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Superfluo commentare Inghilterra-Italia: l’abbiamo vista tutti, e ognuno si sarà sicuramente fatto un’idea. Nessuna opinione sarà più giusta o più sbagliata di un’altra, stavolta: avremo, noi che l’abbiamo alzata al cielo sotto gli occhi dei tanti che volevano restasse lì, visioni differenti su chi ha giocato bene o male, su chi avrebbe dovuto essere sostituito, perfino chi avrebbe dovuto battere il primo rigore. È normale. Ma conta qualcosa? No: conta veramente nulla, adesso. Ora, contano solo le emozioni.

A fine partita, con gli amici che erano con me (e sono stati a soffrire con me per 120 minuti e oltre) ho scelto di scendere in strada. Immagino l’abbiate fatto anche voi. Ho visto un paese libero, finalmente; un paese orgoglioso, e in festa. Come non succedeva da troppo tempo; sicuramente da almeno due anni, pandemicamente parlando. Poi vabeh: dovessimo farlo “calcisticamente”, dovremmo andare ancor più dietro nel tempo, a quando nel novembre del 2017 la Svezia ci eliminò dal mondiale 2018 pareggiando 0-0 in un San Siro di una bellezza straordinaria.

Ma ne è passato di tempo. A guardarci indietro adesso, pensando a Ventura, Tavecchio, quella conferenza stampa paradossale, quel dolore di non poter essere in Russia, sembra come parlare del paleolitico. In 5 anni, siamo passati dall’inferno al paradiso; con un coronavirus di mezzo, e una ricostruzione che a Mancini bisognerebbe conferire una laurea in ingegneria calcistica. E che bello, quell’abbraccio con Vialli, ma vabeh: stiamo divagando. Concentriamoci sulle emozioni, oggi: non sulle opinioni. Adesso, deve vibrare l’anima azzurra.

Da nord a sud, da est a ovest: le immagini dei nostri inviati in giro per l’Italia: