EUROTONFI – #35: da 3-0 a 3-4, la Viola si inchina a un Borussia ineluttabile
Seconda competizione europea per club, per un decennio la Coppa UEFA ha avuto le sembianze della Coppa Italia: 8 vittorie, 10 finali, 4 “derby” in finale tra l’89 e il ’99 per il calcio tricolore, che in Coppa UEFA sprigionava lo strapotere di un Campionato all’epoca saldamente ai vertici del calcio continentale.
Nel nuovo Millennio, però, questo feeling si è bruscamente interrotto: da doppione della Coppa Italia, la Coppa UEFA si è tramutata in genitrice di amarezze e cocenti delusioni, che ci apprestiamo a raccontare nella speranza di vedere presto interrotto un digiuno divenuto oramai ventennale.
La stagione 2016/2017 è la seconda sulla panchina della Fiorentina per il portoghese Paulo Sousa; protagonista del ciclo di successi juventini di fine anni ’90, l’ex-centrocampista lusitano riesce nella sua prima stagione sulle rive dell’Arno a “cancellare” l’etichetta di juventino con cui parte del tifo viola l’aveva accolto grazie a una sfavillante prima parte della sua esperienza in Serie A. La squadra però nella seconda metà della stagione 2015/2016 ha una forte involuzione e, dopo aver guidato la classifica nel girone di andata, finisce per chiudere al 5/o posto in Campionato. La stagione successiva si rivelerà meno esaltante per la Viola che, in Europa League, incasserà una sconfitta bruciante ma meritata: ai Sedicesimi di Europa League, infatti, la Fiorentina incasserà in rimonta un poker dal Borussia Mönchengladbach.
LA SQUADRA: FIORENTINA
Movimentato, ma di profilo moderato, il calcio-mercato della Fiorentina della seconda stagione di Paulo Sousa in riva all’Arno. Dal Jagiellonia arriva un giovanissimo Dragowski così come di talento è l’investimento fatto su Ianis Hagi (figlio d’arte) del Viitorul Constanța; in difesa vengono ingaggiati anche Milić e Diks, mentre in prestito vengono tesserati De Maio, Oliveira e Salcedo. Carlos Sanchéz aggiunge polmoni in mediana sbarcando a Firenze in prestito dall’Aston Villa, mentre oramai fuori dal progetto tecnico tornano mestamente alla base per salutare ancora Mario Gómez (tornato dal Beşiktaş e ceduto al Wolfsburg) e Giuseppe Rossi (di ritorno dal prestito dal Levante e di nuovo girato in Spagna, al Celta Vigo). In uscita salutano anche Błaszczykowski, Roncaglia, Matì Fernandez e Marcos Alonso.
La squadra di Sousa può contare su alcune individualità di notevole spessore, tecnicamente o per carisma: Gonzalo Rodríguez, Milan Badelj, Matias Vecino e Borja Valero, mentre Chiesa e Bernardeschi sono i due giovani più talentuosi in un fronte offensivo nel quale Kalinić è il fulcro del gioco. L’esordio in Campionato vede i ragazzi di Paulo Sousa cedere di misura allo Juventus Stadium, e in generale marciare a passo altalenante finendo presto per impelagarsi a metà classifica: nella seconda frazione del girone di andata Gonzalo Rodríguez e co. scalano comunque marcia, e nonostante qualche passo falso come il pari interno con il Crotone chiudono ottavi il girone di andata tenendosi a contatto con la zona Europa. Il girone di ritorno si apre con il 2-1 alla Juventus, centrato da una Fiorentina che nonostante il rovinoso tracollo di Roma (0-4 all’Olimpico con i giallorossi) alla vigilia della sfida con il Borussia Mönchengladbach è in lotta per la zona Europa.
In Europa League il Girone J vede la Fiorentina sorteggiata con PAOK Salonicco, Qarabağ e Slovan Liberec; dopo il pari a reti inviolate al Toumba di Salonicco i ragazzi di Sousa demoliscono senza troppi patemi Qarabağ e Slovan Liberec (due volte) prendendosi la vetta del gironcino. Alla 5/a l’inaspettato inciampo interno con il PAOK per 2-3 impedisce alla Viola di festeggiare con anticipo la qualificazione al turno successivo, ma alla 6/a i toscani dovrebbero perdere con quattro gol di scarto in Azerbaijan per non passare il turno (con il PAOK che, contemporaneamente, dovrebbe liquidare lo Slovan Liberec). A scanso di equivoci la Viola si impone 2-1 in casa del Qarabağ, con il PAOK che vince 2-0 in Grecia con lo Slovan e si qualifica a braccetto con la Fiorentina. Ai Sedicesimi, per Gonzalo Rodríguez e co. c’è un Sedicesimo “di ferro” con il Borussia Mönchengladbach.
L’AVVERSARIO: BORUSSIA MONCHENGLADBACH
Il Borussia Mönchengladbach 2016/2017 ha due diversi padri: André Schubert e Dieter Hecking. Il primo, subentrato in corsa nella stagione 2015/2016, siede sulla panchina dei Fohlen in veste di successore di Lucien Favre; i bianconeri registrano in estate alcuni addii importanti, come quelli di Martin Stranzl (ritiratosi), Granit Xhaka (all’Arsenal per 45 M €), Nordveitd (West Ham a parametro zero) e Martin Hinteregger (che a fine prestito fa ritorno al RedBull Salisburgo). In entrata rimpolpano le fila bianconere Doucouré e Vestergaard in difesa, Kramer dal Bayer Leverkusen a centrocampo e Drmić dall’Amburgo in attacco. La rosa di Schubert, oltre ai nuovi acquisti, presenta altre notevoli individualità: è il caso dell’affidabile Sommer in porta, Dahoud in mediana, Hazard Jr. L’uomo copertina, però, è Lars Stindl: leader tecnico e carismatico dei bianconeri, del Borussia è anche capitano.
Dopo un ottimo avvio di Campionato (3 vittorie e 1 pari nelle prime 5), il Borussia infila una striscia da incubo: 3 pareggi e 5 k.o. fanno precipitare incredibilmente il Fohlen in zona retrocessione con 13 punti in 13 partite. La vittoria con il Mainz è un brodino per Schubert, che non fa in tempo a mangiare il panettone: seguono, infatti, due sconfitte e un pari con il tecnico del Borussia che viene sollevato dall’incarico il 21 dicembre del 2016. Al posto di Schubert arriva Dieter Hecking, vecchia conoscenza di Eurotonfi; la cura Hecking funziona alla grande, per un Borussia che fa 9 punti nelle tre sfide che precedono l’incrocio di Europa League con la Fiorentina.
In Europa League il Borussia ci arriva “precipitandoci” dalla Champions League. La Fase a Gironi di Champions i Fohlen se la prendono demolendo lo Young Boys nei playoff; l’ingresso trionfale tra le magnifiche 32 d’Europa (9 a 2 agli svizzeri) non è però seguito da un altrettanto grandiosa performance nel groupstage anche per un sorteggio a dir poco sfortunato che inserisce i tedeschi nello stesso raggruppamento di Barcellona, Manchester City e Celtic Glasgow. All’Etihad con i Citiziens la Champions League del Borussia inizia malissimo, con uno 0-4, e prosegue con la sconfitta in rimonta subita a Mönchengladbach per 2-1 dal Barcellona; la chiave di volta è, evidentemente, la doppia sfida con il Celtic dalla quale il Borussia estrapola quattro punti (2-0 ad Hampden Park, 1-1 in Germania), mentre il punto strappato al City in Germania è il penultimo atto prima dello 0-4 del Camp Nou che non preclude al Borussia il 3/o posto finale.
LA DOPPIA SFIDA
Al Borussia Park Sousa opta per un 3-4-2-1 nel quale Gonzalo Rodríguez guida la difesa, mentre Badelj e Vecino garantiscono fosforo e fiato alla mediana e sul fronte offensivo Borja Valero e Bernardeschi hanno il compito di innescare Kalinić. Nel Borussia, invece, Hecking sceglie un 4-4-2 nel quale Stindl e Hazard giocano di punta, con Hoffman e Johnson sugli esterni.
Come da tradizione tedesca, senza fare troppi calcoli il Borussia pensa a fare gol. I bianconeri prendono subito le redini dell’incontro in mano, anche grazie all’atteggiamento di una Fiorentina disposta a giocare di rimessa; dalle parti di Tătărușanu c’è subito molto fermento, con Hermann che al 13′ impegna il portiere romeno dopo una bella assistenza di Hazard. Quello di Hermann è solo il primo squillo di una gara a forti tinte bianconere, con il Borussia che in chiusura di tempo paga amaramente dazio per le proprie polveri bagnate: dopo una colossale occasione sciupata da Stindl e un legno di Johnson, infatti, Bernardeschi ammutolisce il Borussia Park con una punizione capolavoro che si spegne sotto l’incrocio destro della porta di Sommer.
In vantaggio su una delle poche transizioni offensive della propria partita, la Fiorentina vede la gara apparecchiata sui binari desiderati; nel secondo tempo i toscani riescono a fronteggiare meglio il forcing del Borussia, che dopo una fase di stanca torna a farsi pressante nel finale quando l’ingresso di Drmić dà un rinnovato peso specifico all’attacco del Borussia, che ora consta di una vera punta. Tanta inquietudine, ma pochi spaventi veri per Tătărușanu: la banda di Sousa si regala il primo successo in Germania della propria storia, nonché il primo di un’italiana in casa del Borussia. La doppia “prima volta”, al fischio finale, sembra un ottimo viatico per la gara del Franchi.
A Firenze, una settimana più tardi, la Fiorentina di Paulo Sousa può farsi forza di un successo “cinico” ma pesantissimo; venti dei ventidue protagonisti sono gli stessi del Borussia Park, con Chiesa nella Fiorentina e Hoffman nel Borussia rispettivamente in campo sugli esterni di centrocampo al posto di Tello e Johnson. Il Borussia è determinato a ribaltare il troppo severo 0-1 casalingo, e va vicino a riequilibrare la contesa con Vestergaard al 7′: è il legno, oltre che una deviazione di Astori, a negare al danese la gioia personale. Superato il pericolo la Fiorentina si scuote e, pur in presenza di un Borussia guerrigliero, passa in vantaggio con Kalinić ispirato da un ottimo Bernardeschi; un giovanissimo Chiesa sciupa il possibile 2-0, ma a far esultare i locali ci pensa Vestergaard che con un incomprensibile scivolone da una situazione di possesso palla spalanca la porta a un incredulo Borja Valero, che comodamente infila il 2-0.
Sembra una notte magica per la Fiorentina, aiutata da un pizzico di buona sorte; il Borussia, però, non ha intenzione di rassegnarsi alla sconfitta e spinge sull’acceleratore fino a trovare sul gong del primo tempo il rigore che Stindl trasforma. Nessuno lo sospetta mentre le squadre imboccano il tunnel del Franchi per godersi un bicchiere di acqua fresca ma, quello del 2-1, è il gol che certifica l’inizio del tracollo gigliato. Il Borussia esce dagli spogliatoi schiumante di rabbia sportiva, e al 2′ della ripresa perviene al pari ancora con Stindl, bravo a insaccare dopo un miracolo di Tătărușanu su Drmić. Il gol a freddo manda in tilt la Viola, e gasa esponenzialmente il Borussia: i Fohlen sono a un passo da una clamorosa rimonta, che completano al 55′ con la tripletta di Stindl sugli sviluppi di calcio piazzato mentre al 60′ Christiensen insacca il poker di testa gelando un Frachi attonito.
In quindici minuti la Fiorentina getta via l’Europa League e, probabilmente, la stagione. Letteralmente demolita dal Borussia la squadra di Paulo Sousa non va mai vicino a riaprire il discorso qualificazione aldilà di un legno centrato da Iličić e abbandona il campo tra i fischi di un Franchi letteralmente frastornato dalla piega improvvisa presa dalla gara con i tedeschi. Agli Ottavi, con grandissimo merito, va un Borussia famelico e mai domo.
…E POI?
Il ritorno in Serie A per i Viola presenta qualche scoria; al primo turno di Campionato, dopo la debacle con il Borussia, i ragazzi di Paulo Sousa si fanno rimontare due reti dal Torino di Andrea Belotti e dopo il pari a reti inviolate con l’Atalanta centrano due successi in zona Cesarini con Cagliari e Crotone. All’interno di una stagione travagliata, e segnata dal pesante rovescio europeo oltre che da un altalenante percorso in Serie A, la sconfitta interna con l’Empoli al 93′ (decide Pasqual allo scadere) fa precipitare i toscani a 6 punti dalla zona Europa a 6 giornate dalla fine. Sembra tutto finito in casa Viola, ma gli alti e bassi del Milan tengono in corsa i gigliati che alla 36/a giornata sono lontani un solo punto dal 6/o posto; a spegnere definitivamente le velleità d’Europa di Bernardeschi e co. è uno spietato Napoli, che demolisce 4-1 i Viola al San Paolo e li estromette dall’Europa con una giornata di anticipo. A fine Campionato, inevitabilmente, Paulo Sousa saluterà Firenze lasciando la panchina a Stefano Pioli.
Il Borussia Mönchengladbach non avrà molta più fortuna della Fiorentina in Europa League; agli Ottavi, infatti, i Fohlen incrociano le lame in un derby tutto tedesco con lo Schalke 04, a cui strappa un 1-1 in trasferta nella gara di andata salvo poi vanificare un doppio vantaggio al Borussia Park con il 2-2 della gara di ritorno che ai Quarti di Finale ci spedisce la compagine di Gelsenkirchen. In patria, invece, sotto la guida di Dieter Hecking il Borussia abbandonerà ben presto la zona rossa della classifica non riuscendo però, anche per la partenza ad handicap, ad andare oltre il 9/o posto finale in Bundesliga.
L’Europa League 2016/2017, come già raccontato, è uno dei tre trofei conquistati da Mourinho nel corso della propria esperienza allo United; i Red Devils, in Finale, liquidano senza troppi patemi 2-0 l’Ajax con i gol di Pogba e Mkhitaryan. Nel contingente italiano, invece, la Roma è la squadra che si spinge più avanti in Europa League pur fermandosi al cospetto del Lione agli Ottavi mentre Inter e Sassuolo non riescono ad andare oltre la Fase a Gironi.
EUROTONFI – L’Italia e la Coppa UEFA: ci eravamo tanto amati