Seconda competizione europea per club, per un decennio la Coppa UEFA ha avuto le sembianze della Coppa Italia: 8 vittorie, 10 finali, 4 “derby” in finale tra l’89 e il ’99 per il calcio tricolore, che in Coppa UEFA sprigionava lo strapotere di un Campionato all’epoca saldamente ai vertici del calcio continentale.
Nel nuovo Millennio, però, questo feeling si è bruscamente interrotto: da doppione della Coppa Italia, la Coppa UEFA si è tramutata in genitrice di amarezze e cocenti delusioni, che ci apprestiamo a raccontare nella speranza di vedere presto interrotto un digiuno divenuto oramai ventennale.
Di quanta fatica si sia fatta in casa Inter nel post-Triplete abbiamo, tra un Eurotonfo e l’altro, già avuto modo di raccontare. Salutato Mourinho, e anche Moratti, il club nerazzurro dal 2016/2017 è in mano al gruppo Suning (con Erick Thohir in veste presidenziale) mentre in panchina Roberto Mancini vive un ritorno di fiamma molto meno esaltante rispetto alla prima parentesi nerazzurra. In Europa, dalla notte di Marsiglia a quella di Wolfsburg, passando per il rovescio interno con lo Schalke 04 non mancano i momenti bui per l’Inter che, però, forse il punto più basso lo tocca nell’edizione 2016/2017 di Europa League: quella nella quale arriva 4/a nella Fase a Gironi.
LA SQUADRA: INTER
L’inizio non è di quelli indimenticabili in casa Suning (o forse si): Roberto Mancini, a valle di una seconda esperienza interista non indimenticabile ed evidentemente non in sintonia con la nuova dirigenza, saluta a fine luglio la compagnia. L’Inter punta forte su Frank de Boer, libero da impegni contrattuali dopo aver concluso un ciclo quinquennale con l’Ajax. Nella propria prima campagna acquisti da azionista di maggioranza, Suning non bada a spese: tra mille aspettative sbarcano all’ombra della Madonnina, sponda nerazzurra dei Navigli, João Mário (40 M € allo Sporting), Gabigol (30 M € al Santos), Candreva (22 M € alla Lazio), Ansaldi (10 M € al Genoa) più alcuni innesti come Banega dal Valencia e Caner Erkin dal Fenerbahçe. Quest’ultimo, ingaggiato con Mancini ancora in sella, viene ceduto in prestito al Beşiktaş perché fuori dai piani di de Boer.
Senza cessioni di rilievo, i nerazzurri possono contare su un roster nel quale figurano già alcuni dei nomi che arriveranno a suggellare il ritorno sullo scranno più alto d’Italia sotto l’egida di Antonio Conte: Samir Handanovič, Danilo D’Ambrosio, Ivan Perišić, Marcelo Brozović, oltre anche a Roberto Gagliardini e Andrea Ranocchia. A questi si aggiungono i nuovi acquisti e alcuni nomi che, con più o meno successo, rappresentano un valore aggiunto per la squadra dell’epoca: su tutti Mauro Icardi, ma anche Éder, Jovetić, Felipe Melo.
Forse penalizzata dal subentro in corsa, l’esperienza di Frank de Boer sulla panchina interista è un vero e proprio disastro: sconfitto a Verona da un Chievo capace di imporsi 2-0 con una doppietta di Birsa, il tecnico olandese si scontra subito con le difficoltà della Serie A e vede i suoi ragazzi impattare 1-1 in casa con il Palermo salvo poi centrare (al 91′) il primo successo italiano piegando 2-1 all’Adriatico il Pescara. Alla 4/a, in rimonta, l’Inter piega 2-1 la Juventus nel Derby d’Italia grazie ai soliti noti, Perišić e Icardi: sembra l’inizio della risalita, ma dopo il successo di Empoli (doppietta di Icardi) l’Inter mette insieme 1 vittoria, 1 pari e 4 sconfitte. Il gol di Quagliarella il 30 ottobre 2016 scrive l’1-0 di Sampdoria-Inter e, contemporaneamente, esonera il tecnico olandese ponendo fine a un regno durato tre mesi scarsi. A de Boer subentra Pioli, dopo una breve transizione guidata da Stefano Vecchi: come vedremo, però, la situazione europea dell’Inter sarà già quasi del tutto compromessa.
GLI AVVERSARI: SPARTA PRAGA, SOUTHAMPTON, HAPOEL BE’ER SHEVA
L’urna dell’UEFA disegna per la squadra di de Boer un girone abbordabile, di quelli però da non prendere sottogamba: i cechi dello Sparta Praga (capaci nell’edizione precedente di liquidare la Lazio con un 4-1 in aggregato), gli inglesi del Southampton e gli israeliani dell’Hapoel Be’er Sheva sono i compagni di interrail di Icardi e co. .
Il Southampton nell’estate del 2016 si congeda dall’attuale tecnico del Barcellona, Ronald Koeman, accogliendo l’ex-Olimpique Lione Claude Puel. Il roster dei Saints subisce un importante restyling a cavallo tra le due stagioni: salutano la compagnia Sadio Mané (ceduto al Liverpool), Wanyama (Tottenham), Pellé (ceduto in Cina dopo l’Europeo di Francia) e José Fonte che in Premier veste la maglia del West Ham; in ingresso si registrano gli arrivi di Redmond a infoltire il fronte offensivo, oltre a Boufal dal Lille, Højbjerg dal Bayern Monaco e Pied dal Nizza. La squadra di Puel è comunque assai interessante nel complesso: oltre ai nuovi acquisti, poc’anzi menzionati, veste Saints nella stagione 2016/2017 anche Virgil van Dijk, mentre in attacco quelli di Charlie Austin, Dušan Tadić e Jay Rodríguez sono nomi capaci di spaventare buona parte delle difese d’oltremanica.
Lo Sparta Praga, reduce da una stagione impreziosita dal bel cammino europeo della stagione precedente, ai nastri di partenza della stagione successiva ha sempre Ščasný in panchina. Se la conduzione tecnica non muta, numerosi i calciatori che passano per le porte scorrevoli di Praga: in copertina, ovviamente, il ritorno del talento di casa Tomáš Rosický svincolatosi dall’Arsenal, ma gli fanno seguito gli ingaggi tra gli altri di Michal e Václav Kadlec. Il giocatore più rappresentativo è sempre capitan Lafata, mentre Schick e Krejčí sbarcano nel Belpaese vestendo rispettivamente il blucerchiato della Samp e il rossoblù bolognese. A discapito delle grandi aspettative, l’avvio di stagione dei cechi non è indimenticabile e alla solita eliminazione nei preliminari di Champions (per mano della Steaua Bucarest) fa seguito anche nell’estate del 2016 la retrocessione in Europa League.
Vera e propria Cenerentola del raggruppamento è l’Hapoel Be’er Sheva, nome sconosciuto ai più ma in realtà reduce dal trionfo nel Campionato israeliano di calcio: il titolo della stagione 2015/2016 è il terzo della storia per la compagine di Be’er Sheva, che festeggia il successo a distanza di 40 anni dall’ultima affermazione. Barak Bakhar, tecnico del ritorno al titolo in patria, rimane in sella anche nella stagione della “conferma”; nel roster a disposizione del tecnico israeliano si incontrano anche nomi noti, come quelli di Elyaniv Barda a centrocampo o dell’ex-enfat prodige del Chelsea Ben Sahar in attacco. Come per lo Sparta Praga, anche per l’Hapoel il Girone di Europa League è la conseguenza di un cammino estivo in Champions League non condotto in porto fino alla fine: dopo aver centrato gli scalpi di Sheriff Tiraspol e Olympiacos infatti, i Campioni di Israele incrociano il Celtic nel playoff perdendo 5-2 ad Hampden Park e cullando solo in parte il sogno di una clamorosa rimonta imponendosi 2-0 tra le mura amiche.
IL GIRONE
Il raggruppamento K si apre in una sera meneghina di metà settembre, con il palinsesto che presenta Inter-Hapoel Be’er Sheva e Southampton-Sparta Praga. Tra le fila nerazzurre, che di lì a qualche giorno ospiteranno la Juventus in Campionato, è evidente sin dalla lettura delle formazioni come la testa non sia al 100% focalizzata sulla gara con gli israeliani: imbottiti di seconde linee (Ranocchia, Nagatomo, Felipe Melo e il fronte offensivo composto da Biabiany-Palacio-Éder per citare alcuni esempi), i nerazzurri devono anche far fronte alle limitazioni imposte dal Fair Play Finanziario che priva de Boer di Kondogbia, Jovetić, João Mário e Gabigol.
Già in difficoltà con gli uomini migliori in Campionato, l’Inter di Coppa non riesce ovviamente a invertire la tendenza; alla Scala del calcio sono gli israeliani a prendersi la scena, giocando una partita priva di timori reverenziali e ricca di voglia di far bene, come testimonia un primo tempo nel quale gli ospiti il gol lo sfiorano in almeno tre circostanze (Buzaglo e Lúcio Maranhão non trovano la porta da ottima posizione, Handanovič poi nega il gol ancora a Lúcio Maranhão) mentre l’unico ad avere un po’ di verve in casa Inter è Éder fermato al 38′ dal palo. Dopo un brutto primo tempo ci si aspetta un’Inter diversa, ma de Boer non riesce a dare la sveglia ai suoi: ne approfitta così un ottimo Hapoel, che passa in apertura di ripresa con il tocco sotto misura di Miguel Vitor sugli sviluppi di calcio piazzato. Impalpabile, l’Inter non riesce a reagire e a venti dalla fine incassa anche la splendida punizione di Buzaglo; in campo ci sono ora anche Banega, Candreva e Icardi ma l’Inter non rischia mai di rientrare in partita, e l’esordio nel Girone di Europa League si rivela quindi una notte di incubi e fischi.
Tempo un paio di settimane e l’Inter vola alla Generali Arena di Praga, ma la lezione subita dall’Hapoel Be’er Sheva non sembra aver messo de Boer sull’attenti: anche qui, forse per preservare energie per la gara con la Roma di Campionato, in campo vanno Ranocchia, Gnoukouri, Felipe Melo e Palacio per citare alcune delle seconde linee selezionate dal tecnico olandese. Lo Sparta Praga, sconfitto 3-0 a Southampton alla 1/a, ha una intensità e una determinazione doppia (se non tripla) rispetto ai nerazzurri: nel 4-4-1-1 dei cechi il terminale offensivo è Kadlec e non Lafata, ma la differenza non si nota: al riposo, infatti, proprio il 24enne punisce due volte i nerazzurri particolarmente disattenti in occasione del 2-0 su una punizione battuta velocemente dai cechi. Nel secondo tempo i nerazzurri, come contro l’Hapoel, risultano impalpabili per lunghi tratti della gara fino a che de Boer non si decide a inserire Perišić (per Candreva, tra i migliori dei suoi) e Icardi; proprio l’argentino entra nell’azione che porta al 2-1 di Palacio, ma le velleità di rimonta nerazzurre sono freddate dal rosso rimediato poco dopo da Ranocchia che regala allo Sparta una punizione dalla quale, grazie alla dormiente difesa nerazzurra, Holek trova facilmente il 3-1. Dopo due giornate i ragazzi di de Boer sono ultimi a 0 punti, con lo Sparta che sale a 3 e Southampton e Hapoel a braccetto a quattro.
Alla 3/a giornata, anche a causa di una classifica del Girone allarmante, i nerazzurri trovano uno scatto d’orgoglio e piegano 1-0 a San Siro il Southampton; anche perché, questa volta de Boer limita gli eccessi di turn-over. Determinazione e un pizzico di fortuna gli ingredienti chiave del successo del Southampton: i ragazzi di de Boer hanno voglia di riscatto, ma in realtà il primo tempo è un monologo degli inglesi che con Jay Rodríguez e Martina vanno vicinissimi al gol dell’1-0, sventato da un provvidenziale Handanovič. Nel secondo tempo l’Inter parte meglio e, a ridosso dell’ora di gioco, trova la bellissima girata di Candreva che con il mancino trova l’angolo alto della porta di Forster. Al 77′ i locali rimangono in 10 per il secondo giallo rimediato da Brozović, e il Southampton si riversa completamente all’attacco: i tifosi della Beneamata tremano in particolare su un paio di inserimenti in area di van Dijk, ma festeggiano un successo che (assieme all’1-0 dello Sparta in Israele) riapre i giochi nel girone K.
Giochi che, in realtà, vengono chiusi a sfavore dei nerazzurri nella giornata successiva. Ironia della sorte, quando i nerazzurri (non più di de Boer ma con Vecchi in panchina al St. Mary’s) disputano un gagliardo primo tempo in casa del Southampton e vanno a riposo sull’1-0 grazie al timbro di Icardi e al rigore parato sul gong da Handanovič a Tadić. Nel secondo tempo, però, i Saints mandano all’Inferno i nerazzurri: è tra il 64′ e il 69′ che van Dijk trova il pari con una staffilata e Nagatomo involontariamente insacca nella propria porta il traversone che, probabilmente, scrive il destino dell’Inter. Lo Sparta infatti piega l’Hapoel anche a Praga, la classifica alla 4/a giornata recita così: Sparta 9, Southampton 7, Hapoel 4, Inter 3.
All’Inter serve un’impresa, da costruirsi in primis andando a vincere a Be’er Sheva il 24 novembre del 2016; impresa che Pioli, nel frattempo subentrato a Vecchi, cerca mandando in campo la migliore Inter possibile con Miranda, Brozović, Candreva, Icardi e Banega in campo dal primo minuto. Autoritaria e determinata a cercare l’impresa, l’Inter gioca un primo tempo da applausi: i nerazzurri tengono bene il campo mettendo la museruola ai padroni di casa, e trovando l’1-0 con Icardi ben imbeccato da Éder al 12′ prima che Brozović chiuda con un sinistro a giro una spettacolare azione in ripartenza dei nerazzurri. Il 2-0 permetterebbe all’Inter di sognare la qualificazione ma, nella ripresa, si spegne la luce: l’Inter va fisicamente in difficoltà, l’Hapoel alza i giri del motore cingendo nella propria metà campo i ragazzi di Pioli. Maranhão sfugge alla marcatura di Miranda e fa 1-2 a ridosso del 60′, poco più tardi fugge anche a Murillo e si fa stendere in area da Handanovič che si becca il secondo giallo e lascia la porta a Carrizo. Dal dischetto Nwakaeme fa 2-2: a 20 minuti dalla fine all’Inter servirebbe un gol ma Icardi cestina l’unica occasione di rilievo, mentre al 93′ con l’Inter sbilanciata in avanti l’Hapoel trova addirittura il 3-2 di Ben Sahar che estromette l’Inter dall’Europa League.
La sconfitta di Be’er Sheva, dunque, fa calare il sipario sull’Europa dell’Inter: Sparta 12, Hapoel e Southampton 8, Inter 3 recita la classifica del girone al termine della 5/a giornata. Un vero e proprio euro-disastro, che l’inutile vittoria casalinga con lo Sparta Praga all’ultima giornata non riesce a trasformare in qualcosa di diverso.
…E POI?
La campagna europea è lo specchio di una stagione che per l’Inter si rivela un disastro anche in Italia. Come detto de Boer ha vita breve, e dopo la conduzione ad interim di Stefano Vecchi è Stefano Pioli a cercare di risollevare le sorti dei nerazzurri. In realtà l’attuale tecnico dei nerazzurri riesce a innestare il suo 4-2-3-1 tra le fila nerazzurre e rilanciare nella prima parte della sua gestione una squadra che sale la china fino a riavvicinare la zona Champions. I nerazzurri, però, crollano nella parte finale di stagione: dopo un inizio di 2017 estremamente positivo (con l’Inter sconfitta solo da Juventus e Roma) i meneghini pareggiano 2-2 a Torino con i granata e, da lì, aprono una serie negativa di 5 sconfitte e 1 pari in 6 partite (nel derby, con Zapata a regalare il 2-2 al Milan al 97′). La sconfitta per 1-0 con il Genova alla 35/a costa la panchina a Pioli, che precedentemente aveva anche rassegnato (senza successo) le dimissioni; in panchina torna Vecchi, che vince due delle ultime tre partite ma non riesce a evitare un 7/o posto che esclude i milanesi dalle Coppe europee.
Il girone lo passano Sparta Praga e Hapoel Be’er Sheva (che impatta 1-1 a St. Mary’s alla 6/a gara e elimina gli inglesi dall’Europa League). I cechi nel turno successivo vengono demoliti dal Rostov con un 5-1 in aggregato (4-0 in Russia, 1-1 a Praga), mentre pur con un parziale meno duro saluta l’Europa League anche l’Hapoel: gli israeliani incrociano il proprio destino con quello del Beşiktaş, che vince 3-1 a Be’er Sheva ipotecando una qualificazione suggellata dal 2-1 ottenuto tra le mura amiche. Lo Sparta, come l’Inter, vivrà una stagione complicata in patria: ben tre gli allenatori sulla panchina dei cechi, che chiuderanno terzi in Campionato e non andranno oltre gli Ottavi di coppa Nazionale. Migliore la stagione dell’Hapoel, capace già di stupire nei Gironi di Europa League: gli israeliani, infatti, riusciranno a bissare il titolo di Campioni di Israele centrato nella stagione precedente. Quanto al Southampton di Puel, eliminato tra mille rimpianti dall’ex-Coppa UEFA, in Premier i Saints centreranno un buonissimo 8/o posto finale con il rammarico della finale di Coppa di Lega persa contro il Manchester United: una doppietta di Gabbiadini (arrivato a gennaio) annulla il doppio vantaggio dei Red Devils, ma Ibrahimović la decide all’87’ in favore della squadra di Manchester.
Manchester United che, con José Mourinho in panchina, fa sua anche l’Europa League: i Red Devils, infatti, superano con relativa facilità 2-0 un Ajax ricco di talento ma che, con Peter Bosz in panchina, non riesce a contrastare i rossi di Manchester. Quanto al resto del contingente italiano, detto dell’Inter, la Roma di Spalletti arriva fino agli Ottavi di Finale dove si butta via contro il Lione; stessa cosa fa la Fiorentina, che dopo aver vinto 1-0 in casa del Borussia Mönchengladbach si porta sul 2-0 salvo poi crollare 2-4 nei Sedicesimi. Il Sassuolo di Di Francesco, invece, dopo una notte da sogno con annesso 3-0 all’Athletic Bilbao, chiude ultimo un raggruppamento completato da Genk e Rapid Vienna.
EUROTONFI – L’Italia e la Coppa UEFA: ci eravamo tanto amati