Scherma – L’Italia senza ori olimpici come a Mosca 1980
La prima settimana dei Giochi di Tokyo è andata in archivio e con essa diverse discipline del programma olimpico. Tra queste c’è la scherma, sport che in passato ha regalato soddisfazioni ai colori italiani. Questa volta la rappresentativa italiana ha concluso la propria avventura con cinque medaglie (tre argenti e due bronzi) e purtroppo nessun oro: l’ultima Olimpiade con zero successi azzurri fu Mosca 1980. Il risultato finale ha lasciato tanta amarezza ai tifosi; in passato siamo stati abituati troppo bene e speravano di sentire più volte l’Inno di Mameli al Makuhari Messe, ma lo sport si evolve globalmente e annate negative sono da mettere in conto.
Il primo a parlare di bilancio poco soddisfacente è stato il Presidente della Federscherma, Paolo Azzi, il numero uno però ha sottolineato anche la massiccia presenza di esordienti, volti nuovi che possono far sperare per un pronto riscatto in futuro. Il vuoto più grande nel medagliere lo abbiamo sentito soprattutto nel fioretto femminile dove Alice Volpi è stata scalzata fuori dal podio per un solo punto dalla russa Larisa Victorovna Korobejnikova, mentre le ragazze hanno accusato il ritorno francese in semifinale. La certezza più grande dello sport italiano è venuta meno. A far male però non sono solo i risultati, ma le polemiche scaturite successivamente. Il Dream Team italiano, l’orgoglio di Casa Italia, quello imbattibile e unito che danzava prima del match e vantava numerosi titoli nel proprio palmares è un ricordo lontano. Si è vista poca serenità, sono ritornate vecchie ruggini tra la Errigo e la Di Francisca con quest’ultima che da fuori ha criticato apertamente il tecnico Cipressa, dividendo gli appassionati sulla correttezza dei modi e dei tempi dell’ex campionessa olimpica. Questo clima non fa bene a un ambiente già abbastanza caricato dalle pressioni esterne.
Terminati i bilanci, è tempo di ripartire. Le prime valutazioni federali dovranno fare luce su conferme e principali rivoluzioni tecniche. Le prime dichiarazioni fanno intendere che si vuole dare un seguito al forte ricambio generazionale alla luce degli undici esordienti olimpici. Da qui al 2024 ci sarà modo di poter lavorare anche sull’esperienza dei nostri atleti sperando in un calendario meno legato alle vicende della pandemia. Tokyo 2024 però ha avuto anche alcune chiavi di lettura felici: gli argenti di Luigi Samele e di Daniele Garozzo, sorpreso dall’atleta di Hong Kong in finale. E Aldo Montano, che nella semifinale a squadre ha saputo rispondere presente dopo ‘0infortunio del compagno di squadra, rendendosi tra i protagonisti della rimonta ai danni dell’Ungheria; purtroppo il livornese non ha saputo replicare in finale contro i coreani, ma a 42 anni è stato piacevole rivederlo per l’ultima volta su un podio olimpico.