La Svizzera fa come Ulisse: Nessuno ha battuto il Polifemo francese
Alla vigilia di Francia-Svizzera, tanti erano stati i paragoni fatti dalla stampa sportiva, rispetto al peso specifico delle due compagini. Le quote delle principali agenzie di scommesse erano indicative e, del resto, a meno di 20′ dal termine, tutto sembrava andare come previsto. Ma, da ragazzi, leggendo l’Odissea per la prima volta, senza conoscerla, quanto avreste scommesso sulla salvezza di Ulisse e dei suoi nell’antro di Polifemo?
La Svizzera ha fatto il miracolo: i rossocrociati hanno battuto la Francia ai rigori e sono volati ai quarti di finale di Euro2020, dove troveranno la Spagna. Questo, in estrema sintesi, ciò che è avvenuto ieri a Bucarest, nello stadio dove, alcuni anni fa, un Lugano già eliminato in Europa League si tolse lo sfizio di battere, davanti a decine di migliaia di spettatori, la Steaua, squadra di casa.
Perché ieri, senza timori di smentita, è stata la partita più importante della storia del calcio svizzero. Prima volta che la Nazionale maggiore supera una partita a eliminazione diretta nella fase finale di una competizione internazionale, prima di tutto. Averlo fatto contro i campioni del mondo in carica, favoritissimi per la vittoria finale, rende tutto più bello e prezioso.
Si era parlato tanto, alla vigilia, proprio dell’avversario. In molti avevano maledetto il terzo posto nel girone, per differenza reti con il Galles, che aveva messo davanti all’undici di Petković i francesi. Però, con il passare dei giorni, si era imposta un’altra scuola di pensiero, portata avanti, tra gli altri, da Pier Tami: si arriva a questi livelli, in fondo, per giocare con i migliori. E quindi, ben venga la Francia, ben vengano i campioni del mondo.
Il resto è stata una partita stupenda, non solo dal punto di vista delle emozioni. Reti di pregevole fattura, giocate di grande livello, cuore e determinazione. Se la Francia ha una colpa, è stata quella di specchiarsi nello stupendo 3-1 di Pogba: un gol così, che ti dà due reti di vantaggio a un quarto d’ora dal termine, normalmente chiude ogni tipo di discorso, soprattutto se davanti hai una squadra di livello tecnico più basso, che si trovava in vantaggio, che ha sbagliato due volte lo 0-2, passando dallo 0-1 al 2-1 in neppure un paio di minuti.
Cose così stenderebbero un elefante. Vlado, invece, che nel prepartita ci aveva lasciato perplessi riproponendo la difesa a tre (ma, questa volta, mettendo Widmer e Zuber esterni di centrocampo), ha invece estratto dal cilindro le sostituzioni. Una è stata, a nostro parere, importantissima: quel Fassnacht che tante volte avevamo invocato, giocatore della Super League (l’unico in campo, con Widmer del Basilea).
Il centrocampista dello Young Boys pluricampione di Svizzera è entrato in campo, assieme a Gavranović, con una voglia incredibile, come il toro nell’arena, finalmente libero di combattere, e ha messo infatti lo zampino in entrambi i gol (il secondo segnato proprio dal ticinese in forza alla Dinamo Zagabria, dopo l’ennesimo annullato per un fuorigioco millimetrico).
La Francia, a quel punto, ha sbandato. I Blues sono improvvisamente tornati al 2021, al primo tempo di questa sfida, dopo la passeggiata nel 2018. Certo, l’incrocio dei pali colpito da Coman, negli ultimi secondi del recupero, è stato quasi una picconata per il morale dell’undici guidato da Deschamps.
Però, ci piace pensare che Eupalla, bizzosa Dea della Pedata, avesse voluto premiare, in quel modo, il coraggio dimostrato dagli svizzeri, opposto al balletto di Pogba dopo la sua rete capolavoro: la suscettibile divinità del calcio, che pure considera il francese uno dei suoi prediletti, non ama, come sappiamo, l’ostentazione. E, anche ricordando qualche parola di troppo dei giorni scorsi, ha così rivolto il suo sguardo verso la piccola e coriacea Elvezia.
A noi, infatti, a fine partita, sono venute in mente le parole del fuoriclasse ex Juventus, quando ha parlato della vittoria degli Azzurri contro la Nati: “Hanno vinto contro nessuno.” Tornando al titolo e all’incipit della nostra analisi, Paul Pogba, sicuramente, conosce i grandi classici. E, a fine partita, si sarà ricordato di come Ulisse, Nessuno appunto, mise in ginocchio il ciclope Polifemo: gigante con un occhio solo e, quindi, dalla visione limitata.
Per i rossocrociati, quella di ieri sera può equivalere a ciò che, per noi italiani, è stata Italia-Brasile dei Mondiali di Spagna del 1982, vale a dire superare una squadra superiore nei valori tecnici individuali. Ai francesi, che hanno schierato un sontuoso Benzema, è mancato l’eroe più atteso, quel Mbappé al quale, negli ultimi tempi, difetta il gol. Non lo ha trovato su azione, con errori inattesi in fase di finalizzazione, ed è mancato nel rigore finale, l’ultimo della serie, dopo che compagni e avversari avevano fatto tutti centro, con esecuzioni impeccabili.
Infine, due parole per Vlado. Negli scambi via Whatsapp con i colleghi svizzeri, avevamo censurato, prima dell’inizio, il suo voler insistere con la difesa a tre contro una squadra tecnicamente più forte. Il tecnico ex Lazio, però, questa volta, rispetto alla gara dell’Olimpico contro gli Azzurri ha cambiato gli interpreti del proprio spartito, schierando (coma già scritto sopra) Zuber e Widmer sulle fasce, e l’ex rossonero Rodríguez come centrale.
I fatti gli hanno dato ragione, perché proprio il primo ha messo sulla testa di Seferović il pallone del gol del vantaggio, che ha tolto ai francesi un po’ di sicurezza. Dopo un ottimo primo tempo, con i transalpini a volte pericolosi ma incapaci di centrare lo specchio della porta, i rossocrociati hanno avuto un ottimo inizio di ripresa, dove hanno gettato alle ortiche due enormi occasioni per raddoppiare (tra le quali anche un rigore sbagliato da Rodríguez). Lì, come scrivevamo sopra, è uscita la Francia modello Russia 2018, e non ce n’è stato più per nessuno.
Petković però non si è arreso, e ha buttato dentro, tra gli altri, i tanto invocati (perlomeno da noi…) Fassnacht e Vargas. I francesi, probabilmente, erano già negli spogliatoi, mentre i nuovi entrati elvetici avevano una gran voglia di farsi vedere. Non è un caso che il centrocampista dello Young Boys e Mbabu, subentrato anch’egli in questa fase, abbiano messo lo zampino nei due gol che hanno consentito alla Svizzera di arrivare ai supplementari.
Il resto è già entrato nella storia del calcio rossocrociato, con Vargas che ha realizzato un rigore pesantissimo, a differenza di Mbappé, che se lo è fatto respingere da un Sommer già decisivo in altre occasioni, durante l’incontro. Ora la Spagna: non giocherà il capitano Xhaka per squalifica, ieri autore di una prova maiuscola. Però, ancora una volta, sarà tutta da giocare; e, del resto, sappiamo tutti come finisce l’Odissea. La Svizzera riprende la navigazione: destinazione, Itaca. O Wembley, fate voi.