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Pallone in Soffitta – L’ammutinamento russo al ct Sadyrin

Qualificazioni al Mondiale di USA ’94. La Russia, guidata dal ct Pavel Sadyrin, visse una travagliata campagna per diversi motivi. Fino allo scontro finale, che coinvolse giocatori ribelli, selezionatore e federazione.

Urna benevola

Gruppo 5 europeo per le qualificazioni al Mondiale, che gli Stati Uniti avrebbero ospitato nel 1994. Un girone al quale avrebbe dovuto partecipare anche la temibile Jugoslavia, il cui destino era tuttavia già segnato dai precedenti mesi di quello stesso ’92: l’esclusione degli slavi dalla fase finale dell’Europeo, la sostituzione con la Danimarca e… il resto della storia. Le partecipanti sono Grecia, Islanda, Lussemburgo, Ungheria e Russia. Quest’ultima, affidata al commissario tecnico Pavel Sadyrin, sembrò avere la strada spianata verso l’America. Un’urna benevola, viste le avversarie lontanissime dai fasti del passato – vedi i magiari – o di modesto valore complessivo. Oltretutto, passavano le prime due: impossibile sbagliare.

La prova del campo

La Russia porta i risultati a casa, pur senza entusiasmare. Squadra imbattuta fino all’ottava e ultima gara di qualificazione, ad Atene contro la Grecia, dove matura l’unica sconfitta: indolore, in quanto le contendenti avevano già strappato il biglietto per USA ’94. Gli ellenici vincono con un gol di Machlas e chiudono al primo posto del girone. Tutti contenti, quindi. Macché, neanche per scherzo… La Russia non esprime un calcio soddisfacente, i giocatori tollerano malvolentieri la gestione di Sadyrin che viene additato come scarso organizzatore. Una bomba, tuttavia, era già scoppiata alla vigilia di Grecia-Russia.

La grana sponsor

Cosa è accaduto prima del match di Atene? I giocatori della Nazionale intendevano rifiutarsi di indossare la divisa di gioco griffata Reebok, senza il pagamento di un compenso economico avendo sottoscritto contratti individuali con altre aziende. La federazione russa fece orecchie da mercante, con Sadyrin consenziente. Il risultato della <grana sponsor> fu la prova svogliata che la rosa offrì contro la Grecia. La qualificazione già in ghiaccio, d’accordo, ma lo scontro non intendeva concludersi.

Deflagrazione

Sadyrin gettò benzina sul fuoco, citando il rendimento di qualche giocatore come concausa della sconfitta contro la Grecia. Tra l’altro, la tensione era già alta per il pareggio annullato in extremis (segnato da Dobrovolski) dall’arbitro gabonese Diramba. Non solo: il presidente federale Vyacheslav Koloskov alzò la voce negli spogliatoi a fine gara, criticando pesantemente la squadra. Divampò l’incendio, in casa russa. I giocatori si difesero dalle accuse di Koloskov e la situazione degenerò, sommando il nervosismo già nell’aria. Koloskov ricordò il contratto di fornitura firmato con Reebok per il Mondiale, Shalimov capì che Sadyrin non stava dalla parte dei giocatori.

Riunione

Tornati all’hotel Hilton di Atene, dopo la partita, la rosa si accordò per incontrarsi e discutere il da farsi. Lo staff tecnico venne a conoscenza della riunione: il secondo di Sadyrin, Yuri Semin, cercò di fare da paciere. Invano. La squadra chiese apertamente alla federazione, con una lettera, di: allontanare Sadyrin, invocando il ritorno di Anatoli Byshovets; rivalutare i bonus per la qualificazione e la fase finale; attuare un miglioramento immediato dal punto di vista logistico-organizzativo. La missiva venne pubblicata sui giornali. Dobrovolski, Ivanov, Kanchelskis, Karpin, Khlestov, Kiriakov, Kolivanov, Kulkov, Mostovoi, Nikiforov, Onopko, Salenko, Shalimov e Yuran: questi i firmatari. La lettera fu originariamente siglata da undici giocatori, poi Karpin, Ivanov e Kanchelskis la firmarono in un secondo momento. Cherchesov, Galjamin, Kharin, Popov e Radchenko si rifiutarono.

Un ct all’indice

Nelle loro richieste, i giocatori descrissero il ct come un pesce fuor d’acqua e “solo un buon allenatore di club“, puntando il dito su modi dittatoriali e metodologie antiquate d’allenamento. Quella che all’inizio sembrava una crociata dei componenti la <legione straniera>, in realtà si allargò ai calciatori del campionato russo. Shalimov telefonò a Byshovets, informandolo delle novità e dissuadendolo dal partire in Corea del Sud per sottoscrivere un contratto. La federazione rispose a muso duro alle accuse, di concerto con il Ministero dello Sport. Non solo, si fece sentire anche Sadyrin. Il quale accusò pubblicamente Byshovets, nel dicembre ’93, di aver architettato il fracasso allo scopo di soffiargli il posto. Che aria frizzante…

Titoli di coda

Nel gennaio 1994, la federcalcio escluse i 14 giocatori dalla Nazionale privandoli della possibilità di partecipare al Mondiale. Tranne nel caso in cui avessero fatto un passo indietro. La FIFA, messa al corrente della situazione, sarebbe arrivata ad ipotizzare la sostituzione della Russia con l’Australia nella fase finale, in caso di mancata risoluzione della disputa. Il numero uno federale Koloskov confermò la fiducia a Sadyrin e affermò senza mezzi termini che il comportamento dei giocatori mirava solo a lucrare dalla faccenda. Oleg Salenko, uno dei 14, fu il primo a <fare la pace> con Sadyrin e si sarebbe laureato addirittura capocannoniere: ma il suo atteggiamento fu descritto come sleale e traditore. Dopo USA ’94 e la caduta del ct, non sarebbe più stato convocato. Agli altri ribelli fu concesso come termine ultimo l’8 aprile, per tornare sui propri passi e puntare al Mondiale. Shalimov, Dobrovolsky, Kanchelskis, Kiriakov, Ivanov, Kulkov e Kolyvanov furono i sette irremovibili, che quindi saltarono il Mondiale per propria scelta. Dove, per inciso, la Russia non avrebbe superato il primo turno con una rosa logicamente indebolita.