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Quelle lacrime di Spinazzola

Prestazione sublime, Belgio ridimensionato, Chiellini gigante, Jorginho mostruoso, Barella ha fatto un gol pazzesco, Insigne ci ha fatto emozionare con quella pennellata finita alle spalle nientemeno che di Thibaut Courtois. Perfetto, il lavoro di Mancini: questa è una Nazionale che non perde da 32 partite. Ci rendiamo conto? 32 partite senza patire una sconfitta.

“32”. Sarebbe un numero stupendo, se non fosse che è anche il minuto in cui il tendine di Spinazzola è saltato, nel momento in cui non doveva: cioè, capiamoci: un tendine d’Achille non dovrebbe saltare mai, ma figuriamoci in questo modo e in quel momento: 32esimo del secondo tempo, Spinazzola corre, come fa sempre, come è pagato per fare, e corre sulla fascia sinistra – come sempre – e a un certo punto, il buio.

Chissà ora. Sicuramente il resto degli Europei li guarderà e non li giocherà, peccato. L’Italia perde un elemento dei migliori, forse l’unico terzino in Europa che si ricordi ancora cosa vuol dire saltare l’uomo. Che siano lacrime non di disperazione, però; solo di dispiacere. Perché lui è forte e tornerà. E perché se gli azzurri giocheranno con la Spagna, in semifinale, a Euro2020, con una nazionale favorita soprattutto per l’enorme lavoro di Mancini – perché a guardare le convocazioni chi avrebbe mai scommesso un centesimo che si fosse andati così, lisci e spediti – beh: se l’Italia è là, ora, proprio ora, (non svegliateci!) a giocarsi l’accesso alla finale, se l’Italia è attualmente una delle migliori quattro d’Europa, dopo il tracollo del 2017, i mancati mondiali del 2018, una pandemia lunga e debilitante, beh, Spina: è anche merito tuo.

A testa alta con la Spagna. Che sicuro avrà paura di noi.