Gli arbitri de La Liga, prima e seconda divisione, diventeranno professionisti la prossima stagione. Una svolta epocale per la crescita del calcio spagnolo da ogni punto di vista. L’arbitraggio è una parte importante di questo sport e soprattutto della qualità di un campionato. Le abilità tecniche di un giudice di gara possono plasmare lo spettacolo di ogni singola partita.
La Liga negli ultimi anno ha migliorato le proprie infrastrutture, ha dominato con le sue squadre in Europa, ha massimizzato l’esportazione dei diritti del campionato all’estero e oggi con questo primo passo verso il professionismo degli arbitri cercherà di aumentare la qualità del prodotto. Ricordiamo che in fatto di innovazioni il torneo iberico è stato il primo a implementare il Replay 360 nel calcio nel 2016 durante un Clásico.
In un documento di 16 pagine (in mano al quotidiano spagnolo Sport) la RFEF, che di fatto assumerà gli arbitri de La Liga, ha quindi stabilito retribuzioni, obblighi e spiegazioni di ogni genere.
Partendo dagli obblighi, gli arbitri diventeranno degli atleti a tutto tondo, perché dovranno misurare l’indice di massa corporea ogni mese, facendo attenzione quindi al peso, proprio come qualsiasi atleta. Dovranno condurre una dieta ancora più attenta rispetto a quella di oggi e dovranno fare attenzione a dormire tanto e bene.
Con 6 sessioni di allenamento a settimana, gli ufficiali di gara dovranno lavorare su vari livelli di carichi. Oltre ai soliti raduni dove dovranno misurare la propria efficienza nella corsa, con vari test fisici, i parametri registrati durante la settimana di allenamento dovranno essere inviati al Comité técnico de árbitros (CTA).
Ovviamente non bisogna dimenticare le riunioni tecniche, dove ci si confronta su varie situazioni a video e si studiano le tattiche per muoversi dentro al campo. Superfluo dire che gli arbitri dovranno rimanere in costante aggiornamento sulle regole, in caso contrario non saranno designati, come già succede oggi.
Tuttavia non si limita tutto alla preparazione, ma il CTA sta pensando di istituire dei post-partita più costruttivi. Oltre alla possibilità di poter fare delle interviste in TV, cosa che già succede in Spagna in piccole quantità, gli arbitri dovranno auto-analizzare l’ultima gara diretta entro 48 ore dalla fine della stessa. Oggi esiste già la revisione assieme all’osservatore, mentre dalla stagione prossima sarà proprio lo stesso arbitro a evidenziare i propri errori.
Voltando pagina verso le retribuzioni, gli arbitri de La Liga guadagneranno annualmente una cifra lorda fissa di 114.121 euro, divisa in dieci tranches e dalla quale dovranno essere detratto il contributo di sicurezza sociale. Questa cifra fissa andrà integrata alla cifra lorda per i diritti d’immagine pari a 22.842 euro e ai compensi singoli per ogni partita.
In questo modo gli arbitri de La Liga avranno introiti che raddoppieranno rispetto a prima. Prendiamo per esempio Mateu Lahoz che lo scorso anno ha diretto in campionato 18 gare, ricevendo quindi 77.400 euro di compensi per una stagione. Con la base fissa riceverebbe invece circa 180.000 euro lordi annui, dai quali ovviamente c’è da detrarre il contributo di sicurezza sociale che assicura agli arbitri infortunati una paga dimezzata.
Tuttavia non si sta parlando di milioni di euro, seppur siano delle buone paghe, quindi questo aumento è più che legittimo in un calcio così ricco. Inoltre una carriera arbitrale di alto livello dura all’incirca 15-20 anni. Di media gli arbitri ne La Liga debutta verso i 30 anni e si ritirano dopo i 45. Anche se in Spagna nel 2020 è stato tolto il limite d’età, che in Italia persiste con qualche eccezione, in pochi riusciranno a mantenere uno standard fisico accettabile oltre i 50 anni.
Con il professionismo arriverà anche la professione unica di arbitro. Chi firmerà il nuovo contratto con la RFEF, tutti gli arbitri con almeno 9 anni di esperienza in generale e con almeno 1 anno nella seconda divisione, non potranno più condurre altri lavori. Dalla loro parte gli arbitri avranno almeno il pagamento delle tasse che potrebbe portare a usufruire di una sorta di pensione in futuro.