EURO 2020 – Il mezzo flop della Spagna colpa de La Liga?
L’avventura a Euro 2020 per Luis Enrique era cominciata in salita già prima di debuttare. L’allenatore della Spagna aveva deciso di escludere dalla rosa “europea” Sergio Ramos, tagliando fuori di fatto l’unico convocabile del Real Madrid che per la prima volta nella storia non ha visto nessuno dei propri giocatori nella Roja.
Gli altri galacticos spagnoli per qualche infortunio di troppo durante la stagione o per un rendimento magro, non sono stati presi quindi in considerazione per Euro 2020. Il popolo madrileno non ha per nulla gradito, soprattutto dopo la mancata convocazione del capitano Ramos, che dall’anno prossimo non sarà più del Real e veniva proprio da un grave infortunio.
A Euro 2020 tuttavia Luis Enrique ha portato solo 24 giocatori, lasciando due posti vacanti vuoti, quando avrebbe potuto chiamare lo stesso Sergio Ramos anche solo per lo spogliatoio, evitando polemiche. La sua mancata convocazione ha infatti scatenato la tifoseria, non contribuendo a mantenere un clima neutro dopo i mezzi fallimenti nelle prime due partite dell’europeo.
Lo 0-0 sterile contro la Svezia al debutto e l’1-1 quasi tragico davanti alla Polonia, giocando in casa, sventolano in faccia al tecnico spagnolo l’aggravante delle “brutte” convocazioni. Se la Spagna fosse in cima alla classifica nessuno ovviamente contesterebbe Luis Enrique. E se invece l’allenatore avesse assecondato la tifoseria, ma fosse comunque nella stessa situazione, le contestazioni ci sarebbero state in ogni caso. Alla fine ciò che importa sono i risultati, non il cammino dietro a essi.
Immaginiamo se avesse chiamato Marco Asensio, l’unico vero convocabile del Real Madrid, almeno sulla carta. Senza aver subito grandi infortuni nell’ultima stagione, durante la quale i merengues sono arrivati dietro all’Atlético Madrid ne La Liga, l’attaccante maiorchino ha accumulato solo 2.614 minuti distribuiti su 48 presenze. Una media di circa 55 minuti a partita, segno che non fosse una prima scelta in assoluto di Zidane. I 7 gol e e i 2 assist, che hanno fatto da contorno, sono un buon risultato, ma evidentemente non abbastanza per la nazionale.
Con Asensio in lista non sarebbe probabilmente cambiato nulla. Davanti a lui avrebbe ritrovato Gerard Moreno, fresco campione dell’Europa League con il Villareal e condanna della Spagna contro la Polonia di Lewandowski. Dopo il bellissimo pareggio di testa della punta del Bayern, il vice-capocannoniere del campionato spagnolo si è fatto incantare dal portiere, sbattendo il pallone sul palo in occasione di un rigore.
Moreno arriva da una buonissima stagione, terminata con 23 gol solo dietro Messi in campionato e a parimerito con Benzema. La finale europea vinta contro il Manchester United ha coronato l’anno magico. Però un giocatore così forte, come ha fatto a sbagliare un rigore (può capitare), senza creare praticamente nulla in generale in partita? L’assist per Morata, che gioca all’estero e non nel campionato spagnolo, è l’unica scintilla di una prestazione molto fredda. Zero tiri in porta, zero dribbling riusciti e zero cross andati a buon fine, secondo SofaScore.
L’esterno del Villareal è comunque uno dei tanti atleti de La Liga poco decisivi per la Roja di Luis Enrique a Euro 2020. L’unica rete nel torneo è di uno “straniero” come Morata. È quindi un problema del campionato spagnolo o colpa dell’allenatore che non sa come sfruttare i propri mezzi?
Negli ultimi 10 anni siamo stati abituati a vedere molte vittorie spagnole in Champions League e in Europa League. Su 20 finali, i trionfi sono stati ben 13, ma grazie sempre alle stesse squadre. Iconico il Real Madrid stellare della decima e delle tre coppe dalle grandi orecchie consecutive. Non bisogna nemmeno scordare il Siviglia, vincitore di 6 Europa League (o Coppa Uefa) dal 2006 a questa parte. Invece il Villareal, al primo trofeo della sua storia, è un infiltrato tra Barcellona, Atlético Madrid e gli altri due club già menzionati.
Questo dualismo nelle due competizioni è sintomo dello strapotere economico dell’élite del fútbol spagnolo. Ciò si riflette sulla nazionale che conta, tra i 9 giocatori provenienti da La Liga, due del Barça, due dell’Atlético e due del Villareal, sorpresa del 2021. Invece tra i 15 “stranieri” rientrano 5 ex calciatori de La Masia, come Thiago Alcântara, 3 ex della cantera castigliana, come Morata, e 1 ex calciatore colchonero, ossia David de Gea. L’influenza delle 3 big di Spagna sfora il 50%.
Nel mentre le altre squadre de La Liga rimangono indietro, con giocatori ormai poco giovani, a competere per posizioni di medio-alta classifica. Ci si ritrova quindi tra i migliori giocatori spagnoli del campionato con 14 gol e 13 assist un Iago Aspas 33enne (non convocato) e il suo altalenante Celta Vigo. Invece chi arriva in posizioni alte preferisce puntare sugli stranieri. Nonostante La Liga sia tra i cinque migliori campionati quello con meno stranieri, con appena il 40,5%, sta vivendo una siccità drammatica di atleti autoctoni.
Basta vedere i risultati racimolati dall’Athletic Club, club composto solo da baschi, che ha perso nella stessa settimana due finali di Copa del Rey, non raggiungendo nemmeno la decima posizione in campionato. L’attuale generazione della cantera basca riflette in un certo senso anche quella spagnola in generale. Tanti calciatori, ma ancora poco maturi. E quei pochi maturi mirano a uscire dalla Spagna, andando giocare in top club inglesi nella maggioranza dei casi.
Il caso di Ferran Torres testimonia questo esodo che non favorisce di certo la Roja. Ex Valencia, al Manchester City sta facendo bene. Ha appena concluso l’ultima Champions League da vice-campione e con 4 gol in 6 partite. Una media stellare, ma non soddisfacente perché a lungo andare ha perso il posto da titolare nei Citizens. Non avendo altri calciatori alla sua altezza, che avessero giocato con continuità, Luis Enrique l’ha convocato, ma lui non ha ancora retribuito la fiducia.
Tornando alla domanda originale, il problema può essere quindi attribuito a La Liga che fornisce pochi giocatori pronti. Le colpe dell’allenatore vanno a ricadere anche sul lato tattico e motivazionale, ma se la fonte non fornisce acqua, il mulino non può lavorare. Luis Enrique ha probabilmente sbagliato nel non accontentare i tifosi sulle convocazioni, quando gli slot extra lo avrebbero permesso, creando così un clima molto teso sin da subito.
Tuttavia ha cercato di dribblare vari infortuni, portando a Euro 2020 un nuovo ciclo. Molti giocatori infatti sono ancora giovani, immaturi per certi versi, ma potrebbero crescere proprio grazie a questo torneo. Il ciclo vittorioso della Spagna si era già concluso probabilmente a Euro 2016 o ai mondiali di Russia 2018, anche se solo oggi ne vediamo i frutti. Queste convocazioni infruttuose oggi invece potrebbero rivelarsi decisive domani.
Resta però il fatto che la Spagna di Luis Enrique stia rischiando di non qualificarsi nemmeno agli ottavi di Euro 2020. Ciò cosa comporterà una volta finito il torneo? Altre contestazioni e un eventuale licenziamento del CT? O un temporeggiare da parte della federazione spagnola che valuterà il lavoro negli anni a venire? La risposta verrà con il tempo. Ora la Spagna deve pensare a sconfiggere la Slovacchia, avversario ostico, per passare il girone.
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