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EURO 2020 – Il futuro (in)certo di questa Italia dopo la Turchia

L’Italia ha vinto e convinto al debutto a EURO 2020 contro la Turchia. Il 3-0 ha sciolto le tensioni attorno a Roberto Mancini e la sua squadra, le quali sono più che normali alla prima partita dopo ben 5 anni in un grande torneo. I fantasmi della Coppa del Mondo mancata non sono ancora del tutto stati scacciati, ma intanto la vittoria ha riportato tutti gli italiani a crederci.


Tutto questo clima di festa mancava da molto e serviva per ripartire calcisticamente e anche nella vita di tutti i giorni. I 16.000 all’Olimpico, all’inizio molto timidi e poi spronati dall’autogol di Demiral, hanno messo una pietra miliare verso l’avvicinamento alla vita normale. L’uscita dall’emergenza Covid-19 è ancora molto distante, ma almeno abbiamo trovato un’oasi in questo arido e malato deserto.

Il “po po po” caratteristico italiano ha preso piede proprio dopo che il risultato si è sbloccato. La timidezza del primo tempo era normale, un po’ come quando si riabbraccia qualcuno dopo molto tempo. Si è un po’ timidi, ma poi in mente riaffiorano i bei momenti passati e si riprende l’amicizia di una volta.

IL CATENACCIO ITAL… TURCO

Questa timidezza si è vista anche in campo per l’Italia, con la Turchia rinchiusa non nella propria metà campo, ma in area di rigore. In vari momenti gli anatolici si sono fatti vedere timorosi di scoprirsi, portando perfino 8 giocatori alla volta davanti alla porta. L’autobus parcheggiato può funzionare, ma certe volte c’è bisogno anche di mettersi al volante e ripartire. La Turchia si è invece dimenticata le chiavi a casa.

Hakan Çalhanoğlu e Burak Yılmaz, due giocatori fondamentali per Milan e Lille nell’ultima stagione, si sono disciolti, rendendosi irriconoscibili. Il rossonero è rimasto indeciso tra la difesa e l’attacco, toccando palloni che per la maggiore hanno portato a un nulla di fatto. Statistiche di SofaScore alla mano, la media di passaggi chiave del trequartista è di 3 in Serie A, ieri sera ne ha fornito solo uno.

16 gol in campionato e primato in Ligue 1 con la sorpresa Lille, davanti quindi al PSG di Neymar e Mbappé, questi sono i dati principali del capitano Burak Yılmaz. È però parso davanti a Chiellini e Bonucci fuori dallo spaziotempo. Nemmeno Christopher Nolan potrebbe spiegare con un film contorto le leggi che ordinano i suoi movimenti. Almeno in questa data partita. Il resto della squadra non ha comunque aiutato, isolandolo e affidandogli troppe responsabilità.

UNA DIFESA APERTA

La difesa italiana ha anche però i suoi meriti, così come l’intero complesso. Siamo sempre stati abituati a un’Italia chiusa in passato, catenaccio e tattica a profusione. Roberto Mancini però non ha mai attuato una disposizione ferrea difensiva, anzi si è scoperto per coprirsi. È un’assurda contraddizione, che ha però funzionato. Vorremmo vedere Nolan a spiegare in un qualche film fantascientifico questo strano concetto.

Chiellini, Bonucci e Donnarumma hanno condotto una prestazione organizzata dietro, non lasciando scampo nemmeno nei contropiedi turchi. L’Italia non si è assolutamente chiusa, a differenza della Turchia, ha portato in avanti 7 giocatori alla volta, ponendo le responsabilità difensive su centrali e portiere.

C’è chi ha valutato Donnarumma con un Senza Voto solo per non aver fatto parate, ma ha saputo coordinare la linea dei difensori in maniera magistrale. La linea alta è sempre un rischio e senza un buon affiatamento nel reparto è difficile non vedere errori. Bonucci e Chiellini hanno ovviamente poi fatto il resto, fermando sempre sul nascere le azioni. Gli Azzurri hanno corso un solo rischio verso la fine, a conti fatti, quando il Capitan Chiello ha fatto un intervento spettacolare davanti alla porta.

E in vista della Svizzera questa tattica può funzionare? Essendo che gli elvetici giocano con un attacco molto simile a quello della Turchia, l’Italia ha buone probabilità di contrastare un attaccante di peso come Seferović. Tutto però dipenderà dalla voglia di Petković di esporsi o meno. La punta rimarrà così isolata? Oppure il 3-4-1-2 sarà meno catenacciaro, con Embolo e Shaqiri a supporto davanti? Questa intuizione sta al Mancio, che finora ha sempre offerto un calcio di qualità.

LA VOGLIA DI ATTACCARE

La qualità però va aldilà della singola vittoria. Ieri sera si è vista un’Italia con gli artigli e con grande voglia di creare. Anche se la difesa dovesse compiere qualche errore, perché errare sarà inevitabile alla lunga, lo dice la statistica, nonostante l’ottimo Chiellini, l’attacco sarà pronto a ribaltare ogni incontro.

Abbiamo notato tutti l’imprecisione di Lorenzo Insigne e di Domenico Berardi nei tiri. Qualche passaggio in più farebbe sicuramente sprecare meno palloni vicini all’area, ma i tiri imprecisi testimoniano la voglia di offendere da parte del gioco di Mancini. Attacco continuo si può tramutare in gol, con un lavoro più studiato nell’ultima trequarti, mentre con la difensiva è più difficile riuscire a portarsi a casa i tre punti.

Tre punti questi che sono fondamentali per avere un piede già agli ottavi, che sia da primi, secondi o, nel peggiore dei casi, terzi. Con due pareggi la seconda posizione è quasi garantita, ma perché rischiare? Una vittoria contro la Svizzerra o contro il Galles di Gareth Bale e un pareggio in una di queste due sfide porterebbe l’Italia anche in pole position, dipendendo sempre dal risultato del match tra elvetici e gaelici.

BISOGNA ESSERE MENO PRECIPITOSI

Un attacco più ragionato e meno precipitoso è quello che serve all’Italia, dopo un’analisi approfondita della prestazione davanti alla Turchia. Per capirlo basterebbe guardare il terzo gol italiano, quando il portiere Çakır ha sbagliato il rinvio, regalando palla a Berardi. L’esterno, che con un suo cross ha provocato l’autogol di petto di Demiral, che ha rotto il ghiaccio, nell’azione della rete a giro di Insigne avrebbe potuto provare dalla distanza il tiro. Ha invece pensato di affidare la sfera a Immobile che ha poi appoggiato per il suo conterraneo campano.

Mimmo ha avuto un’evoluzione tra il primo e il secondo tempo sulla destra. Il cambio forzato di Mancini, che ha visto entrare Di Lorenzo per l’infortunato Florenzi, ha cambiato il tipo di gioco dell’ala del Sassuolo. Rimanendo più largo e più libero di creare, vista la solidità difensiva del terzino appena entrato, ha potuto aggirare la muraglia dei cinque difensori turchi. Anche se di base Şenol Güneş ha messo una linea a quattro, ma Okay abbassandosi sempre faceva fondamentalmente il terzo centrale.

La perseveranza nelle corsie ha premiato Roberto Mancini, che in questo modo ha sbloccato il risultato, anche se con la complicità di Merih Demiral. L’Olimpico non porta di certo fortuna al bianconero che in questo stadio ha subito la rottura del crociato con la maglia della Juventus. Ieri sera è stato l’autore di un autogol che lo ha disorientato nell’azione della rete di Immobile.

Nel raddoppio la punta dell’Italia ha battuto il portiere della Turchia, mentre Demiral “immobile” assisteva all’azione. Fuori posizione, non ha capito molto bene chi marcare, rimanendo così fermo in mezzo all’area senza effettiva funzione. Ovviamente è solo un caso perché è un ottimo difensore e fino all’autogol stava conducendo una gara molto solida.

E JORGINHO? UN’ARMA PRESERVATA PER I PROSSIMI APPUNTAMENTI

Ma se le corsie non avessero funzionato, come si sarebbe organizzato Mancini? Possiamo provare a pensare che Jorginho avrebbe alzato il proprio baricentro per usare i propri passaggi letali e intelligenti così da spaccare la densità anatolica davanti alla porta. Ricordiamo che con il Chelsea il centrocampista nel 2018 ha stabilito un record in Premier League per quanto riguarda i passaggi completati, 180 conditi da 191 tocchi, un altro record sempre nella medesima partita contro il West Ham.

A fine primo tempo, quando all’Italia è stato negato un rigore chiarissimo da Makkelie, Jorginho ha provato a salire, trovando spesso qualche via alternativa che Insigne e Berardi faticavano a trovare. L’arbitro olandese tuttavia ha arbitrato in maniera buona, aldilà della svista su quel braccio largo di Çelik in area. Anche il suo assistente è stato criticato nella ripresa per aver segnalato un presunto fuorigioco dell’Italia su calcio d’angolo. Probabilmente c’è stato un doppio tocco involontario di Insigne sulla battuta dell’angolo.

Per le prossime partite Jorginho potrebbe diventare il fulcro del gioco per rompere le difese di Svizzera, Galles e di un’eventuale avversaria agli ottavi. Insistere troppo sul dribbling sulle corsie potrebbe risultare frustrante a lungo andare. Cercare la giocata intelligente farà rimanere più freschi i giocatori, senza dover correre troppo. In un torneo del genere avere una condizione fisica buona fa la differenza.

Il futuro di questa Italia a EURO 2020 è incerto, perché nessuno ha la palla di cristallo per conoscerlo, ma è ben indirizzato verso una meta. I giocatori ci sono, l’entusiasmo dopo la première c’è, il bel gioco c’è. Ora serve solo sfruttare questo clima per un grande traguardo. Sognare la vittoria non è proibito, ma godiamoci il momento senza illusioni o speculazioni.

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