Nel segno dell’ibrido. Questo aggettivo rischia seriamente di diventare la parola dominante in Formula 1. Lo è sicuramente da quando nel 2014 i motori sono divenuti un ibrido tra un’unità a combustione e una turbocompressa. Lo potrebbe essere ancora di più osservando il primo prototipo di Formula 1 2022 presentato la scorsa settimana sul circuito di Silverstone, in Gran Bretagna.
Rinviate di un anno a causa dell’emergenza coronavirus, le nuove regole andranno in vigore dalla prossima stagione e sono state – finalmente – trasportate dalla carta a una monoposto. Monoposto che, a detta dei più, è sembrata essere un altro “ibrido” tra due auto da corsa già conosciute agli appassionati. La nuova forma delle ali, sia quella anteriore che la corrispettiva posteriore, e le paratie che “accompagnano” le nuove gomme da 18 pollici anteriori, ricordano nettamente una Indycar (le vetture del principale campionato automobilistico statunitense a ruote scoperte) dei primi anni ’90, come si evince dall’immagine seguente della Lola T9300-Ford portata a trionfo da Nigel Mansell nel campionato 1993.
Le pance strette e il musetto “schiacciato” che torna a essere tutt’uno con l’alettone anteriore, invece, hanno subito richiamato alla mente una “papera”. Affettuoso nomignolo della Ferrari 640, progettata dal grande John Barnard e pilotata da Berger e Mansell (sempre lui) nel Mondiale di F1 1989, proprio perché il musetto della vettura ricordava questo pennuto.
Diverse le reazioni dei piloti a questo prototipo, che spaziano dall’interessamento al divertito (non sono sfuggite all’occhio indiscreto delle macchine fotografiche le risate di Sebastian Vettel). Ora due sono i quesiti: vedremo un livellamento delle prestazioni e vedremo vetture tutte uguali? Alla prima domanda, saprà rispondere la pista l’anno prossimo. Alla seconda, vedremo cosa penserà Adrian Newey.