Formula 1 – Una foto con un turbinio di emozioni
Quando la Formula 1 si prende un fine settimana di sosta nel corso del suo Mondiale, l’appassionato cerca di colmare il vuoto tuffandosi nell’immenso materiale che può fornire la storia del Circus. Materiale composto da diverse caratteristiche: video, interviste, registrazioni, vecchi articoli, riviste d’epoca. E fotografie.
In questo fine settimana, a causa di una coincidenza temporale, una fotografia ha colpito in maniera particolare. Si tratta della foto che la Minardi – e qui il nostalgicometro comincia a impazzire – ha postato nella sua pagina Facebook e che riguarda la presentazione della vettura M193B che avrebbe affrontato le prime gare del Mondiale 1994. La scuderia di Faenza si era appena fusa con la Scuderia Italia di Giuseppe Lucchini e si era affidata a una coppia di piloti esperti: Pierluigi Martini e Michele Alboreto.
Ebbene, l’esibizione di questa fotografia in questo fine settimana non è stata per nulla casuale, dato che è occorsa una singolare coincidenza temporale. Venerdì scorso Pierluigi Martini ha compiuto 60 anni. Il pilota che rappresenta la Minardi per eccellenza. Dei 118 GP disputati in F1, Martini ne ha corso ben 102 sotto le insegne faentine, a cominciare dal primo in assoluto, il GP del Brasile 1985 sul circuito di Jacarepegua fino a quello di Germania 1995. Mettendo a referto 16 punti iridati, con la perla della prima fila conquistata nel GP USA a Detroit nel 1990. Una carriera onesta, quella di Martini, che sfiorò l’approdo in Ferrari nel 1992 e che vide anche il successo nella mitica 24 ore di Le Mans nel 1999 al volante di una BMW.
Le Mans, le vetture sportprototipi. Un secondo collegamento che sussiste tra Martini e Alboreto. Il 25 aprile, infatti, è stato il ventesimo anniversario della scomparsa della sfortunato pilota milanese, avvenuta mentre provava la sua Audi sul circuito del Lausitzring in Germania in virtù della più famosa gara di endurance, che lo stesso Alboreto vinse nel 1997.
Pensi a Michele Alboreto e non puoi fare a meno di pensare alle sue cinque stagioni in Ferrari, dal 1984 al 1988 con tre vittorie (ancora oggi il milanese è l’ultimo italiano ad aver trionfato in Formula 1 con la Rossa) e soprattutto quel 1985 dove una scellerata scelta tecnica della Ferrari, che passò inspiegabilmente dalle turbine tedesche KKK a quelle statunitensi Garrett, gli costò il Mondiale. Tant’è vero che persino Enzo Ferrari dichiarò pubblicamente di dover un titolo iridato ad Alboreto.
La Ferrari arrivò dopo l’esordio con la Tyrrell (2 vittorie) e dopo Maranello ci furono la Larrousse, la Footwork, la Scuderia Italia e la Minardi, con la quale disputò un dignitoso ultimo anno in Formula 1 nel 1994, esattamente 13 anni dopo aver regalato alla scuderia di Faenza l’unica vittoria della loro gloriosa carriera sportiva, a Misano in Formula 2.
Un’assenza che pesa da 20 anni nell’intero movimento del motorsport italiano e internazionale che hanno perso senza alcun dubbio una personalità che sarebbe potuta essere un ottimo dirigente. Lo dimostra la sua idea di costituire una categoria preparatoria dedicata ai giovani piloti e, purtroppo, rimasta ancora in cantiere.
Una foto, la Minardi, Martini e Alboreto. La nostalgia che ci assale con la malcelata speranza che quei tempi possano ritornare.