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L’assistente Sovre ha chiesto l’autografo ad Haaland per una raccolta fondi a scopo benefico

Alla fine della sfida di ieri sera tra Manchester City e Borussia Dortmund, un’immagine ha colpito particolarmente, finendo per girare in tutto il mondo e creando anche diverse polemiche: quella dell’assistente Octavian Sovre che a Erving Haaland un autografo nel tunnel che conduce agli spogliatoi. Un gesto da alcuni ritenuto innocente, ma che altri hanno subito criticato aspramente come comportamento ritenuto non consono al ruolo, sebbene l’allenatore dei Citizens Guardiola abbia deciso di non darci troppo peso (“Sarà un suo grande fan o l’avrà fatto per i figli, ma è stato bravo, ha avuto una condotta perfetta in campo”).

Sono stati mesi non semplici per Sovre, anche lui coinvolto nel caso di PSG-Istanbul Basaksehir lo scorso autunno, sebbene alla fine sia stato riconosciuto innocente verso le accuse di razzismo che gli erano state inizialmente rivolte. L’assistente rumeno è quindi tornato nuovamente al centro di una polemica che, però, anche stavolta si sta rivelando ingiusta e oltretutto denigratoria. Quell’autografo, come raccontato anche dalla pagina Roba da Arbitri, non sarebbe stato richiesto a titolo personale, bensì per scopi di beneficenza: raccogliere fondi per una comunità di bambini autistici con cui Sovre collabora da volontario da cinque anni.

Lo ha sottolineato anche la presidente della comunità SOS Autism Bihor: “Non tutti lo sapranno ma Tavi (Sovre) è un nostro volontario da tanti anni. Gli autografi di giocatori famosi che ci ha consentito di raccogliere in questi anni sono stati messi all’asta per raccogliere fondi per la nostra associazione”.

Insomma, dietro il gesto di Sovre ci sarebbe una nobile causa. Qualcuno avrebbe preferito maggior discrezione, pur rispettandone le intenzioni, ma in fondo sarebbe anche il momento di cominciare a vedere gli arbitri con occhi diversi: persone con cui mantenere una rispettosa distanza in certi momenti in campo, ma pur sempre esseri umani con una vita e sentimenti propri che, dopo aver compiuto professionalmente il proprio compito, possono lasciarsi andare a gesti naturali come la richiesta di un autografo a un campione. Ancora di più se la firma è destinata a scopi così generosi.