Poteva essere una giornata trionfale per il tennis italiano, ma nonostante la sconfitta di Berrettini non si può certo parlare di delusione. Perdere a Wimbledon contro Djokovic, uno che in questo periodo pratica un altro sport, è una cosa all’ordine del giorno quasi per tutti. Il primo set vinto aveva un po’ illuso tutti prima che il serbo rimontasse il nostro tennista grazie ai suoi recuperi da una parte all’altra del campo.
Grazie al 20% di share televisivo, gli italiani hanno potuto conoscere meglio Matteo Berrettini, 26 anni e sicuramente protagonista delle prossime stagioni ATP. Il Belpaese è però famoso per esaltarsi con poco e abbattersi con ancora meno: l’esempio più lampante si chiama Gianluigi Quinzi, ritiratosi ancora giovanissimo colpevole di ave “sprecato” tutto il suo talento messo in mostra in un’edizione juniores dello slam londinese. Il movimento azzurro deve fare i complimenti a Berrettini per un traguardo storico, ma deve anche essere conscio che in futuro ci potranno essere molti altri momenti come quello di ieri.
L’Italia del tennis può infatti contare su una pattuglia niente male con Fognini, Sinner, Musetti e Sonego. Le maggiori speranze sono riposte nell’altoatesino, capace di raggiungere una finale ATP 1000 a meno di 20 anni e in grado di competere contro molti top ten. Nelle ultime settimane è un po’ sparito dai radar: come mai? Semplice, Sinner non è di certo un erbivoro e ha ancora bisogno di tempo per apprendere uno stile di gioco molto diverso dal suo. Stesso discorso per Sonego e Musetti, mentre Fognini è molto più duttile grazie soprattutto ad una maggiore esperienza.
Nell’anno dell’esplosione definitiva di Sinner però il palcoscenico principale se l’è preso Berrettini: il suo servizio potente e il diritto pesante calzano a pennello per Wimbledon, ma non solo. Il romano infatti la settimana antecedente allo slam londinese aveva portato a casa il prestigioso torneo del Queen’s, sempre su erba, e quindi la finale raggiunta a Londra non rappresenta una vera e propria sorpresa. Matteo infatti attualmente sulle superfici veloci se la può giocare contro chiunque, Djokovic escluso.
I prossimi anni saranno floridi per l’Italia del tennis, ma dobbiamo stare attenti a non disperdere tutto questo patrimonio. Non ammazziamo di critiche Berrettini se il prossimo torneo uscirà precocemente o non paragoniamo Sinner come un nuovo fenomeno dopo la prima importante affermazione: la loro crescita è evidente e sotto gli occhi di tutti, ma il tempo è l’unico strumento che ci permetterà di giudicarli. Djokovic, Federer e Nadal ne sono un esempio calzante: tutti e tre hanno avuto periodi bui durante la carriera con molti addetti ai lavori che li spingevano verso il ritiro; loro, da campioni assoluti, sono tornati per vincere ancora e infrangere altri record.