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EURO 2020 – L’influenza tedesca sulla multiculturale Austria

Il prossimo avversario dell’Italia agli europei sarà l’Austria, una nazionale poco conosciuta che oggi vive uno dei migliori momenti della sua storia. A Euro 2020 la squadra di Franco Foda ha superato per la prima volta i gironi di un campionato europeo per nazioni alla loro terza partecipazione. Questo risultato storico è segno di una crescita del calcio austriaco in generale, dal punto di vista tecnico e da quello culturale.

Prima di capire a fondo il calcio austriaco, bisogna partire dalla Germania, Paese culturalmente vicino agli austriaci, almeno per la zona bavarese. Basterebbe sentire la pronuncia del dialetto bavarese per accorgersi di quanto sia simile all’accento austriaco, con quelle “g” in finale di parola pronunciate con il suono di una “k” invece che di una “ch” come il resto della Germania.

IL TEDESCO FRANCO FODA

Passando oltre alle influenze culturali e a quelle storiche, che non hanno bisogno di grandi spiegazioni, possiamo sezionare la nazionale austriaca per trovare tanti “tedeschi” all’interno. Cominciando dal CT Franco Foda, di origini chiaramente italiane, più precisamente di Vittorio Veneto, possiamo vedere sulla voce “luogo di nascita” dei suoi documenti la città di Magonza (Mainz per i tedeschi).


Ex calciatore di Kaiserslautern e Bayer Leverkusen, ha giocato per più di un decennio in Bundesliga prima di trasferirsi allo Sturm Graz che milita proprio nella Bundesliga d’Austria. Stesso nome per entrambi i campionati, solo per ricordarci le analogie tra i due Stati. Una volta ritiratosi, Foda ha dedicato tutta la sua carriera da allenatore proprio allo Sturm, prima di assumere l’incarico di selezionatore.

Ha retribuito la fiducia della federazione portando la propria squadra a una qualificazione non scontata verso Euro 2020. Nonostante nel gruppo avesse squadre come Polonia, Macedonia del Nord e Slovenia, tutte e tre partecipanti alla fase finale di questo torneo, ha strappato il pass con un secondo posto di tutto rispetto, dietro a Lewandowski e compagni. Ovviamente non è tutta opera sua, perché in campo può schierare giocatori di fama internazionale.

GIOCATORI MILITANTI IN BUNDESLIGA

L’influenza tedesca si vede anche tra i convocati a Euro 2020, visto che circa l’80% (21 giocatori su 26) della rosa milita in Bundesliga, quella ovviamente di Germania. Fanno eccezione atleti come David Alaba e Arnautović, che appartiene al club cinese Shanghai SIPG, ma che in passato ha avuto un’avventura di tre anni con il Werder Brema.

Invece Alaba, nonostante sia ormai un giocatore del Real Madrid, è calcisticamente cresciuto in Germania con il Bayern Monaco. In Baviera rimarrà per sempre nella storia come una delle colonne portanti del Triplete di Jupp Heynkess nel 2013 e della Champions League dei record di Hansi Flick. Lui era in campo ell’8-2 inflitto al Barcellona, risultato inedito per un quarto di finale europeo.

RED BULL

Non bisogna dimenticarsi nemmeno dell’apporto in nazionale dei club dell’universo Red Bull. Calciatori come Sabitzer e Laimer giocano al Lipsia, invece Ulmer è capitano al Salisburgo. C’è anche un giocatore affascinante, nonostante le doti ancora non del tutto espresse, come Valentino Lazaro che prima di arrivare all’Inter era di proprietà dello stesso Salisburgo.

Dal 2005, anno del debutto di Red Bull in Austria, la Bundesliga austriaca ha avuto una crescita esponenziale, guidata principalmente dal Salisburgo. Le Lattine negli ultimi anni, grazie a una programmazione mirata nelle giovanili e investimenti nelle infrastrutture, sono riuscite raggiungere traguardi importanti come le semifinali dell’Europa League 2017/18 o la vittoria della Youth League 2016/17 (UCL giovanile).

I buoni cammini in Europa sono valse al campionato austriaco un salto nella top-10 dei campionati europei in questo 2021. Solo 5 anni fa il torneo si trovava in 16esima posizione nel ranking UEFA.

MULTICULTURALISMO

Franco Foda è di origini italiane. Suo padre dall’Italia si è trasferito a Magonza e poi a Francoforte per fare il rappresentante d’auto. David Alaba è un atleta nero, con madre filippina e padre nigeriano. Valentino Lazaro ha un nome così “latino” perché ha origini angolane da parte paterna (in Angola si parla portoghese), mentre da quella materna è greco. I due viennesi Marko Arnautović e Aleksandar Dragović invece portano cognomi palesemente slavi, più precisamente serbi.

Il multiculturalismo è un altro fattore che accomuna Austria e Germania, Paesi che hanno una storia cupa a livello razziale, ma che oggi vantano “stranieri” (se così vogliamo chiamarli) d’eccellenza. Da questo punto di vista noi italiani perdiamo senza dubbio l’ottavo di finale di Euro 2020 contro l’Austria.

LA SITUAZIONE DEL MULTICULTURALISMO IN ITALIA

Nonostante l’immigrazione dilagante degli anni ’90 di inizi anni 2000 in Italia, oggi troviamo ancora troppa poca presenza di giocatori di origine straniera in nazionale. Di certo abbiamo avuto in azzurro Mario Balotelli, che spesso si è scontrato con l’ignoranza di chi faceva fatica a considerarlo un azzurro.

La famiglia di Balotelli è italiana, proprio come quella di Seid Visin, ex delle giovanili del Milan, autore di una lettera struggente sul razzismo. Lui, adottato da una famiglia 100% italiana, veniva discriminato per il colore della sua pelle. Però ciò non dovrebbe stupirci più di tanto perché ancora oggi ci ostiniamo a chiamare oriundi Emerson Palmieri, Jorginho e un campione del mondo come Camoranesi, quando semplicemente potrebbero essere chiamati italiani.

Di giocatori “stranieri” nati e cresciuti nel Bel paese ce ne sono, ma essi preferiscono vestire le maglie dei propri Paesi d’origine perché non sentono il desiderio di rappresentare un’Italia che li respinge. Marash Kumbulla, nato a Peschiera del Garda nel 2000, potrebbe essere un ottimo successore di Bonucci o Chiellini, che potrebbe ritirarsi dopo Euro 2020, peccato che abbia deciso di giocare per l’Albania.