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José Mourinho, un tradimento per tornare ai livelli del passato

Undici anni dopo l’ultimo successo l’Inter è tornata a vincere uno Scudetto e José Mourinho è tornato in Serie A. Questa coincidenza riporta alcuni interisti alla nostalgia del Triplete, mentre altri interisti protestano per il tradimento di Mou, nuovo allenatore della Roma a partire da luglio. Il portoghese ha siglato un triennale da 4 milioni di euro a stagione.

TRADIMENTO DI MOURINHO?

Tuttavia non si può parlare di nessun tradimento, di nessun adulterio, visto che il popolo nerazzurro appartiene al passato di José Mourinho, proprio come un ex coniuge. Un passato sicuramente piacevole da ricordare, ma sia per l’Inter sia per il loro ex allenatore, forse il più amato nella storia del club milanese, c’era bisogno di una ventata fresca. Del resto, i bei ricordi non fruttano soldi e reputazione.

UN ALTRO PORTOGHESE A ROMA

Dan Friedkin, presidente della Roma, si affiderà a un altro portoghese per la panchina. Fuori Paulo Fonseca, che nella Capitale lascerà comunque un segno, seppur lieve, e dentro José Mourinho. In società si parlerà ancora portoghese nella collaborazione tra Tiago Pinto, il direttore sportivo, e lo Special One, che comunque di lingue ne sa parlare almeno quattro.

Il cambio potrebbe risultare azzeccato proprio per l’ambientamento non necessario del genio di Setúbal. Per capire bene la piazza, Fonseca ha dovuto faticare, lavorando tra le pressioni che caratterizzano il tifo romanista e lo studio della lingua italiana. Mourinho potrebbe essere l’uomo giusto per riordinare le idee giallorosse, avendo già allenato in Italia e conoscendo anche l’ambiente Roma, affrontato da avversario per due intere stagioni.

NUMERI IN SERIE A

La sua avventura italiana tutti la conoscono e non servono grandi spiegazioni, se non per gli appassionati più piccoli e giovani. Tuttavia bisogna rinfrescare la memoria di tutti sui numeri molto buoni. Tra i tecnici con più di 40 partite all’attivo nell’era a tre punti (1994/95, sempre per i più piccoli e giovani) José Mourinho è il secondo con la migliore media punti a partita, 2,18 punti. Solo Antonio Conte, ovviamente con più del doppio delle partite (199), ha fatto meglio, 2,26 punti.

Lo Special One in 76 partite ha collezionato 49 vittorie, di cui 34 nelle prime 50 panchine in Serie A, e 19 pareggi. Tra i debuttanti nell’era a tre punti non ha rivali, se non Rudy Garcia, primo con 35 vittorie nelle prime 50, un’altra vecchia conoscenza romanista. Conoscendo il personaggio di José Mourinho, l’ex Tottenham arriverà con l’obbiettivo di battere Conte sia in campionato, sfidando così i campioni in carica, sia nella classifica allenatori.

L’ESONERO

Di dubbi però non mancano, proprio per colpa dell’esonero dagli Spurs. Da personaggio calcistico di rilevanza, Mourinho è scivolato momentaneamente nella fossa dei perdenti. Il calcio è questo, ma il lusitano è qui per smentire l’ultima esperienza, categorizzandola come un incidente lieve di percorso.

Un tecnico che ha allenato 5 club diversi nei migliori cinque campionati d’Europa, in tre Paesi differenti, Italia, Spagna e Inghilterra, vincendo almeno un trofeo con quattro di loro, non può essere diventato scarso di punto in bianco. Con Inter, Real Madrid e Chelsea non è mai sceso sotto la media di 2 punti a partita, rendimento solito delle zone alte della classifica e dei capolisti.

Il minimo storico l’ha toccato proprio con il Tottenham, dove il suo ciclo è stato oggettivamente al di sotto delle aspettative iniziali. Media di 1,64 punti a partita e una percentuale di vittorie di 46,55. I numeri, anche se abbastanza freddi che non rendono giustizia alla sua avventura complessiva, mettono in evidenza la sua caparbietà nell’insistere in un tipo di calcio e in un tipo di approccio con la rosa. Con i londinesi ha comunque conquistato una finale di EFL Cup, venendo esonerato una settimana prima della partita contro il Manchester City di Guardiola.

CARATTERE NEI GRANDI APPUNTAMENTI

Il gioco e l’atteggiamento di José Mourinho negli anni ha avuto un’evoluzione abbastanza lenta. La formazione in termini c’è sicuramente stata e l’implemento di nuove tattiche è sicuramente avvenuta, altrimenti non potrebbe più allenare. Tuttavia il suo atteggiamento difensivista è rimasto, penalizzandolo negli appuntamenti sulla carta più semplici, vedasi la debacle contro la Dinamo Zagabria in Europa League.

Invece la Roma storicamente e a maggior ragione con Paulo Fonseca ha adottato sempre uno stile più offensivo, a fronte di una difesa non molto ben organizzata. Perciò è arrivata l’ora per lui di guardare oltre al proprio orizzonte, provando una manovra più offensiva. Il tempo per riflettere su tutto ciò l’ha avuto e l’avrà ancora per qualche settimana e mese, basandosi anche su quella che è la rosa della Roma. Quindi l’esonero non deve spaventare.

Le attese comunque non distrarranno José Mourinho, abituato alla provocazione e alla pressione. Lui stesso è un provocatore, atteggiamento giusto per stimolare il clima nelle partite importanti. La pecca maggiore di Fonseca in questa stagione è stata proprio la mancanza di carattere nei grandi appuntamenti. Ciò ha compromesso notevolmente la classifica che vede la Roma perfino fuori dall’UEL.

RAPPORTO CON I GIOCATORI

Nell’esperienza interista è stato lui a dare continuità a due giocatori giovani e, per certi versi, ribelli come Balotelli e Santon, che ritroverà proprio a Roma. La rosa non casualmente può vantare vari giovani calciatori interessanti, come Kumbulla, Reynolds, altro terzino destro come Santon, o Villar e Zaniolo a centrocampo. A volte José Mourinho sui giovani ci va con il pugno di ferro, ma potrebbe anche rivelarsi un fattore determinante per la loro crescita e per temprare il loro carattere.

Se sarà l’allenatore giusto per far tornare la Roma a vincere dopo 13 anni, solo il tempo lo dirà. Il passato, come già detto, non porta soldi e reputazione, ma può mettere in guardia. In 21 anni di carriera però Mourinho ha alzato ben 25 trofei, perciò non è utopico pensare a una Roma vincente per le prossime tre stagioni.