Primo Piano

Pallone in Soffitta – Di Zola, Wembley e Inghilterra-Italia

La tradizione della Nazionale italiana contro l’Inghilterra ha sempre vissuto pagine affascinanti, compresa quella che per decenni vedeva resistere quell’alone di invincibilità per i sudditi della Regina Elisabetta. Dopo aver infranto il tabù nel 1973 in amichevole, gli azzurri fecero il bis nel ’97 ma con in palio qualcosa di importante. Ripeschiamo dalla memoria quando il piccolo Gianfranco Zola stese i Tre Leoni a Wembley, trovando tutti i corsi e i ricorsi storici in vista della finalissima di Euro 2020.

12 febbraio 1997

Qualificazioni al Mondiale di Francia ’98. L’Italia è inserita nel girone insieme a Georgia, Inghilterra, Moldavia e Polonia. Sulla carta un gruppo agevole per gli azzurri: subito due successi con le repubbliche ex sovietiche, con la punta della Juventus Fabrizio Ravanelli in grande spolvero. Si arriva al terzo impegno, nel frattempo è avvenuto l’avvicendamento tra Sacchi e Cesare Maldini. Il 12 febbraio 1997 la Nazionale viene ricevuta a Wembley, uno dei templi del calcio, dall’Inghilterra che è appaiata a pari punti.

I padroni di casa

I bianchi di Glenn Hoddle sono un’ottima squadra e presentano diverse individualità di spicco: dal mastino Gary Neville al navigato <Psycho> Pearce, dai talentuosi Beckham e McManaman all’implacabile bomber Shearer. Quel giorno in campo, per una rara recita, anche il leggendario campione del Southampton Le Tissier

Gli azzurri

Cesarone schiera l’Italia con il libero, Costacurta, davanti a Peruzzi. Difesa a quattro con Di Livio, Ferrara, Cannavaro e Maldini. Equilibrato mix tra muscoli – Di Matteo e Dino Baggio – e fosforo (Albertini) in mediana, a sostegno della coppia Zola-Casiraghi. Solidità, esperienza e talento da opporre agli inglesi, che da qualche tempo ospitano Di Matteo e Zola al Chelsea e Ravanelli al Middlesbrough. Si sarebbero uniti altri connazionali di lì a breve (LEGGI QUI). Completavano la rosa azzurra a Wembley Toldo, Nesta, Benarrivo, Fuser, Del Piero, Chiesa e il citato <Silver Fox>. Fresi, Panucci, Carboni si accomodarono in tribuna.

Curiosità

Attorno a quella gara dal peso specifico importante, che metteva in palio punti decisivi sulla strada iridata, anche alcune curiosità degne di nota: le riporta Guerin Sportivo del 14-19 febbraio 1997. Ad esempio, Chiesa che scommise un milioncino (cifra non confermata) sul gol vincente di Dino Baggio; lo spazio sulla stampa londinese attorno alla bellezza dei calciatori italiani, Maldini junior in testa; il premio-qualificazione al Mondiale discusso dai calciatori con la Federazione, 150-160 milioni tirando su la posta; l’ammirazione diffusa nei confronti di Zola, assurto ai livelli di popolarità di un certo Éric Cantona.

Il gol di <Magic Box>

Al ventesimo minuto del primo tempo, Costacurta effettua un lancio in verticale verso Zola che è scattato in profondità. Il campione di Oliena addomestica in corsa con il sinistro con uno stop a seguire, spostandosi il pallone leggermente di lato. Il gigantesco Sol Campbell gli sta alle costole, però Zola proprio con quel pregevole stop gli ruba quel paio di metri decisivi per concludere: destro sul primo palo e Walker battuto. Una rete di pregevole fattura, come si diceva una volta. Il numero 11 azzurro scatena il delirio della banda azzurra, un gol fondamentale soprattutto per motivi storici: dopo il celebre 1-0 firmato da Capello nel ’73, stavolta è Zola a espugnare Wembley. Ora, con tre punti in palio. Tuttavia, il girone alla fine lo avrebbe vinto l’Inghilterra e Italia avanti solo grazie al playoff con la Russia.

Eredità e cabala

La rete realizzata quel 12 febbraio 1997 sarà destinata a rimanere il più luminoso ricordo in Nazionale nella carriera di Gianfranco Zola, non esattamente fortunato con la maglia azzurra. Anche perché, dopo la beffarda espulsione al Mondiale ’94 contro la Nigeria, c’era stato il rigore sbagliato con la Germania a Euro ’96. E, nonostante quella prodezza londinese, <Magic Box> in Francia poi non ci sarebbe andato. Anche se il vecchio Wembley oggi non esiste più, che il successo di ventiquattro anni fa sia di buon auspicio per gli azzurri di Mancini: domenica 11 luglio contenderanno all’Inghilterra di Gareth Southgate – che nel ’97 prese parte al match da panchinaro – la corona continentale nell’atto finale di Euro 2020.