Seconda competizione europea per club, per un decennio la Coppa UEFA ha avuto le sembianze della Coppa Italia: 8 vittorie, 10 finali, 4 “derby” in finale tra l’89 e il ’99 per il calcio tricolore, che in Coppa UEFA sprigionava lo strapotere di un Campionato all’epoca saldamente ai vertici del calcio continentale.
Nel nuovo Millennio, però, questo feeling si è bruscamente interrotto: da doppione della Coppa Italia, la Coppa UEFA si è tramutata in genitrice di amarezze e cocenti delusioni, che ci apprestiamo a raccontare nella speranza di vedere presto interrotto un digiuno divenuto oramai ventennale.
Nell’estate del 2018 l’Atalanta è, da poco, la straordinaria macchina messa in piedi da Gianpiero Gasperini. Gli orobici, reduci da una meravigliosa stagione condita dal ritorno in Europa a quasi 30 anni di distanza, vivono ancora come “outsider” agli occhi di molti. La banda Gasp diverte e si diverte quando ingrana, cosa che purtroppo non accade nell’estate del 2018: i nerazzurri non sfondano la resistenza dell’FC Copenaghen e salutano l’Europa League nel playoff che precede la Fase a Gironi.
LA SQUADRA: ATALANTA
Determinata a confermarsi, smentendo gli scettici che guardano alla Dea come a un fuoco di paglia, la dirigenza atalantina si rende protagonista di un mercato importante per investimenti e numero di movimentazioni nell’estate del 2018. Questo, nonostante gli addii importanti e dolorosi non siano pochi in casa nerazzurra: Bryan Cristante vola a Roma, sponda giallorossa, mentre Leonardo Spinazzola veste il bianconero torinese assieme a Mattia Caldara che però nel corso della stessa estate sarà poi ceduto al Milan a valle della trattativa che porterà in rossonero anche Bonucci e Higuaín. Petagna, poi, vola a Ferrara dove in maglia SPAL trova anche gli ex-atalantini Kurtić e Paloschi.
Tante le partenze, che però hanno da contraltare altrettanti volti nuovi in entrata: su tutti Duván Zapata, acquistato in prestito con diritto di riscatto dalla Sampdoria (per un affare da 26 milioni di euri complessivi, il più caro della storia atalantina), cui fanno seguito i prestiti di Emiliano Rigoni e di Mario Pašalić (rispettivamente da Zenit e Chelsea), mentre in difesa dopo le esperienze di Avellino e Benevento arriva a Bergamo Berat Djimsiti in coppia con il giovane e sfortunatissimo Marco Varnier (che si romperà il crociato nella sua prima settimana in maglia Atalanta) oltre ad Arkadiusz Reca chiamato a far rifiatare Gosens sulla sinistra.
Non saranno già protagonisti, ma due movimenti destinati a rivelarsi importanti si concretizzano in quel di Zingonia: in entrata la prima stagione nerazzurra di Matteo Pessina, reduce da una stagione in prestito allo Spezia che gli vale il premio di “miglior giovane” della categoria cadetta, di cui l’Atalanta acquisisce i servigi nella trattativa che porterà Andrea Conti al Milan. In uscita, invece, l’Inter fiuta il talento di Bastoni acquisendone la proprietà del cartellino già nel 2017; il ragazzo dovrebbe rimanere a Bergamo due anni, ma nell’estate del 2018 viene dirottato a Parma per un anno di formazione presso la corte di D’Aversa.
La squadra di Gasperini ha ancora, all’epoca, nel Papu Gómez il proprio leader tecnico e carismatico. L’argentino è il deus-ex-machina di una squadra che ha tra i protagonisti numerosi calciatori ancora in maglia nerazzurra: da Zapata a Tolói, passando per Hateboer, De Roon, Freuler etc etc. Dopo il 7/o posto della stagione precedente, i ragazzi di Gasperini sono chiamati ad affrontare un lungo percorso estivo per arrivare a disputare la Fase a Gironi di Europa League; Europa di cui a Bergamo c’è parecchia fame, dopo l’esperienza bella e sfortunata del 2017/2018 con l’eliminazione arrivata ai Sedicesimi di Europa League con il Borussia Dortmund arrivata a una manciata di minuti dall’impresa.
I primi avversari sul cammino di Gomez e co. sono i bosniaci del Sarajevo, che sfruttando un calo di concentrazione dei padroni di casa e la miglior condizione fisica strappano al Mapei di Reggio Emilia un sorprendente 2-2: l’Atalanta, però, si rifà con gli interessi perché sette giorni dopo interpreta una gara molto “gasperiniana” e travolge 8-0 i balcanici in casa propria. Al terzo turno, invece, il sorteggio regala gli israeliani dell’Hapoel Haifa: liquidata agevolmente anche questa pratica dagli orobici, che si impongono 4-1 in rimonta in Israele e 2-0 tra le mura amiche. L’ultimo ostacolo è l’insidioso FC Copenaghen, da affrontare dopo un convincente avvio di Campionato: il Frosinone è piegato 4-0 alla 1/a, alla 2/a i nerazzurri fanno una gara super e vanno all’intervallo sul 3-1 contro la Roma di Di Francesco ma si addormentano nella ripresa finendo per impattare 3-3.
L’AVVERSARIO: FC COPENAGHEN
Stagione da dimenticare per il club più blasonato di Danimarca, la 2017/2018: 4/o in Superliga il Copenaghen non va oltre il 4/o turno di Coppa Nazionale e in Champions League dopo aver sbattuto sul Qarabağ arresta il proprio interrail europeo contro l’Atlético Madrid in una doppia sfida senza storia (1-5 l’aggregato). La stagione successiva, in casa Copenaghen, si apre però sempre agli ordini di Ståle Solbakken; in estate salutano, tra gli altri, Robin Olsen (ceduto alla Roma), Federico Santander (accasatosi al Bologna) e Andrija Pavlović mentre in ingresso si registrano gli arrivi di Joronen (futuro bresciano) in porta, Bjeland dal Brentford e Papagiannopoulos dall’Ostersund in difesa e in attacco il ritorno di Dame N’Doye, che la maglia dei Leoni l’aveva già indossata dal 2009 al 2012, acquistato dal Trabzonspor.
Il roster a disposizione di Solbakken contiene diversi nomi noti e alcune future conoscenze della Serie A: detto di Joronen, infatti, la maglia dei Leoni la vestono nel 2018 anche Peter Ankersen (che a Genova non lascerà segni indelebili) e Denis Vavro (la cui esperienza laziale risulterà ancora meno indimenticabile). I danesi possono farsi forti, tra gli altri, di Viktor Fisher e Robert Skov in mediana mentre in attacco l’attrazione tecnica e mediatica in Danimarca è tutto per il giovanissimo Jonas Wind, centravanti poco più che 18enne dal potenziale molto interessante.
Come è logico immaginare, il Campionato del Copenaghen inizia ben prima di quello atalantino: alla data della doppia sfida i Leoni di Danimarca hanno nelle gambe 6 gare di Superligaen nelle quali i ragazzi di Solbakken mettono assieme 13 punti e guidano la graduatoria a braccetto assieme all’Aalborg. In Europa, invece, il viaggio comincia dal “derby” scandinavo con il KuPs nel Primo Turno Preliminare: un gol di Skov al 75′ permette all’FC Copenaghen di espugnare Kuopio, mentre al ritorno un rigore trasformato al minuto 81 da Vavro replica al vantaggio ospite di Karjalainen e spedisce avanti i ragazzi di Solbakken. Altra gita fuori porta poco distante da casa nel Secondo Turno, con gli islandesi dello Stjarnan che oppongono una resistenza ben meno arcigna: l’aggregato racconta di un 7-0 in favore del Copenaghen, vittorioso 2-0 in Islanda e 5-0 al Parken. In ultimo, è il turno del CSKA Sofia: è una doppia sfida tosta quella con i bulgari, che però gli scandinavi vincono per 2-1 sia in Bulgaria che in Danimarca. L’ultimo ostacolo prima dei Gironi di Europa League è l’Atalanta di Gianpiero Gasperini: ai ragazzi di Solbakken servirebbe un grande Copenaghen.
LA DOPPIA SFIDA
La gara d’andata del playoff è di scena al Mapei il 23 agosto del 2018; Mancini opta per Gómez e Pašalić alle spalle di Barrow, con la solita mediana composta da Gosens e Hateboer in tandem sulle fasce e Freuler e De Roon in mediana mentre davanti a Gollini il presidio è di Tolói, Mancini e Masiello. Negli ospiti, invece, Vavro guida la difesa davanti a Joronen mentre in mediana trovano posto il numero 10 Zeca e Thomsen, con Skov e Fischer ali di un 4-4-2 nel quale le punte sono N’Doye e Sotiriou.
La partita si rivela ben presto un vero e proprio tiro al bersaglio. Il bersaglio, in questo caso, è Jesse Joronen (ironia della sorte, futuro bresciano) chiamato a fronteggiare una vera e propria pioggia di palloni dalle proprie parti: nel primo tempo il solito Gómez è tra i più pericolosi, assieme a Pašalić, Freuler e un Barrow dalle polveri bagnate; proprio il gambiano devia in rete un tentativo di Gómez sbloccando il risultato, sfortunatamente però in posizione di fuorigioco. Nella ripresa Gasperini mette Zapata per Pašalić aumentando il peso specifico di un’Atalanta che continua a bersagliare il prodigioso Joronen nemmeno fosse l’orso del Luna Park; il portiere finlandese è perennemente sotto tiro, e vede sfilare di pochissimo al lato un piazzato di Gómez e un destro di Hateboer mentre è bravo su una staffilata potente e centrale di Gosens. Il Copenaghen non si vede mai dalle parti di Gollini, ma porta a casa uno 0-0 eccellente in ottica qualificazione per quanto vistosi in campo.
Sette giorni dopo, al Parken di Copenaghen, Gasperini cambia tre uomini: Palomino rileva Mancini, mentre si vedono Castagne e Zapata per Hateboer e Barrow. Tra le fila scandinave Falk sostituisce Sotiriou, con Fischer avanzato a far coppia con N’Doye in attacco.
La gara è leggermente più equilibrata rispetto alla settimana scorsa, e ci vorrebbe poco, ma sono sempre i ragazzi di Gasperini a condurre le danze; a mordersi i gomiti in particolare è Pašalić, che nel primo tempo sciupa le due palle gol più nitide della contesa. Nel secondo tempo continua il forcing degli orobici, che però non sfondano anche perché la punizione di Gómez a ridosso dell’ora di gioco scheggia il palo alla destra di Joronen. I tempi supplementari non cambiano gli equilibri in campo e, incredibilmente, si arriva ai calci di rigore con i ragazzi di Solbakken probabilmente euforici a valle di 120 minuti di pura sofferenza. Dal dischetto De Roon e Alì Adnan non sbagliano, a tradire i nerazzurri è Gómez che centra la traversa; Masiello segna il 4/o penalty che assieme al concomitante errore di N’Doye (alto) porta la serie in parità. L’ultimo rigore atalantino è di Cornelius, che si ipnotizzare da Joronen mentre Vavro insacca il proprio facendo esplodere la festa al Parken. 210 minuti di tiro al bersaglio non bastano all’Atalanta: un Copenaghen crudele e molto, molto fortunato, vola ai gironi di Europa League.
…E POI?
Crudele è forse la parola che meglio descrive l’eliminazione dell’Atalanta, che accusa la brutta legnata al ritorno in Italia. Le scorie della gara con i danesi unite a uno smalto anche fisico forse da perfezionare fanno si che dopo il roboante abbrivio con il Frosinone l’Atalanta viva una brutto inizio di Serie A: alla 1/a post-Copenaghen Barella sigla l’1-0 con il quale il Cagliari passa a Bergamo, mentre successivamente arrivano 2 punti in 5 partite e il conseguente 16/o posto in classifica.
E’ a Verona, il 21 ottobre, che l’Atalanta torna a fare la voce grossa demolendo 5-1 il ChievoVerona. Il successo di Verona è l’urlo di riscossa di un gruppo capace di rimettersi a correre in maniera dirompente da fine ottobre: nonostante qualche passo falso i nerazzurri infilano 7 vittorie (tra cui il 6-2 al Sassuolo e il 4-1 all’Inter), 1 pari (2-2 a Bergamo con la Juve) e 3 sconfitte chiudendo il 2018 all’8/o posto in Classifica. Dopo la sosta invernale il Frosinone è demolito anche in Ciociaria (5-0 a domicilio) e nel girone di ritorno i nerazzurri registrano due sole sconfitte (consecutive, 1-3 interno con il Milan e 2-0 in casa del Torino) e cinque pareggi con le 14 vittorie (spesso dilaganti) che portano i ragazzi di Gasperini a uno storico e meritatissimo 3/o posto finale con annessa qualificazione Champions. A consuntivo, si può dire che la notte di Copenaghen sia stata digerita dal Papu Gómez e co.
Stoico nel non concedere nemmeno un gol all’Atalanta, impresa al limite del sensazionale, il Copenaghen si ritrova in un girone di Europa League completato da Zenit San Pietroburgo, Slavia Praga e Bourdeaux. I ragazzi di Solbakken mettono assieme 4 punti nelle prime due fermando sull’1-1 lo Zenit al Parken prima di andare a vincere 2-1 in Francia: sembra l’inizio di un girone da protagonisti, ma nelle successive quattro partite i danesi non vanno mai a segno perdendo 1-0 tre incontri e pareggiando 0-0 quello di Praga, finendo quindi al 4/o posto del proprio gruppo con russi e cechi qualificati. Va meglio in patria, dove dopo una stagione di astinenza festeggia nuovamente il titolo di Campione di Danimarca, il 13/o della propria storia.
L’Europa League 2018/2019 è quella vinta dal Chelsea di Maurizio Sarri, nella finale di Baku nella quale i Blues piegano 4-1 l’Arsenal nel derby di Londra. Ancora una volta, masticano amaro le italiane: detto dello sfortunato playoff atalantino, il Napoli di Ancelotti si spinge fino ai Quarti arrendendosi però poi nettamente all’Arsenal (0-2 a Londra, 0-1 a Napoli), l’Inter cede il passo alla sorpresa Eintracht Francoforte agli Ottavi. Il Milan, in ultimo, non va oltre un girone che oltre ai rossoneri chiamava in causa il Betis Siviglia, l’Olympiacos e i lussemburghesi del Dudelange; ma questa, è un’altra storia. O meglio, un altro Eurotonfo: il prossimo.
EUROTONFI – L’Italia e la Coppa UEFA: ci eravamo tanto amati