Il pallone divenne un compagno inseparabile per molti soldati impegnati nel primo conflitto mondiale. Nei momenti di tregua divenne consuetudine organizzare partitelle a un passo dalle trincee e a pochi metri dalle linee nemiche. Il calcio era un diversivo in grado di far dimenticare, anche se solo per qualche ora, gli orrori della guerra. Ma aveva anche una funzione sociale: nel limite del possibile, esprimeva legami di solidarietà, ricompattava il gruppo, creava un clima disteso e rasserenava gli animi. Nel 1917 il presidente del Consiglio e ministro della Guerra francese, Paul Painlevè, capita l’importanza di questo strumento di “leggerezza”, ordinò che fossero acquistati 4.000-5.000 palloni per inviarli ai soldati impegnati su vari fronti.
Quella che sembrava una leggenda nata per edulcorare un periodo funesto, è diventata un bella storia da raccontare. Il protagonista fu Wilfred Nevill, capitano dell’East Surrey Regiment, che morì sul campo nella Battaglia delle Somme, una delle battaglie più sanguinose dell’intera Grande Guerra. Wilfred era un grande appassionato di sport e soprattutto era un grande tifoso di calcio. Sapeva che la vita sua e dei suoi soldati era appesa a un filo: la tattica usata, quella di bombardare la linea difensiva nemica, non aveva portato i suoi frutti e i tedeschi si erano preparati scavando profondi rifugi sotterranei.
La testimonianza dell’episodio ci è stata tramandata da uno dei giornalisti francesi più brillanti dell’epoca, Victor Breyer, impegnato sul fronte come interprete: “Sotto la direzione del capitano Nevill, la compagnia partì all’assalto calciando il famoso pallone davanti a sé. Il capitano, in piedi sul parapetto, al minuto fissato dall’alto comando, diede il calcio d’inizio di questo “inusuale match” e i suoi uomini “dribblarono” il pallone fino alle linee tedesche, come se si trattasse di farla entrare nella rete avversaria. Furono numerosi i partecipanti dello straordinario torneo che caddero sulla via…”.
I due palloni, come se fossero immuni al crivellare dei colpi, scamparono incredibilmente alla cruenta battaglia. E sono arrivati, intonsi, fino a noi: uno è conservato al Queen’s Royal Surrey Regiment Museum di Guildford, l’altro si trova al Princess of Wales’ Royal Regiment Museum presso il castello di Dover.