Il calcio a 11 maschile ha ancora senso alle Olimpiadi?
La fine della fase a gironi del calcio a 11 maschile alle Olimpiadi di Tokyo 2020 è coincisa con alcuni, abbastanza sorprendenti colpi di scena: Francia, Germania e Argentina, normalmente tre “big” di livello di questo sport, hanno già salutato il torneo, concludendo finalmente un’esperienza da dimenticare al più presto. Dovevano essere sulla carta tra le candidate principali alla vittoria, assieme a Spagna e Brasile, e invece si sono dimostrate autentiche delusioni, mai in grado di convincere davvero e di dimostrare di meritare anche soltanto un posto ai quarti di finale.
Un discorso che vale tanto più per la Francia, riuscita a conquistare appena tre punti con un faticosissimo 4-3 rifilato al Sudafrica arrivato ultimo nel girone, ma con un passivo complessiva di ben 11 gol subiti, a cui ha contribuito ovviamente anche l’ultima, umiliante sconfitta subita contro il Giappone per 4-0. Non è andata certo meglio alla Germania, arrivata terza con 4 punti alle spalle del Brasile e della sorpresa Costa d’Avorio, dimostratasi ben più vogliosa e decisa di proseguire il proprio percorso e onorare queste Olimpiadi. Così come ha sorpreso, infine, vedere l’Argentina già eliminata in favore del non certo irresistibile Egitto, seppur solo a causa di una peggior differenza reti.
Les #JeuxOlympiques s’arrêtent là pour nos Bleus qui s’inclinent face au Japon 🇯🇵 #FRAJAP pic.twitter.com/5MGvDGvk7X
— Equipe de France ⭐⭐ (@equipedefrance) July 28, 2021
Tre (dis)avventure unite da un comune fattore: nessuna delle tre Nazionali è sembrata davvero mai convinta di poter fare bene a queste Olimpiadi. Nelle rose di Francia, Germania e Argentina c’è stato spazio sostanzialmente per giovani più o meno sconosciuti, decisi a provare a sfruttare una vetrina in passato sfruttata da diversi futuri campioni (Messi, Neymar, Aguero, Di Maria, Marcelo, Tevez, Rossi, Gabriel Jesus, Gnabry, per citarne solo alcuni degli ultimi decenni), accompagnati da elementi di notevole esperienza alla ricerca di un’ultima scintilla con la propria Nazionale. Ma di talento se ne è visto ben poco, anche perché diversi club, di alcuni paesi in particolare (Francia e Germania su tutti), si sono opposti alla partenza di propri tesserati per Tokyo, con il timore di ritardare la preparazione, o peggio di ritrovarsi gli infortuni, dei giocatori più giovani e talentuosi in rosa a poche settimane dall’avvio della nuova stagione.
Il risultato delle diverse politiche adottate da Federazioni più o meno in pressione sui club e Nazionali è stato evidente: il calcio maschile alle Olimpiadi 2020 si è trasformato in un mix insapore di squadre estremamente ricche di elementi di grande qualità e decise a fare una bella figura e di Nazionali palesemente disinteressate, quasi come se la partecipazione al torneo fosse più un peso che un motivo d’orgoglio.
In questo senso, Spagna e Francia sono i casi emblematici di questi due fronti opposti. Da una parte, le Furie Rosse si sono presentate con una rosa carica di elementi prelevati direttamente dalla squadra scesa in campo agli Europei appena conclusi, la potenziale colonna vertebrale della Nazionale spagnola che verrà: Unai Simon, Garcia, Torres, Pedri, Asensio, Olmo, Oyarzabal. Senza dimenticare altri giocatori destinati a far parlare di sé come Cuccurella, Bryan Gil e Soler. Dall’altra, una Francia trascinata di fatto dal veterano Gignac e composta da un crogiolo di giovani provenienti da club di medio-bassa fascia della Ligue 1. E non che mancasse potenzialmente il talento ai Blues, considerando la possibilità di schierare giocatori già riusciti a imporsi a livello nazionale e internazionale come Camavinga, Saliba, Sarr, Caqueret, Lihadji. Ma il ct Ripoli ha dovuto fare i conti con il “no” dei club di appartenenza, vedendosi così costretto ad affidarsi ad altri elementi di minor spessore. Tutti giocatori che difficilmente vedremo in futuro con la maglia della Nazionale maggiore.
Difficile, insomma, dare torto a Gignac, quasi imbarazzato nelle interviste successive al doloroso poker subito contro il Giappone ieri: “Ci abbiamo provato, abbiamo dato tutto, ma le squadre sono pronte, collettivamente e fisicamente. Non ci sono scuse, ma abbiamo visto oggi una squadra che gioca in casa, che vuole vincere i Giochi e che ha portato un gruppo importante (il Giappone, ndr), così come il Messico. Spero che nel 2024, visto che giocheremo in casa, verrà allestita una squadra in grado di arrivare il più avanti possibile. Boicottare dei Giochi così e mettere in difficoltà il tuo Paese, non è proprio il massimo.”