Primo Piano

Pallone in Soffitta – Chico Gordo, a piedi scalzi nel buio

Il calcio portoghese, all’alba degli anni Sessanta, fu il primo – insieme alla Francia – ad accogliere in Europa diversi elementi di origine africana. Il Benfica trionfò in Coppa dei Campioni con alcuni di loro, considerati gli apripista del movimento. Dalla terra angolana a quella lusitana, ecco anche la storia di Chico Gordo. Purtroppo, non altrettanto luminosa come quella del grande Eusébio.

Colonie e gioielli

La presenza massiccia nel Vecchio Continente di calciatori provenienti dall’Africa iniziò grazie al Portogallo. Tramite una collaudata rete di osservatori nelle colonie di allora – Angola e Mozambico, ad esempio – furono scoperti autentici gioielli, che avrebbero fatto la fortuna propria e delle squadre di club. L’esempio più lampante lo fornisce il Benfica, il quale nel biennio 1961-62 conquistò due Coppe dei Campioni di fila schierando campioni come Eusébio, Mario Coluna e José Aguas, quest’ultimo padre di Rui, futura meteora della Reggiana 1994-95.

A piedi scalzi

Proprio come era accaduto per il formidabile Eusébio a Maputo (allora Lourenço Marques, in Mozambico, ndr), scovato mentre <dava del tu> al pallone a piedi scalzi, avvenne la stessa cosa per Bernardo Francisco da Silva ma a Lobito, sulla costa angolana. Aveva solo diciassette anni quel ragazzo, quando venne notato da uno scout del Porto e messo su un aereo per il Paese lusitano. Al giovane fu affibbiato in breve il soprannome di Chico Gordo, unione del diminutivo di Francisco con quel Gordo che non voleva significare “grasso”: bensì “grande” in creolo angolano portoghese. Chico veniva considerato ancora troppo acerbo e dovette trascorrere un periodo di ambientamento. Poi, alla seconda giornata del campionato 1968-69, l’allenatore José Pedroto lo buttò nella mischia contro il Vitória Setúbal. Le prestazioni iniziali, anche a livello mediatico, furono considerate positive. Il primo gol con la casacca del Porto arrivò in Coppa dei Campioni con il Cardiff City.

Militare

Sei stagioni al Porto, di cui una bruciata dal servizio militare da svolgere in patria insieme ai coetanei Fernando e Seninho. Impiegato nella squadra dell’Esercito portoghese partecipante al massimo campionato angolano, Chico Gordo contribuì alla vittoria del torneo, segnando 20 gol in altrettante partite per il Futebol Club do Moxico, società che oggi ha cambiato nome in Independente Sport Clube. Assolti gli obblighi militari, Chico iniziò a spostare il proprio interesse più sulla vita notturna che sul calcio. Il Porto lo scaricò: Tirsense, Lusitânia e infine Sporting Braga. Qui il nostro seppe farsi valere, brillando in attacco con continuità: nell’annata 1977-78 trascinò la squadra al quarto posto, valido per un piazzamento UEFA, finendo dietro proprio a Eusébio nella classifica cannonieri con 20 gol. Quello fu il momento più importante della carriera dell’angolano, da incorniciare insieme alle cinque presenze nel Portogallo Under 23 e una nella Nazionale olimpica.  

Declino

Al termine della quinta annata disputata nel Braga, sembrò concretizzarsi la chance di andare all’estero grazie all’interesse dell’Olympique Marsiglia. Tuttavia l’operazione non andò in porto e il nostro firmò per il Vitória Setúbal. Quella successiva al Beira-Mar fu l’ultima avventura, conclusasi peraltro di fatto senza disputare gare ufficiali. La cruda realtà era purtroppo sotto gli occhi di tutti: l’attaccante era diventato ormai un ex calciatore tra infortuni, chili di troppo e assenze reiterate dagli allenamenti. Colui che il citato Eusébio aveva definito nientemeno quale <miglior attaccante africano mai visto durante la carriera>, aveva iniziato un inesorabile declino fisico ed economico. 

La tragedia

Chico Gordo ebbe problemi con la droga, poi trovò impiego in una cartiera. Ma purtroppo il destino lo sorprese sul posto di lavoro: un terribile incidente con un macchinario gli fu fatale, rapendolo alla vita il 22 novembre 2000 ad appena 51 anni. Un finale drammatico e sfortunato, per un uomo che con il calcio aveva trovato riscatto dalla povertà e senza il quale perse inesorabilmente l’equilibrio. Viene tuttora ricordato dalla tifoseria dello Sporting Braga tra i più grandi di sempre, grazie oltretutto a un record di gol (59 in gare di campionato) che resiste ancora. Riposa in pace, Chico