Home » Manchester City-Chelsea, una gara di episodi e intuito
Chelsea-Manchester City

di MondoSportivo

Il Chelsea ha vinto per 1-0 il derby inglese di Champions League contro il Manchester City. I Blues hanno alzato il trofeo per la seconda volta nella propria storia, mentre i Citizens sono rimasti a bocca asciutta nella loro prima finale continentale in assoluto.

Una partita equilibrata, di certo, che parte prima di tutto dalle menti di due grandi allenatori come Pep Guardiola e Thomas Tuchel. Il primo ha scelto prima della finale di andare in campo in maniera atipica, forse per sorprendere il Chelsea dopo la semifinale persa in FA Cup contro lo stesso avversario.

Non si possono paragonare le due competizioni, ma ben 8 giocatori titolari del City in campo in quella partita sono rimasti in panchina in questa finale. Tra cui possiamo trovare importanti interpreti come Cancelo, Fernandinho, così decisivo e disciplinato nelle poche grandi apparizioni di questa stagione, o Gabriel Jesus, entrato a gara in corso senza incidere, forse non aiutato anche dagli schemi.

GUARDIOLA

Guardiola o lo si ama o lo si odia, è un personaggio che generalmente divide gli appassionati per via del suo grande carisma. C’è chi lo difende a spada tratta, perché lui è il primo vero vincente del Tiki-Taka. O meglio, il primo che abbia fatto comprendere a suon di trofei tale filosofia di gioco ai più. C’è invece chi, amante del calcio tradizionale, lo reputa troppo confuso e calcisticamente moderno, eufemismo per non chiamarlo folle, come hanno fatto i media inglesi. O meglio, non riuscendo a cogliere concetti troppo complessi, questo tipo di individui cerca di sminuirli.

È stato lui però a inventarsi quest’anno un İlkay Gündoğan falso nove, quando fino a ieri era un giocatore che non avanzava oltre 70 metri di campo. Per il tedesco 17 gol e premio di capocannoniere stagionale della squadra. Gündoğan però come ha giocato nella formazione del Manchester City contro il Chelsea? A centrocampo, senza quasi mai salire e prediligendo compiti di fraseggio, lasciando spazio a Kevin de Bruyne in avanti, scontratosi nel secondo tempo con Rüdiger e uscito con una frattura al naso.

Come nella semifinale persa in FA Cup, sia il centrocampista belga sia Thiago Silva hanno dovuto abbandonare forzatamente il campo per infortunio in questa finale. Entrambi i cambi non hanno però cambiato molto le sorti del match, visto che Gabriel Jesus ha avuto poche opportunità di apparire, mentre Christensen ha risposto presente, rimpiazzando quasi senza sbavature il centrale brasiliano. Segno del buon funzionamento della difesa a 3 dei londinesi.

TUCHEL

Viene tanto criticata questa scelta che negli ultimi anni ha preso piano piano la scena, a discapito della classica difesa a 4. Però c’è difesa a 3 e difesa a 3, quella di Tuchel in particolare funziona. C’è chi usa una difesa a 3 molto bassa per chiudere l’area, come fa per esempio Antonio Conte. C’è chi sfrutta tre centrali per impostare meglio dietro, come ha fatto per un periodo la Juventus con il trio BBC, Bonucci, Barzagli, Chiellini. C’è chi usa la difesa a 3 per contrastare l’ampiezza degli esterni, come ha fatto per tutto il secondo tempo Tuchel.

Il tedesco ha una storia professionale molto strana e probabilmente irrealizzabile in Italia, culminata con una vittoria storica davanti a un maestro di calcio come Guardiola. Thomas Tuchel, ex atleta di poca fortuna e di poca carriera, nella Penisola non avrebbe avuto nemmeno accesso al corso allenatori di Coverciano, per lasciare spazio a ex giocatori di medio-lunga carriera come Pep Guardiola. In finale di Champions ha dimostrato di avere più intuito, anche se non necessariamente di essere più forte.

LA SCALATA DI TUCHEL

Però per arrivarci ha avuto la fiducia di un sistema calcistico molto particolare e forse molto meritocratico, quello presente in Germania. Ha avuto la fiducia di un club storico come il Borussia Dortmund, dove ha vinto, ma dove non sempre le cose sono andate per il verso giusto. In altri contesti sarebbe stato mandato via dopo poco e non saremmo qui a celebrarlo per una vittoria meritata e voluta con le grinfie e con i denti.

La grinta l’ha dimostrata in campo, dove ha incitato i propri tifosi all’Éstadio do Dragão sin dal primo minuto. La grinta l’ha dimostrata anche durante le riunioni tattiche con la squadra in hotel, come testimoniano alcuni video. La grinta l’ha sempre dimostrata anche al PSG, dove è stato esonerato pur essendo diventato nel tempo il miglior allenatore della storia del club.

Sembra che nelle ultime settimane l’ambiente City si sia un po’ rilassato, tra feste a base di sigari e musica. Sembra che in campo la grinta e la motivazione a Guardiola mancasse, ma lui si è comportato solo come al solito, in modo freddo e calcolatore. È stata però una finale decisa da episodi. Entrambe le compagini hanno dato tutto, ma Tuchel ha avuto l’intuito di azzeccare la tattica, mentre lo spagnolo ha provato una nuova sorpresa, senza riuscire nell’intento di spaccare la partita.

TATTICISIMI

Il Manchester City ha proposto alla fine la solita ampiezza offensiva, cercando le incursioni con Sterling, Zinchenko, Mahrez, mentre il Chelsea ha messo un muro di cinque giocatori. L’interpretazione e l’interscambiabilità difensive di Reece James e Cesar Azpilicueta hanno messo in grande difficoltà la fascia sinistra sky blue. James ha sventato un’azione molto chiara da gol di Sterling, mentre Azpilicueta, messo a fare il centrale, aveva perso il ritmo della corsa in quel frangente.

La fascia sinistra si è esposta molto, facendo grandi pressioni, ma non ha portato la squadra al risultato sperato. Anzi, ha lasciato la corsia per Havertz scoperta nel gol decisivo. Zinchenko troppo in avanti ha messo in difficoltà Stones che non si aspettava un lancio del genere di Mount. In pochi si aspettavano quell’azione, visto che normalmente il trequartista del Chelsea avrebbe servito Werner, molto meno centralizzato nell’azione.

IL GOL DELLA PARTITA

Kai Havertz ci ha creduto, si è fatto vedere, nonostante fosse molto lontano, e ha dribblato Ederson un po’ in maniera impacciata, ma efficace. Nell’uscita il portiere brasiliano ha rischiato di essere espulso toccando la palla di mani fuori area, ma fortunatamente l’ex Leverkusen non ha fallito la rete a porta vuota.

Le imperfezioni di questo bellissimo gol non finiscono comunque qui. L’arbitro Mateo Lahoz, impeccabile nella gestione della gara in generale, avrebbe dovuto mostrare il giallo all’estremo difensore, visto che la realizzazione di una rete porta al declassamento di un eventuale rosso a un cartellino giallo.

EPISODI E INTUITO

È stata tutta una questione di secondi e di intuito. Ederson normalmente sa uscire bene in questi casi, ma ha fallito. Ciò lo porta a essere diventato un calciatore scarso? Assolutamente no! Lo stesso discorso vale per Guardiola, che non sarà sicuramente diventato ora un allenatore scarso e obsoleto con la sua idea di calcio.

L’episodio ha condannato il Manchester City, ma avrebbe potuto condannare allo stesso modo il Chelsea, se quel tiro al volo di Riyad Mahrez fosse entrato alla fine. Magari in quel caso i Citizens avrebbero trovato la forza quindi di vincerla ai supplementari o ai rigori. In quel caso avremmo parlato o scritto di un Tuchel scarso e inadatto ad alti livelli? Molto probabilmente e ingiustamente sì.

UNA BELLA PARTITA

La verità è che è stata un’ottima partita da guardare, da vivere e da giocare, spavento per de Bruyne e Rüdiger a parte. Il Chelsea l’ha meritata, come allo stesso modo l’avrebbe meritata il Manchester City per il cammino condotto fino alla finale. Tuttavia il vincitore è uno solo, per fortuna della coppia formata da Thiago Silva e Tuchel, perdenti lo scorso anno con il PSG, e per sfortuna di Guardiola e del Kun Agüero, giocatore a fine avventura con questa maglia.

Il vincitore è uno solo, ma a dare spettacolo in una finale (almeno in questa) ci sono due squadre. Il Chelsea ha meritato di più, ma il Manchester City non è da denigrare, da sottostimare per una sconfitta. Tuchel è stato il più intelligente, la sua tattica ha aderito molto bene alla partita, ma non significa che Pep Guardiola sia un folle o un allenatore non più adatto a grandi panchine. Il calcio è una forma di intrattenimento e perciò l’importante è divertirsi, soprattutto da tifosi neutrali. Invece criticare il lavoro degli altri senza una tesi di basi è noia, come direbbe Franco Califano.