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Dieci x Dieci – Carini: “In Italia poco spazio. Ma quanti campioni!”

Alla riscoperta dei giocatori che hanno scritto pagine nella storia del calcio italiano ed internazionale, grazie alla nostra rubrica “Dieci x Dieci”: è il turno di Fabián Carini, in Italia a inizio carriera.

Lanciato dal Danubio, il portiere classe 1979 non ha avuto molto spazio in Italia con Juventus, Inter e Cagliari. I passaggi in Belgio (Standard Liegi), Spagna (Murcia), Brasile (Atletico Mineiro) ed Ecuador (Deportivo Quito) hanno completato la sua carriera, insieme alle avventure negli anni della maturità con Peñarol e Juventud de Las Piedras. Ritiratosi nel 2016, vanta 74 presenze nella Nazionale uruguaiana e il Mondiale 2002 disputato da titolare. Sposato con Virginia Ferreira, ha superato insieme alla moglie un dramma familiare: alla ventesima settimana di gravidanza del secondo figlio Luca, Virginia ebbe un malore e le fu diagnosticato un aneurisma cerebrale, potenzialmente fatale. Fortunatamente le cose sono andate per il verso giusto. La famiglia Carini vive a Carrasco, un barrio di Montevideo. Fabián ora si dedica agli affetti, dopo aver ricoperto il ruolo di commentatore televisivo.

Il primo ricordo legato al gioco del calcio.

Avevo due anni: mi regalarono un pallone e la maglietta del Peñarol. Giocavo sempre da bambino sulla porta di casa mia, per strada e con i miei amici“.

L’idolo calcistico della tua infanzia.

Enzo Francescoli. Nel ruolo di portiere Fernando Alvez (portiere dell’Uruguay a Italia ’90, ndr). Un grande interprete tra i pali del calcio nel mio Paese, Ladislao <Chiquito> Mazurkiewicz, è stato ugualmente un mio idolo anche se non ho mai avuto la possibilità di vederlo giocare“.

La persona che consideri maggiormente importante per la tua carriera.

I miei genitori, in primis. Mi hanno sempre permesso di seguire il mio desiderio, ovvero giocare a calcio da professionista. In seconda battuta alcuni allenatori delle giovanili, come Rafa Perrone, Gerardo Panizza, <El Tarta> Román. A livello di rappresentative nazionali Víctor Púa, il quale mi ha dato la chance di rappresentare l’Uruguay fin da giovane e con cui ho condiviso l’esperienza del Mondiale in Corea e Giappone nel 2002. Desidero citare anche Daniel Passarella. Però fu Ildo Maneiro a farmi debuttare nel Danubio ad appena diciassette anni“.

Il momento più bello.

L’esperienza al Danubio dal vivaio fino alla convocazione nella Nazionale maggiore, un sogno per qualsiasi calciatore, ha rappresentato per me il momento più importante. Tutti le avventure che ho vissuto, anche quelle all’estero non semplici – in Italia non ho giocato tanto – lo sono state altrettanto. Aver avuto l’opportunità di giocare in Europa con Juventus, Inter, Cagliari, Murcia e Standard Liegi è qualcosa di bello che un giorno desidero raccontare ai miei figli“.


Quello che invece vorresti dimenticare.

Momenti buoni e meno buoni sono inevitabili nella carriera di un atleta. Però la sconfitta ai rigori contro l’Australia nello spareggio per andare al Mondiale 2006 resta l’istantanea più triste. Un colpo molto duro e a cui non eravamo preparati“.


Un bivio importante: azzeccato o mancato.

La vita è fatta anche di incroci e si prova a sbagliare meno decisioni possibili. Ho sempre cercato di avere una mentalità positiva, così da riuscire ad affrontare meglio e con il massimo equilibrio tutte le situazioni“. 


Il tuo 11 ideale, tra i compagni con cui hai giocato.

Ho avuto il privilegio di giocare con grandi campioni, sia tra i miei connazionali che provenienti da altri Paesi. Non è semplice stilare una formazione, ma ci provo. Buffon; Zanetti, Córdoba, Montero, Zambrotta; Verón; Figo, Zidane, Nedved; Ibrahimovic, Del Piero“. 


L’allenatore che porti nel cuore.

Ancora più difficile! Ribadisco Púa, Maneiro, Passarella, Jorge Fossati, Jorge Giordano che mi allenò per l’ultima volta nella massima serie. Poi Carlo Ancelotti e Marcello Lippi“.


L’avversario più ammirato.

La scelta, avendo incontrato fenomeni anche solo a livello sudamericano, è impossibile. Cito i brasiliani Ronaldo, Rivaldo, Romário, Cafu, Roberto Carlos, Dida, gli argentini Batistuta, Crespo, Verón, Zanetti, Ayala… il panorama in quell’epoca era ricchissimo e provavo per loro grande ammirazione“.


Il bilancio della tua carriera.

Nel calcio è facile passare da momenti fenomenali ad altri disastrosi in un attimo: io ho avuto il dono di poter condividere tutto con mia moglie Virginia, con cui ci siamo conosciuti oltre vent’anni fa. Ho vissuto la carriera insieme a lei, rappresenta una figura fondamentale nella mia esistenza insieme ai nostri bambini Alessandro di 6 anni e Luca di 4. Per questo il bilancio non può che essere positivo, a prescindere da qualsiasi risultato ottenuto nella mia carriera“.