di Usain Bolt, vincendo la gara regina, i 100 metri piani, e guidando la staffetta 4×100 con Tortu, Patta e Desalu alla conquista di un oro clamoroso, un centesimo avanti alla Gran Bretagna e approfittando del crollo degli Stati Uniti, eliminati a sorpresa in semifinale. Ora viene il difficile: ossia fare in modo che questi successi non siano episodici. Per farlo, occorre iniziare a investire in infrastrutture. Correre resta il gesto tecnico più semplice del mondo. Ma c’è bisogno di piste dove farlo seriamente e in sicurezza.

Viaggia in 6/a marcia, l’acqua – L’elemento fondamentale per la vita ha portato bene all’Italia a Tokyo 2020. Undici le medaglie “bagnate”. D’oro, l’acqua della vela con Caterina Banti e Ruggero Tita nel Nacra 17 e quella del canottaggio, con il primo oro al femminile nel doppio pesi leggeri con Federica Cesarini e Valentina Rodini (il canottaggio ha potuto anche brindare al bronzo del quattro di coppia pesi leggeri maschile). D’argento e di bronzo, l’acqua della canoa e del nuoto. Manfredi Rizza è stato splendido secondo nel K1 200 metri, mentre in piscina gli attesi e i meno attesi hanno fatto benissimo. Nonostante una maledetta mononucleosi che lo ha letteralmente bloccato a giugno, Gregorio Paltrinieri ha scritto un’altra pagina della sua straordinaria storia, andando a medaglia sia in piscina negli 800 stile libero (argento) che nella 10 km in acque libere (bronzo). Simona Quadarella è stata bloccata dall’emozione nei 1500 m, ma poi ha detto la sua negli 800 m con il bronzo. E poi i giovani, con i bronzi di Nicolò Martinenghi nei 100 rana e Federico Burdisso nei 200 farfalla. E le staffette, d’argento nella 4 x 100 stile libero maschile e di bronzo nella 4 x 100 mista maschile. Non è andata a medaglia, ma la storia l’ha continuata a scrivere lo stesso. La “Divina” Federica Pellegrini è stata la prima (e forse rimarrà l’unica) a partecipare a cinque finali consecutive dei Giochi Olimpici nei 200 stile libero. Quanto ci mancherai in vasca, Fede.