Calcio e violenza, un binomio noto pressoché ad ogni latitudine. Tra il 1992 e il 1993, alcuni allenatori argentini diventarono bersagli mobili per la tifoseria più esaltata. Un’escalation che coinvolse pure l’allora tecnico del River Plate Daniel Passarella, celebre anche in Italia, il quale fu aggredito dai suoi stessi tifosi rischiando la vita. Cosa accadde?
Il calcio argentino aveva registrato nell’aprile ’92 l’aggressione all’allenatore dell’Argentinos Juniors José Yudica. La compagine navigava nei bassifondi della classifica, venti tifosi contestarono il tecnico all’allenamento: non si fece intimidire. Ma quando i malviventi cominciarono per tutta risposta a picchiare il figlio, si dotò di un revolver. Yudica senior, esasperato, esplose un colpo in aria alla presenza dei <tifosi>. Non poté far altro che dimettersi la sera stessa. Non fu l’unico caso, come quello legato al collega del San Lorenzo Fernando José “Nano” Areán. Non colse di sorpresa, di conseguenza, l’episodio di violenza che coinvolse suo malgrado il tecnico del River Plate Daniel Passarella. Il Guerin Sportivo, all’inizio di febbraio, riportò le aggressioni che qui ampliamo con la ricerca storica. La circostanza più clamorosa fu rappresentata dal fatto che i responsabili appartenessero alla tifoseria della medesima squadra.
29 gennaio 1993. Il River si trovava in una località costiera, a Mar Chiquita, nei pressi di Mar del Plata. Era un venerdì sera all’Hotel Mirador, i biancorossi guidati dal celebre <Caudillo> avrebbero disputato l’indomani un’amichevole contro il San Lorenzo. Cosa accadde? Tre tifosi del club – secondo Clarín, quattro – si erano recati nella struttura alberghiera per ritirare i biglietti per la partita. Ma fu qui che prese forma un alterco con il preparatore atletico Ricardo Pizzarotti nella hall dell’albergo: fu aggredito e ferito con un coltello. Passarella accorse in sua difesa, rimediando due fendenti all’orecchio e al braccio sinistro, riuscendo a dileguarsi per salvarsi la vita. Furono tirati in ballo anche i collaboratori José Miguel e Carlos Peralta. Un fatto clamoroso.
L’escalation di violenza, che aveva quindi coinvolto per la terza volta un allenatore argentino negli ultimi mesi, stavolta vide come protagonista un personaggio atteso: proprio così, perché purtroppo Passarella non era nuovo a certi eventi, in quanto già preso di mira. Un pugno ricevuto da un capo ultras (la cui identità riveleremo più avanti) a scopo di estorsione, due rapine e minacce di morte. Perché? Il motivo andava ricercato nel rifiuto storico del tecnico di instaurare un rapporto con gli <aficionados> del River Plate, circostanza mai digerita dalla piazza. Ma non solo: gli aggressori intimarono al tecnico di schierare il portiere Comizzo, per non meglio precisati motivi.
Gli autori dell’atto di violenza contro il Mister – costretto pure a cambiare i vetri della propria auto, tanto per gradire – furono identificati dalla Polizia e ritenuti appartenenti ai cosiddetti <barrasbravas>, la frangia più violenta del tifo argentino. Gli ultras del River Plate (tra cui il famigerato Miguel Alejandro “Sandokán”, che aveva colpito nel ’92 Passarella nell’episodio citato sopra) furono arrestati ed incriminati per danno, uso di arma e lesioni lievi. Finì purtroppo a tarallucci e vino, perché ai tre fu consentito incredibilmente di assistere all’amichevole l’indomani. Come se niente fosse accaduto. Passarella commentò rassegnato: “Prima o poi ammazzeranno qualcuno“. Oggi, dopo essere stato bandiera e capitano sul campo nonché tecnico vincente sulla panchina biancorossa, riveste il ruolo di presidente. Nonostante tutto, un legame più forte della violenza.