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Cosa sta accadendo all’atleta Tsimanouskaya, che il governo bielorusso vuole far rimpatriare con la forza

Mentre in Italia si festeggia con gioia le imprese di Jacobs e Tamberi, proprio a Tokyo si sta assistendo all’ennesimo episodio che mette a rischio i diritti umani degli atleti. Ancora una volta, protagonista di un atto di forza, da vera e propria dittatura che opprime ogni dissenso, è la Bielorussia, di cui tante volte abbiamo avuto modo di parlare su questa testata, raccontando le storie dei tanti atleti oppressi dal regime di Lukashenko. La vicenda riguarda l’atleta Krystsina Tsimanouskaya che, dopo aver attaccato la Federazione bielorussa, rischia ora di essere rimpatriata forzosamente, con il timore di subire nel proprio Paese una durissima punizione come accaduto a tanti colleghi.

A poche ore dalla gara di corsa dei 200 metri femminile, le autorità bielorusse hanno imposto alla Timanovskaya di ritornare con urgenza a Minsk. Una richiesta dura, in risposta a un video che l’atleta aveva pubblicato poco prima su Instagram, in cui attaccava la Federazione di atletica bielorussa per averla inclusa in maniera inaspettata e senza il suo consenso nella staffetta 4 x 400 metri per mancanza di atlete: una disciplina in cui la Tsimanouskaya non sarebbe specializzata, ma a cui le autorità bielorusse le avrebbero ordinato di partecipare, senza ulteriori comunicazioni o richieste di autorizzazione. “Ho appena saputo che in questa Olimpiade dovrò fare anche un’altra gara, la staffetta 4 x 400 metri. Si scopre che la nostra direzione ha deciso tutto per noi, come sempre. Hanno fatto casini con le ragazze che non hanno fatto i test per arrivare alla loro prima Olimpiade e hanno deciso di inserire me nella staffetta. Super! Bravi!”, aveva rivelato in un post l’atleta. Per poi aggiungere, poco dopo: “Non avrei reagito così duramente se mi fosse stata data comunicazione in anticipo, spiegandomi l’intera situazione e chiedendomi se fossi in grado di correre 400 metri. Ma hanno deciso tutto alle mie spalle”.

Una critica evidentemente non tollerata dalla Federazione che, con il probabile assenso del governo, ha immediatamente richiesto il rientro dell’atleta a Minsk, pubblicando un comunicato in cui si dichiarava che “in accordo con l’opinione dei dottori, a causa dello stato emotivo e psicologico di Kristina Tsimanouskaya, la partecipazione dell’atleta è stata ritirata”. A quel punto, la Tsimanouskaya, che ha negato di aver ricevuto qualsiasi analisi da dei dottori, è stata portata di forza all’aeroporto di Tokyo dai rappresentanti della delegazione olimpica (uno psicologo e un rappresentante della Federazione bielorussa) per obbligarla a imbarcarsi sul primo volo della Turkish Airline e rimpatriarla. La bielorussa ha quindi pubblicato un nuovo video, facendo un appello al Comitato Olimpico Internazionale: “Chiedo aiuto al CIO, mi sono state fatte pressioni e stanno cercando di portarmi fuori dal Paese senza il mio consenso: chiedo quindi al CIO di intervenire per questo”.

È qui che la questione è diventata di rilevanza mediatica internazionale, con diverse testate e televisioni che si sono subito recate all’aeroporto (compresa la NHK World, la più importate televisione giapponese). Anche il CIO è intervenuto, richiedendo delle spiegazioni agli alti dirigenti della Federazione Olimpica bielorussa, mentre alcuni paesi come la Polonia si sono messi a disposizione per offrire asilo politico alla Tsimanouskaya, evidentemente a rischio di ritorsioni in patria. Secondo gli ultimi aggiornamenti, però, il volo della Turkish Airlines sarebbe partito senza di lei a bordo e al momento la situazione sarebbe sotto indagine, con l’atleta posta sotto la protezione della polizia di Tokyo, mentre funzionari del Ministero degli Esteri giapponese e del CIO si starebbero mobilitando per riportarla al Villaggio Olimpico.