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“Be a Changemaker”, il calcio femminile a una svolta

Foto per gentile concessione della FIGC

È di questi giorni la pubblicazione da parte dell’ECA, l’associazione dei club europei, del suo primo documento sulla strategia per il calcio femminile, intitolato “Be a Changemaker“: il documento di 16 pagine, consultabile a questo indirizzo, delinea la strategia per il periodo 2021-2023 e punta a migliorare la situazione del calcio femminile europeo per garantire un cambiamento positivo che si protragga nel tempo.

Il documento, presentato dal CEO dell’ECA Charlie Marshall come un “obiettivo ambizioso“, punta a creare un nuovo ecosistema per il calcio femminile, più robusto e influente, che mostri una strada chiara da percorrere per raggiungere lo stesso livello di professionalizzazione dei colleghi maschi ma che al momento stesso ne protegga l’integrità, il tutto guidato da valori cardine come responsabilità, comunità, rispetto, comunicazione e passione.

Il progetto si svilupperà principalmente sul raggiungimento di sei obiettivi strategici: migliorare i percorsi delle calciatrici nei club per fornire un futuro prospero e sostenibile al movimento, accelerare la professionalizzazione consentendo ai club di raggiungere, mantenere e di superare gli standard minimi, promuovere lo sviluppo economico del calcio femminile e identificare nuove opportunità commerciali, aumentare le opportunità per i club di realizzare le ambizioni europee attraverso lo sviluppo del panorama delle competizioni, facilitare la nascita di nuove squadre di calcio femminili in Europa e produrre studi di ricerca che diventino un punto di riferimento per il movimento a livello mondiale.

Per fare questo l’ECA ha intenzione di promuovere nuovi progetti di competizioni al femminile senza dimenticare le vecchie competizioni che subiranno un deciso restyling: è il caso della Women’s Champions League, che passerà già dal prossimo anno dalla formula attuale dell’eliminazione diretta alla nuova formula che prevederà due prime fasi a eliminazione diretta per poi passare alla fase a gironi (composta da 16 squadre) e ritornare alle eliminazioni dirette solo dai quarti di finale in avanti. Una grandissima occasione sia per le squadre dei campionati cosiddetti “minori” che per le squadre italiane, spesso penalizzate da sorteggi troppo proibitivi.

Ma è solo il primo passo, visto che l’ECA stessa si è detta entusiasta alla prospettiva di una Coppa del mondo per club femminile e che, per mano della sua responsabile del calcio femminile, Claire Bloomfield, ha fatto sapere che ci sono anche piani per una competizione europea femminile di secondo livello, una sorta di equivalente dell’Europa League: “Abbiamo la responsabilità di esplorare tutte le opportunità che possono aiutare a far crescere il panorama delle competizioni sia a livello europeo con una competizione di secondo livello e poi su scala molto più globale, con un possibile Mondiale per club“.

Se tutti questi progetti andranno in porto, si potrà davvero parlare di epoca dell’oro per il calcio femminile europeo. E l’Italia dovrà farsi trovare pronta per approfittare a pieno di questa nuova era per il calcio in rosa e non sprecare un’occasione epocale per lo sviluppo del movimento in Italia, in attesa sempre di una legge che porti al professionismo del calcio femminile, circostanza a questo punto non più derogabile.