Right here, right now: AEW Double or Nothing? No, only Double
AEW Double or Nothing? No, only Double. AEW offre uno dei migliori ppv della sua storia, forse il più ricco qualitativamente parlando in termini di card, sfide e atleti coinvolti, fornendo numerosi spunti d’interesse. Adam Page e Brian Cage si sono dati battaglia offrendo un ottimo di mix di potenza, dinamismo e capovolgimenti di fronte, stavolta è stato Hangman a prevalere come era pronosticabile dopo la schiacciante sconfitta a Dynamite, condizionata dall’aggressione precedente al match. Cage non esce assolutamente ridimensionato, ha tenuto il pallino in pugno a lunghi tratti, dimostrandosi un atleta di livello eccelso per dinamismo e parco mosse nonostante la mole imponente. A questo punto ci aspettiamo progressivamente una scissione all’interno del Team Tazz.
Non avevo molti dubbi sul mantenimento delle cinture da parte degli Young Bucks, non per demerito degli sfidanti ma per i magheggi sempre dietro l’angolo di Don Callis e dell’Elite in toto. La scalata della montagna si è rivelata impari per Moxley, costretto a portare avanti da solo il duello per un minutaggio eccessivo, troppo limitato il contributo di Kingston per sperare in un cambio di titolo. Non mancano le nuove opzioni per lo status di primi sfidanti; da Sting – Allin ai FTR, dai Lucha Brothers a Santana e Ortiz, dal nuovo possibile team di Kazarian ai Best Friends oltre ad eventuali new entry, gran parte dipenderà dallo sviluppo delle storyline. Moxley è stato sì schienato ma dopo un’incredibile serie di finisher andate a segno, un suo sguardo folle e mai domo vale già da solo il prezzo del biglietto.
La Casino Battle Royal non mi ha coinvolto particolarmente, troppi profili attualmente non di particolare interesse e diverse fasi caotiche prive di spunti dai quali trarre materiale per i prossimi mesi. La situazione si è risollevata nella parte finale quando sono rimasti i pezzi grossi, Matt Hardy si è ritrovato tra le mani una ghiottissima occasione ma non è riuscito a sfruttarla. Piacevolmente sorpreso dall’esito finale, in quanto rientravo tra quel 90% abbondante che si sarebbe aspettato il successo di Christian Cage già durante la battle royal, figuriamoci nelle battute finali. E invece il grande favorito esce con un pugno di mosche in mano, chance titolata per il massimo alloro per Jungle Boy, reduce da una lunga serie di ottime performance non accompagnate da meritati successi, tra poche settimane contro Omega avrà l’occasione di una vita.
Tra le note positive metto anche Anthony Ogogo, dal quale mi aspettavo principalmente qualche pugno e poco altro e invece Cody Rhodes ha faticato e non poco ad avere la meglio. L’inglese ha messo in mostra un buon bagaglio tecnico da wrestler, segnali confortanti in vista di una progressiva crescita all’interno della federazione. Termina il regno superiore all’anno di Hikaru Shida, credo fosse il momento giusto per voltare pagina e aprire un nuovo capitolo nella divisione femminile, attribuendo tutti i riconoscimenti e gli applausi per la nipponica, capace di elevare il titolo con grandi performance nel periodo più difficile nella storia del wrestling. Nessuna più di Britt Baker avrebbe meritato di scrivere questa pagina, sul ring ha fisicità, dinamismo, fantasia e resistenza riuscendo ad andare oltre ogni limite in occasione dei match estremi, al microfono si fa valere alla grande. Una buona fetta del pubblico sta dalla sua parte, riconoscendola gà come la rappresentante della divisione per lungo tempo, vedremo le sue prime difese ufficiali, attendendo un giorno, perchè no, la sfida di Jade Cargill….
Miro aveva vinto il titolo TNT da troppo poco tempo per poter prevedere un cambio della guardia, non mi aspettavo sinceramente un dominio così netto contro un gigante del calibro di Lance Archer. L’assistito di Jake The Snake Roberts prosegue un periodo no caratterizzato da diverse sconfitte nelle occasioni che contano, stavolta ha pure perso male costringendo l’arbitro a decretare la fine del duello per k.o. tecnico. Difficile pensare ad un rivale all’altezza per lo scatenato bulgaro, Brian Cage potrebbe essere un’opzione di spessore ma pare concentrato attualmente su altro. In AEW Double or Nothing autentica standing – ovation di applausi, tutti in piedi e tappeto rosso per la superlativa prestazione di Sting nel primo match sul ring a sei anni di distanza dal precedente ritiro causa infortunio. L’icona, nonostante sessanta anni superati da un pezzo, ha offerto una prestazione di qualità, resistenza e orgoglio, rendendosi protagonista dello schienamento vincente e mandando il palazzetto in delirio. Ethan Page e Scorpio Sky hanno tenuto botta interpretando al meglio la parte heel assegnata, il lancio di Darby Allin tra il pubblico un’altra perla da ricordare a lungo.
Omega non avrebbe voluto la stipulazione a tre con la cintura in palio, con il senno del poi si è rivelata invece la sua salvezza, altrimenti non avrebbe potuto ricorrere a mille scorciatoie; dall’interferenza decisiva di Don Callis nel momento di maggiore esaltazione di Orange Cassidy all’utilizzo delle cinture. Complessivamente una sfida a ritmi forsennati, l’attenzione del pubblico sempre ai massimi livelli. Una garanzia Pac, bene il collezionista di cinture, benissimo Cassidy, considerato da molti quasi un estraneo in un contesto simile e invece protagonista di una prestazione sublime sempre accompagnata da attimi di simpatia e originalità del suo personaggio.
MJF era reduce dal rocambolesco successo in un match singolo contro Jericho e si era aggiudicato la prima battaglia a capo del Pinnacle, era impensabile l’ennesima debacle dell’Inner Cicle che ne avrebbe decretato peraltro lo scioglimento ufficiale. Vince il team capitanato dalla leggenda canadese al termine di uno Stadium Stampede indimenticabile in AEW Double or Nothing, con maggiore durezza e meno attimi ironici rispetto alla precedente edizione. Ho apprezzato l’esito finale all’interno del ring dinanzi ad oltre 5.000 spettatori a festeggiare il ritorno del pubblico sugli spalti dopo oltre un anno di pandemia, in questo senso auguriamoci con tutto il cuore si possa trattare della definitiva chiusura del cerchio. L’MVP è Sammy Guevara, colui che aveva avuto il coraggio di uscire dall’Inner Cicle per protestare contro l’ingresso di MJF nella stable e si è arreso per salvare il capitano nel primo duello contro il Pinnacle. È suo lo schienamento vincente che salva il gruppo, destinato a restare unito e compatto verso le prossime battaglie. Spanish God vs MJF può davvero rappresentare uno scenario credibile nel medio – lungo termine, due tra le giovani stelle sulle quali la federazione di Tony Khan sta puntando con decisione.
Lio Rush ha occupato il ruolo di joker nella casino battle royal, qualcuno ha storto il naso aspettandosi chissà quale nuovo colpaccio. Daniel Bryan, attualmente libero dopo la fine del contratto con la WWE, sembra sinceramente un qualcosa di poco fattibile ad oggi, Andrade andrà a sfidare Omega in Messico a Triplemania ma ha tutti i mezzi tecnici per lasciare il segno in una federazione di maggiore respiro negli States, le recenti clamorose uscite dalla WWE potrebbero fornire materiale interessante. Strowman andrebbe ad arricchire la categoria dei big man, un Aleister Black tenuto in naftalina a lungo in attesa di qualche progetto del team creativo di Stamford e licenziato al debutto del nuovo personaggio, a capo del Dark Order non sarebbero idee prive di qualità e sostanza, vedremo eventuali sviluppi. In questi anni la AEW ha dimostrato di poter valorizzare le risorse interne, senza ignorare cosa stesse accadendo nel movimento wrestling. Nel caso in cui ci fossero occasioni meritevoli saprà prenderle al volo facendole esprimere al meglio nella propria concezione di wrestling pura, tradizionale e, al tempo stesso, all’avanguardia, senza mai stravolgere o perdere la propria identità. AEW Double or Nothing? No, only Double!