Pallone in Soffitta – I Tortora a Venezia, storia impolverata di fratelli
Stavolta di polvere ce n’era parecchia, da levare. Questa storia risale più o meno a ottanta anni fa, e riguarda una curiosa pagina familiare della Serie A. Rievochiamo la storia di Rolando e Víctor Tortora, tra i primi fratelli stranieri ad aver militato nel massimo campionato italiano di calcio.
Prima volta
Campionato di Serie A 1939-40. Il Venezia ha appena strappato la prima partecipazione alla massima categoria a girone unico, dopo il secondo posto cadetto e avendo avuto la meglio per differenza reti sull’Atalanta appaiata in classifica. Fu una stagione storica, non solo per la società neroverde: furono infatti introdotti i numeri di maglia sulla schiena dei calciatori, allo scopo di evitare spiacevoli scambi di persona da parte degli arbitri e, di riflesso, semplificare il compito di tutti gli addetti ai lavori. Oltretutto il Venezia partì con l’acceleratore a tavoletta, e restò addirittura in vetta alla graduatoria fino all’ottavo turno. Un inizio con i fiocchi.
Hermanos Tortora
L’allenatore della squadra era il veneziano purosangue Giuseppe “Bepi” Girani, che un decennio prima aveva vestito la medesima casacca come difensore. Curiosi i collegamenti con il Grande Torino che avrebbe dominato gli anni seguenti: la porta del Venezia era difesa da Manlio Bacigalupo, fratello maggiore del grande Valerio; inoltre, nel gennaio 1940, avrebbe firmato un certo Valentino Mazzola che era arrivato in città per gli obblighi militari. Per quella prima avventura dei lagunari in Serie A, furono ingaggiati dall’Uruguay i fratelli Rolando e (Vittorio Mario) Víctor “Tito” Tortora, provenienti dal Defensor Sporting di Montevideo (dove erano nati). Rispettivamente, classe 1912 e 1914. In rosa era presente dal campionato prima un altro uruguaiano, l’attaccante Juán Agostino Alberti – ribattezzato Giovanni – che avrebbe indirizzato a suon di gol le fortune del Venezia.
Primo e secondo
Soffermiamoci sui nostri amici Tortora, tra i rarissimi casi di fratelli stranieri nella storia della Serie A, sebbene di chiarissime origini italiche: qualche anno prima si era verificato il caso dei Fantoni alla Lazio, provenienti dal Brasile. Rolando giocava come centrocampista, precisamente da interno. Per motivi alfabetici, fu distinto dal fratello come Tortora I. La sua esperienza in laguna sarebbe stata assai limitata. Girani lo buttò nella mischia solo alla 17ª giornata, seconda del girone di ritorno. Era il 28 gennaio 1940: schierato con il numero 8 in casa dell’Ambrosiana, assistette alla sconfitta per 2-1. Fu confermato la settimana seguente al Penzo contro la Roma, risultato finale 2-2. La sua esperienza si esaurì quel giorno. Víctor, ovvero Tortora II, giocò l’intero campionato da titolare come terzino destro e con il “2” sulla schiena. Sul finire di stagione fu utilizzato anche in posizione più avanzata, da mediano. 26 presenze per lui, contro le due collezionate da Rolando.
I saluti
Il Venezia chiuse con un tranquillo 10° posto in classifica. I punti messi in cascina a inizio stagione si rivelarono decisivi per la graduatoria cortissima: il Liguria infatti retrocesse con appena tre lunghezze di distacco. Víctor Tortora restò in neroverde anche nell’annata 1940-41, conservando il suo posto da titolare e segnando una rete all’ultima di campionato contro il Novara. Non solo, contribuì alla storica vittoria in Coppa Italia. Da capitano. Sarebbe rimasto fino al 1943 (143 presenze e tre reti), giocando poi una stagione al Palermo prima di tornare nel 1946-47 e chiudere la carriera a 33 anni. Durante la Guerra aveva pure dato una mano come player-manager. In seguito avrebbe guidato Modena (1949-50, 5° posto in Serie B) e San Donà (1963-64 in D).
Nebbia
Rolando, dopo Venezia, ha giocato tre campionati di Serie C con Savoia (1940-42) e Baratta Battipaglia (1942-43). A parte le scarne informazioni citate sulle successive esperienze in panchina di Víctor, non sono disponibili altre notizie sulla vita e la sorte dei gemelli uruguaiani. Una fonte riporta addirittura la medesima data di nascita: 27 giugno 1914. Con altissima probabilità dovrebbero essere morti. Ma c’è nebbia sul loro destino. Una vicenda senza dubbio particolare e con parecchia polvere in più del solito, rispetto alle storie di cui si occupa solitamente Pallone in Soffitta. La complessa ricerca di materiale, nel frattempo, continuerà.