A cavallo tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 William Foulke era uno dei portieri più forti e temuti d’Inghilterra. Era molto bravo tra i pali, nonostante la sua enorme stazza (quasi due metri di altezza e un peso che, durante la sua carriera, arrivò a sfiorare i 160 kg) che gli fecero guadagnare il soprannome di Fatty (=grasso). Ma aveva un carattere irascibile e imprevedibile, non sapevi mai cosa aspettarti da lui. Frequenti erano i suoi scatti d’ira e i suoi gesti deprecabili. Eppure era molto stimato e può essere considerato un precursore, uno di quegli “estremi difensori” che cambiò il mondo di stare in porta.
Si può dire che Foulke non riuscì a gestire la fama e il successo che gli piombarono addosso. Si fece travolgere da una vita fatta di eccessi, tant’è che morì a soli 42 anni a causa di cirrosi. Mangiava e beveva a dismisura e arrivò presto a pesare più di 150 kg. Era spesso vittima di cori offensivi da parte dei tifosi avversari, che lo prendevano in giro per la sua obesità (“Who ate all the pies? You fat bastard! You fat bastard! You ate all the pies!”, trad. “Chi si è mangiato tutte le torte? Tu grasso bastardo, ti sei mangiato tutte le torte”). Ma più il peso cresceva, più Foulke diventava una leggenda. Una volta, in una gara amichevole contro una rappresentativa sudafricana, si improvvisò “portiere volante”. Vista la scarsa bravura dei suoi avversari, decise di uscire fuori dai pali fino a oltre la metà campo. E così facendo riuscì a realizzare una storica doppietta.
A lui si devono invenzioni e accorgimenti che si usano ancora oggi, nel calcio moderno. Ad esempio la postura del portiere nell’occupare lo spazio della porta: Foulke era solito stare con le braccia alte e oblique, in modo tale da rendersi ancora più gigante agli occhi dell’attaccante avversario. Senza saperlo usava la cosiddetta “illusione di Müller-Lyer”, che consiste nella percezione di una linea più lunga o più corta a seconda che essa termini con la presenza di due segmenti inclinati a circa +/-45° o +/-135°, formanti un angolo acuto (configurazione “in”) oppure ottuso (configurazione “out”). Questo metodo viene tuttora utilizzato da alcuni portieri sui calci di rigore.
Anche cleen sheet, termine usato per indicare il portiere che riesce a mantenere inviolata la porta durante un’intera partita, è stato introdotto grazie a Foulke. Il 2 febbraio 1907, mentre difendeva i colori del Bradford City contro l’Accrington Stanley, William vestiva la sua abituale maglia rossa. Solo che anche gli avversari ne indossavano una simile. Obbligato dall’arbitro a cambiare casacca e non avendone una di riserva, Foulke si cinse attorno alla vita un lenzuolo bianco, come se fosse un nobile dell’Antica Roma. Il Bradford vinse 1-0 e Foulke non fu mai veramente impegnato, tant’è che tornò negli spogliatoi con il lenzuolo bianco completamente intonso. Questo dettaglio fu colto da un quotidiano locale che scrisse che Foulke aveva terminato il match con il lenzuolo pulito (cleen sheet, per l’appunto).
Alcune regole venne modificate proprio a causa di Foulke. La Football Association introdusse l’obbligo per il portiere di stare fermo sulla linea di porta, in occasione dei penalty, proprio perché Foulke era solito avanzare fino a cinque metri dal dischetto. Ciò non permetteva al rigorista di avere spazio sufficiente per inquadrare la porta, vista la stazza dell’enorme portiere. Inoltre la FA decise poi di predisporre che tutte le squadre avessero pali di riserva dopo che Foulke spezzò letteralmente una traversa nel derby tra Sheffield United e Sheffield Wednesday. William “Fatty” Foulke era genio e sregolatezza, forza fisica e fragilità emotiva. Ed è questo suo essere tutto e il contrario di tutto che lo ha reso ancora più leggendario.