Home » ESCLUSIVA – Matteo Aldamonte: “La crescita della nazionale di pallamano è evidente”

ESCLUSIVA – Matteo Aldamonte: “La crescita della nazionale di pallamano è evidente”

La nazionale maschile di pallamano guidata da Riccardo Trillini ha terminato il suo percorso nelle qualificazioni ai Campionati Europei 2022. Gli azzurri chiudono con una vittoria su sei partite disputate e soprattutto con la soddisfazione di aver raggiunto il terzo posto nel girone, evitando in questo modo il Relegation Round in vista di Euro 2024. Qualche settimana prima a scendere in campo erano state le azzurre nel doppio confronto playoff con l’Ungheria per le qualificazioni mondiali. Un resoconto finale che ci rende ottimisti in chiave futura. Il percorso di crescita delle nostre rappresentative prosegue in maniera lineare. Per disegnare un quadro più ampio e completo sul movimento nostrano abbiamo contattato Matteo Aldamonte, addetto stampa della Federazione e telecronista della pallamano su Sky Sport.

Buongiorno Matteo. Direi di parlare subito di nazionale. Gli azzurri portano a casa un successo contro la Lettonia e anche un pizzico di amarezza per la sconfitta di misura con la Bielorussia. Stiamo parlando comunque di una formazione molto giovane e costruita in ottica futura. Che giudizio possiamo dare a questa Italia?

Il bilancio è positivo. Bisogna dire che l’Italia si è avvicinata molto, come livello di gioco, alle squadre provenienti dalla parte centrale del ranking, dove troviamo la Bielorussia e una parte di quelle squadre che sistematicamente si qualificano agli Europei concludendoli tra le prime dieci-dodici posizioni. La crescita è evidente, palese ed è fotografata dal fatto che per la seconda volta partivamo dalla Fascia 4 e abbiamo sempre superato la squadra della Fascia 3: nel 2020 è accaduto con la Slovacchia, stavolta con la Lettonia a mio parere ancora più forte degli slovacchi. Siamo arrivati a giocarci la qualificazione perdendola sostanzialmente nell’ultima

credit photo: Isabella Gandolfi - FIGH
credit photo: Isabella Gandolfi – FIGH

partita utile e giocandocela fino alla fine, un dato notevole. Nel mezzo è stato completato un ricambio generazionale importante. Ormai parliamo di una nazionale con in campo i ragazzi arrivati dall’Under 20, i cosiddetti Millennials, vincitori degli Europei di Seconda Divisione a Tbilisi nell’estate 2018: tutti giocatori protagonisti nei rispettivi club sia in Italia che all’estero. A loro poi vanno aggiunti gli elementi con maggior esperienza come Dapiran, Savini, il capitano Parisini, Ebner in porta, ragazzi nati fra il 94 e il 98.

Una chiave di crescita importante per i nostri ragazzi potrebbe essere il trasferirsi all’estero, raccogliere maggior esperienza giocando in campionati con un livello e un tasso tecnico maggiore

Pian piano si è diffusa questa tendenza nel tentare un percorso fuori dai confini nazionali, in paesi dove la pallamano ha un grado di competitività molto alto. Da questo punto di vista i giocatori-simbolo sono sicuramente Domenico Ebner, che gioca nella Bundesliga, l’equivalente della NBA nella pallamano, e il capitano Andrea Parisini, lui impegnato in Lidl Starligue, il massimo campionato francese ugualmente considerato tra i migliori del mondo. Diversi elementi giocano o hanno giocato in Spagna in una delle prime tre leghe mondiali, altri in accademie come nel caso di Colleluori a Nantes, i due gemelli Mengon nel Montpellier. Una tendenza in aumento. Io non faccio troppa differenza tra Italia ed estero, senza dubbio giocare in Bundesliga o in Lidl Starligue ha il suo peso, ma il primo passo è vedere nella pallamano una scelta di vita, che sia in Italia o all’estero. Del resto va detto come anche il campionato italiano stia attirando giocatori importanti e crescendo di competitività: questo ovviamente assicura banchi di prova settimanali a tutti, giovani italiani compresi. Questa generazione sta individuando in misura sempre maggiore in questo sport la sua priorità. Costruire la propria vita prima come sportivo, poi come studente e tutto ciò che ne consegue.

Restiamo sulle nazionali, ma parliamo di femminile. Nelle qualificazioni mondiali le azzurre hanno superato brillantemente la prima fase prima di capitolare nei playoff contro la fortissima Ungheria. 

Intanto rimarcherei l’obiettivo principale della nostra nazionale: superare il turno di qualificazione mondiale, quindi battere almeno una tra Kosovo e Austria. L’Italia c’è riuscita nonostante non giocasse da un anno e mezzo. Non era una cosa scontata, considerando che il lungo stop causato dal Covid aveva generato delle indubbie difficoltà nella programmazione del lavoro. Il nuovo tecnico Liliana Ivaci ha iniziato praticamente a lavorare solo adesso e non era facile farsi trovare pronti. Il gap con le squadre di alto livello è sicuramente marcato. Nello specifico l’Ungheria fa parte di quella fascia di squadre che ai Mondiali e agli Europei si classifica tra i primi dieci-dodici posti con cui è ancora molto difficile confrontarsi.

Il nuovo appuntamento sarà in estate con le qualificazioni agli Europei

Le prossime qualificazioni europee che giocheremo a giugno sono alla nostra portata, è un primo turno e affrontiamo avversarie più vicine a noi come ranking e risultati recenti. Si gioca in Grecia ed è chiaro che le padrone di casa partono favorite; hanno una trascinatrice, Lamprini Tsakalou, con esperienza in Champions League e in grado di spostare gli equilibri in partite che si preannunciano equilibrate. La Bosnia invece è una nazionale anomala, non gioca le qualificazioni da tanto tempo e adesso è tornata a iscriversi reclutando giocatrici naturalizzate in giro per l’Europa, un po’ seguendo il trend che abbiamo già visto con il Kosovo nel maschile; dobbiamo capire che squadra sarà, non c’è uno storico. La Lettonia è alla nostra portata. Penso che andremo lì con l’obiettivo di superare il turno; è chiaro che devi vincerle tutte e sarà più difficile rispetto alle qualificazioni mondiali perché si gioca all’estero e saranno in quattro in lizza per un solo posto.

Argomento campionato. In Serie A maschile domina la corazzata Conversano, che appare lanciata verso il titolo

Conversano a questo punto, per quanto mostrato, può solo perderlo. Ha trovato il principale elemento che conta in un campionato per noi molto anomalo per l’assenza dei playoff: la continuità di risultati. Ha sempre fatto risultato a parte il match con Cassano Magnago a ottobre e ha vinto in Coppa Italia e in Supercoppa. La squadra di Tarafino non si è mai fermata. Ha trovato l’amalgama, inserendo i giocatori nei posti giusti, come Radovcic, uno che nello spogliatoio dalla sacca tira fuori prima gli scudetti e poi il materiale per allenarsi come dico sempre. Hanno Nelson, un tiratore importante e uno dei migliori stranieri del campionato insieme a Jarlstam del Fasano. Stanno raccogliendo i frutti del lavoro svolto negli anni, sono sempre sistematicamente arrivati in fondo. Quando parliamo di Conversano, parliamo di una città storica, dove al bar si discute di pallamano. Questo va a costituire il DNA della società e fa avvertire ai giocatori il senso di ciò che stanno facendo. Certo, lo stop che hanno dovuto affrontare a causa del Covid ha un po’ rimescolato gli equilibri: Conversano ha continuato a vincere, ma nel frattempo Sassari si è avvicinata e sabato c’è lo scontro diretto. Sarà una bella partita tra due realtà ambiziose.

A differenza di altre discipline nella pallamano italiana sono ancora protagoniste realtà importanti con una lunga storia sportiva alle spalle

Nella pallamano ci sono delle piazze storiche. Trieste sta lottando per la salvezza in questo momento, ma è da considerarsi la realtà-principe della pallamano, ha vinto più di tutte giocando ad altissimi livelli. Ci sono Bressanone, Cassano Magnago, Salerno, Fasano, Siracusa, solo per citarne alcune, roccaforti dove obiettivamente c’è stata tanta vita prima e se ne intravede tanta all’orizzonte. Un elemento positivo perché ti dà la possibilità di contare su piazze che sai risponderanno sempre, anche al netto di realtà nuove che invece si affacciano. Penso per esempio a Sassari, una città che ha vinto tanto nel femminile e in questi anni sta impostando un importante progetto anche nel maschile.

Mai come adesso l’aspetto mediatico diventa fondamentale. Negli ultimi anni la pallamano si è affacciata anche su Sky. Questo binomio sta dando risultati per il nostro movimento?

Ho la fortuna di lavorare in Federazione dal 2011 e di vivere da vicino televisive con molteplici emittenti. Attualmente il percorso avviato in sinergia con Sky Sport sta assicurando riscontri molto positivi in termini numerici e di immagine. C’è la percezione concreta di come un pubblico esterno stia apprezzando sempre di più questo sport. Questo è sostanzialmente il principale obiettivo di un progetto del genere: cercare di raggiungere un numero di telespettatori sempre più ampio e al di fuori della cerchia degli appassionati, che, sia chiaro, è ugualmente importante. La scelta precisa è quella di aver dato spazio a contenuti di altissima qualità e livello come la Champions League, i Campionati europei, i Campionati mondiali. Allo spettatore viene data la possibilità di vedere il grande giocatore in grado di fare cose che lasciano a bocca aperta. Oggettivamente è spettacolare vedere una Final4 di Champions League di pallamano. Poi in parallelo c’è il campionato italiano trasmesso in maniera totale su Eleven Sports, che ci segue da anni ed è diventato un partner ormai storico della Federazione. Grazie a Eleven Sports mandiamo in onda tutte le partite della Serie A Beretta sia maschile che femminile; uno sforzo organizzativo notevole e congiunto, club e Federazione, attraverso il quale ogni sabato ci sono in contemporanea tredici partite, sette del maschile e sei del femminile. Insomma, l’impegno in chiave promozionale e di copertura giornalistica è importante e rappresenta un asset fondamentale nell’attività quotidiana della Federazione.

credit photo: Isabella Gandolfi – FIGH