Seconda competizione europea per club, per un decennio la Coppa UEFA ha avuto le sembianze della Coppa Italia: 8 vittorie, 10 finali, 4 “derby” in finale tra l’89 e il ’99 per il calcio tricolore, che in Coppa UEFA sprigionava lo strapotere di un Campionato all’epoca saldamente ai vertici del calcio continentale.
Nel nuovo Millennio, però, questo feeling si è bruscamente interrotto: da doppione della Coppa Italia, la Coppa UEFA si è tramutata in genitrice di amarezze e cocenti delusioni, che ci apprestiamo a raccontare nella speranza di vedere presto interrotto un digiuno divenuto oramai ventennale.
Abbiamo raccontato, settimana scorsa, di come Walter Mazzarri non riuscì a replicare a Milano sponda Inter quanto di buono fatto a Napoli. Alle pendici del Vesuvio al posto del livornese arrivò, con un certo scalpore, Rafael Benítez; convinto da De Laurentiis ad accettare la sfida partenopea, il tecnico spagnolo non ebbe troppa fortuna in Europa League alla guida del Napoli. Se nella sua prima stagione in terra campana fu il Porto a sbarrare la strada verso la gloria al Napoli, nella stagione 2014/2015 gli Azzurri arrivarono a un passo dalla Finale sbattendo su di un avversario sulla carta alla portata: il Dnipro Dnipropetrovsk.
LA SQUADRA: NAPOLI
La stagione 2014/2015 è la seconda di Benítez alla guida del Napoli. Dopo la Coppa Italia e il 3/o posto conquistati nella stagione precedente, a latere di una sfortunata campagna europea (fuori al Girone di Champions League con 12 punti, e stop agli Ottavi di Finale di Europa League con il Porto), in estate il club di De Laurentiis acquista Koulibaly dal Genk per 8 milioni di euro assieme a Jonathan de Guzmán (circa 7 milioni al Villarreal) e David López (6 milioni all’Espanyol). La campagna acquisti è foraggiata in parte dalla cessione di Federico Fernández allo Swansea per quasi 10 milioni di euro, unitamente a quelle di Behrami all’Amburgo e Džemaili e Pandev al Galatasaray.
Il roster a disposizione di Benítez conta di una solida ossatura di squadra, nella quale il nuovo arrivo Koulibaly fa compagnia a un pacchetto difensivo nel quale troviamo anche Britos e Albiol oltre che Ghoulam e Maggio sugli esterni, mentre Jorginho è il direttore di un’orchestra che vanta tenori del calibro di Hamšík, Higuaín, Mertens, Insigne e Callejón. La stagione degli Azzurri, però, comincia con una grande delusione: affondati dall’Athletic Bilbao e dai propri marchiani errori i ragazzi di Benítez salutano la Champions ad agosto nel playoff, con i baschi vittoriosi 3-1 in rimonta in Spagna dopo l’1-1 del San Paolo.
L’inciampo del San Mamés qualche strascico lo lascia in casa Napoli, perché l’avvio di Campionato non è esaltante: de Guzmán al 95′ permette ai partenopei di espugnare il Marassi rossoblù, ma è seguito dalle sconfitte con Chievo e Udinese prima del 3-3 casalingo con il Palermo. Alla 4/a di Campionato gli Azzurri contano già 8 lunghezze di ritardo dal tandem Juventus-Roma primo a punteggio pieno. Il Napoli si rimetterà in piedi, e nel girone di andata terrà un ritmo serrato che grazie anche al successo in alcuni scontri diretti (2-0 alla Roma, 1-0 all’Olimpico con la Lazio) risale la china nonostante qualche punto di troppo gettato al vento: al giro di boa la Juventus è fuori dal campo visivo degli Azzurri (13 i punti di margine sulla banda Benitez) ma il Napoli è al 3/o posto e pienamente in lotta per un posto in Champions.
Il girone di ritorno inizia a spron battuto per gli Azzurri, che arrivano anche a vantare 7 punti di vantaggio sul 4/o posto, ma crolla improvvisamente a fine febbraio: tra San Valentino e inizio aprile arrivano 5 punti in 7 partite (1 vittoria, 2 pareggi, 4 sconfitte) che fanno precipitare il Napoli al 6/o posto a 47 punti in classifica, 8 di ritardo rispetto alla Lazio 3/a. A quel punto il Napoli ha un altro sussulto, nel quale abbatte 3-0 e 4-2 due dirette concorrenti come Fiorentina e Sampdoria; il Napoli che sfida il Dnipro arriva alla gara di Coppa forte del 3-0 al Milan, con il posto Champions che alla 34/a è diventato un affaire tra Lazio (63 punti) e Napoli (59).
In Europa, archiviata la disastrosa notte di Bilbao, il Napoli supera senza affanni il girone di Europa League: Sparta Praga, Slovan Bratislava e Young Boys non ostacolano la corsa degli Azzurri, che mettono assieme 13 punti e chiudono il Girone da primi della classe. La marcia dei partenopei è trionfale anche nel tabellone finale della competizione, fino alla Semifinale: il Trabzonspor (4-0 e 1-0), Dinamo Mosca (3-1 e 0-0) e Wolfsburg (4-1 e 2-2) infatti non riescono a frenare la corsa di Higuaín e co..
L’AVVERSARIO: DNIPRO DNIPROPETROVSK
A lungo nome nobile del calcio sovietico prima, e ucraino poi, il Dnipro Dnipropetrovsk vive sotto l’egida di Juande Ramos uno dei momenti più fulgidi della propria storia; il tecnico spagnolo tiene costantemente il Dnipro alle spalle delle grandi di Ucraina, ma nel 2014 lascia il proprio incarico ufficialmente per “motivi familiari” (ma, in seguito, emergerà come sussistesse anche un tema legato al mancato pagamento degli emolumenti dovuti).
Il testimone di Juande Ramos è raccolto da Myron Markevych, che al suo arrivo a Dnipro trova comunque un roster assai interessante nella stagione 2014/15 che si compone di profili validi sia tra quelli “made in Ucraina” che da quelli acquistati oltre confine. Tra i primi possiamo menzionare Boyko in porta, Fedetskyi, Seleznyov in attacco e, sugli scudi, il 24enne Yevgen Konoplyanka. Tra i più interessanti nomi non locali, figurano invece Strinić nel ruolo di terzino sinistro, Papa Gueye in difesa, il portoghese Bruno Gama sulla trequarti e Kalinić al centro dell’attacco.
Dopo il 2/o posto del 2013/2014 il Dnipro parte forte, tenendo il passo di Dinamo e Shakthar in testa al Campionato nel primo terzo di stagione: la Dinamo però si rivela troppo forte, e passa 3-0 a Dnipro con i gol di Jens, Yarmolenko e Kravets facendo sprofondare i biancoazzurri a 6 punti dalla vetta al termine del girone di andata. Il Dnipro tiene il passo, e anche alla vigilia della sfida di Europa League con il Napoli il distacco dalla Dinamo è immutato: 56 i punti in Campionato dei biancoblù di Kiev, segue il Dnipro a 50 dopo aver completato il sorpasso sullo Shakthar ora terzo a 49 punti.
Forte del 2/o posto del Campionato precedete, come il Napoli il Dnipro comincia in Champions League il proprio interrail 2014/15 ma sbatte subito sul Copenaghen: in Ucraina la partita finisce 0-0, al Parken gli scandinavi si impongono nella ripresa con i gol di Cornelius e Kadrii. Retrocesso in Europa League, gli ucraini piegano con un 2-1 in aggregato l’Hajduk Spalato nei playoff di fine agosto. Il sorteggio dei Gironi disegna un’urna ostica per gli ucraini, inseriti nel girone F con Inter,Saint-Étienne e Qarabağ: i nerazzurri si prendono da subito la vetta del girone, mentre il posto da runner-up si traduce in una questione assai intricata. Alla 6/a giornata di gare la classifica è la seguente: Inter 11, Qarabağ e Saint-Étienne 5, Dnipro 4: i ragazzi di Markevych devono vincere a tutti i costi con i francesi tra le mura amiche, e ci riescono con un gol in mischia di Fedetsky qualificandosi in virtù anche dello 0-0 tra Qarabağ e Inter.
Ai Sedicesimi il Dnipro fa propria la sfida con l’Olympiacos imponendosi 2-0 in casa prima del 2-2 del Pireo, mentre più sofferta è il roboante scalpo dell’Ajax: Seleznyov stende gli ajacidi all’andata, ma in Olanda Bazoer rende il favore mandando la sfida ai supplementari dove Konoplyanka trova il pesantissimo gol qualificazione rendendo vano il 2-1 Ajax di van der Hoorn al 117′. Tiratissima è anche la doppia sfida con il Club Bruges, decisa all’82’ del return-match: è un sinistro deviato di Shakhov a affondare il Bruges scrivendo in Ucraina l’1-0 aggregato della doppia sfida. Il timbro del centrocampista ucraino è quello che, di fatto, regala al Dnipro la semifinale con il Napoli.
LA DOPPIA SFIDA
Per la gara di andata, al San Paolo il 7 maggio del 2015, Benítez sceglie una formazione molto simile a quella titolare, con l’unica eccezione rappresentata da David López preferito a Inler accanto a Jorginho nel 4-2-3-1 messo in campo dall’ex-tecnico del Liverpool. Sulla carta è un 4-2-3-1 anche quello degli ucraini, con Kalinić unica punta assistata da Konoplyanka, Rotan e Lučkevyč.
Gli ucraini difendono bene, grazie anche all’ottima prova di Douglas e Cheberyachko in difesa: nei primi 45 minuti provengono da Insigne (che accarezza il palo) e Konoplyanka le poche emozioni di una prima frazione nella quale il Dnipro difende compatto. La gara si “stappa” a inizio ripresa: David López sugli sviluppi di corner trova l’1-0 (primo centro in maglia Azzurra), con il Napoli che rischia di arrotondare con Higuaín (che trova sulla sua strada un attento Boyko) e Ghoulam. I padroni di casa sembrano controllare la gara, ma a dieci minuti dalla fine Markevych azzecca il cambio: fuori Kalinić e dentro Seleznyov, che appena entrato insacca l’1-1 su cross di Fedestky. Pesantissimo il gol dell’ucraino, aiutato anche dalla buona sorte: il VAR è ancora un’utopia e la terna arbitrale non ravvisa l’evidente fuorigioco dell’avanti che obbliga il Napoli a prendersi la qualificazione in Ucraina.
Il risultato è ottimale per il Dnipro, che la settimana successiva può proporre un copione di gioco simile a quello messo in campo al San Paolo: attenta la gara dei ragazzi di Markevych, che soffocano le velleità del Napoli di Benítez. Lo spagnolo sceglie un Napoli che, con Gabbiadini e Inler per Hamšík e David López, ha nelle intenzioni un atteggiamento più spregiudicato ma deve fare i conti con la solidità difensiva del Dnipro che nel primo tempo concede una sola (enorme) palla gol ad Higuaín che però non la sfrutta. Dall’altra parte lo spauracchio è Seleznyov, in campo al posto di Kalinić, che dopo aver colpito al San Paolo concede il bis in apertura di ripresa: bravo a liberarsi di Britos, l’ucraino beffa di testa Andújar su cross di Konoplyanka complicando ulteriormente il compito del Napoli dopo un solo minuto nella ripresa. A questo punto al Napoli il pari servirebbe per andare ai supplementari, il 2-1 per far propria la semifinale: purtroppo però l’ottima fase difensiva del Dnipro farà si che il Napoli non trovi ne il pari ne il successo, con l’1-0 griffato Seleznyov che in Finale ci manda clamorosamente il Dnipro.
…E POI?
Uscito tra mille recriminazioni, al rientro in patria al Napoli non resta che concentrarsi sulla caccia all’ultimo posto Champions con la Lazio di Stefano Pioli. Manco a dirlo, l’ultima giornata di Campionato propone in palinsesto proprio un infuocato Napoli-Lazio: con gli Azzurri a 66 e i Capitolini a 66, vincere è l’unica possibilità per il Napoli. La partita è pazzesca e pirotecnica, ma non finisce come da desiderata di casa Napoli: la Lazio va al riposo sul 2-0 con i gol di Parolo e Candreva, ma nella ripresa subisce il ritorno del Napoli che trova la doppietta di Higuaín che però sciupa il rigore del sorpasso. Inutile dire che, come da legge non scritta del football, gli Azzurri pagano dazio: Onazi sfrutta uno sfortunato svarione napoletano e fa 2-3 all’85’, con Klose che scrive il 4-2 finale per i Capitolini che chiude in faccia al Napoli le porte della Champions League nell’ultima gara al San Paolo di Rafa Benítez, che saluterà a fine stagione per far posto a Maurizio Sarri.
Il Dnipro, invece, festeggia la qualificazione a una Finale che però, come da tradizione, vedrà trionfare il Siviglia: gli ucraini danno battaglia passando in vantaggio con Kalinić e trovando il 2-2 dopo che Krychowiak e Bacca la ribaltano per gli andalusi, ma al 2-2 di Rotan risponde Bacca che al 73′ fa 3-2 regalando il trofeo agli spagnoli. In patria arriverà un 3/o posto in Campionato, a valle di una stagione resa memorabile dalla bella cavalcata europea che per il club di Dnipro sarà, come detto in apertura, una sorta di canto del cigno: difficoltà finanziarie sempre più invasive decreteranno infatti, nell’ordine, la retrocessione del Dnipro nelle serie inferiori e il suo ufficiale fallimento nel 2019, con il testimone raccolto dal neonato Dnipro-I recentemete tornato nella massima serie ucraina.
Come già raccontato settimana scorsa, Siviglia-Dnipro è la Finale diametralmente opposta a un ultimo atto tutto Tricolore cui l’abbinamento delle semifinalista aveva lasciato qualche possibilità: detto del Napoli, tra le semifinaliste aveva infatti trovato posto anche la Fiorentina di Vincenzo Montella, demolita però dal Siviglia con un perentorio 5-0 in aggregato. L’Inter di Mancini, di cui abbiamo raccontato settimana scorsa, anche per i propri strafalcioni si arrende al Wolfsburg agli Ottavi; stesso checkpoint presso il quale si arrestano gli euro-percorsi di Roma (eliminata dalla Fiorentina) e Torino (Zenit San Pietroburgo).
EUROTONFI – L’Italia e la Coppa UEFA: ci eravamo tanto amati