Seconda competizione europea per club, per un decennio la Coppa UEFA ha avuto le sembianze della Coppa Italia: 8 vittorie, 10 finali, 4 “derby” in finale tra l’89 e il ’99 per il calcio tricolore, che in Coppa UEFA sprigionava lo strapotere di un Campionato all’epoca saldamente ai vertici del calcio continentale.
Nel nuovo Millennio, però, questo feeling si è bruscamente interrotto: da doppione della Coppa Italia, la Coppa UEFA si è tramutata in genitrice di amarezze e cocenti delusioni, che ci apprestiamo a raccontare nella speranza di vedere presto interrotto un digiuno divenuto oramai ventennale.
Con la prima apparizione della Roma in Eurotonfi, il cerchio è completo: tutte quelle che furono le Sette sorelle ne “vantano” almeno una. Con tempi e modi diversi, certo, perché all’epoca dell’Eurotonfo di oggi è già fuori luogo da una decina di anni utilizzare il termine “Sette sorelle”. Il patatrac di cui parliamo, infatti, è relativamente recente: corre la primavera del 2010 quando in una stagione che in Patria sembra poter assumere contorni incredibili, la Roma di Rosella Sensi vive in Europa un’eliminazione cui è difficile razionalmente fornire una spiegazione: quella con il Panathinaikos, ai Sedicesimi di Finale dell’Europa League 2009/2010.
LA SQUADRA: ROMA
Stagione da vere e proprie montagne russe quella dei Capitolini la 2009/2010. Si riparte da Luciano Spalletti in panchina e Rosella Sensi al timone della società in seguito alla scomparsa del padre Franco nell’estate del 2008; la complicata annata precedente, chiusa con un 6/o posto, costringe i giallorossi ad inaugurare il 30 luglio 2009 la stagione con il successo per 3-1 sul Gent nel Terzo Turno Preliminare di Europa League.
Le difficoltà finanziare del club Capitolino costringono i giallorossi a una campagna acquisti povera in entrata, mentre in uscita Alberto Aquilani è sacrificato a fronte di un’offerta di 20 milioni di euro del Liverpool. La rosa a disposizione del tecnico di Certaldo può comunque contare su buona parte della vecchia guardia più altri elementi di valore: da Juan a Vučinić, passando per Pizarro, Perrotta e Taddei senza ovviamente dimenticare due colonne portanti come Totti e De Rossi. In una decina di giorni la stagione della Roma, già complicata per fattori extra-campo, sembra diventare già da dimenticare quanto prima: i giallorossi cedono a Marassi 3-2 al Genoa e alla 2/a di Campionato sono superati 3-1 dalla Juventus di Ciro Ferrara, Diego e Felipe Melo. Due giorni dopo il k.o. con la Juventus Spalletti annuncia le proprie dimissioni da tecnico della Roma, accettate dalla società; decisive le prime due sconfitte in Campionato, in un rapporto però probabilmente traballante già dall’avvio della stagione.
A cercare di salvare la stagione arriva a Trigoria un tecnico che, probabilmente, più romano e romanista non si può se si esclude Carlo Mazzone; trattasi di Claudio Ranieri da Testaccio. La prima di Ranieri coincide con il ritorno alla vittoria in Campionato per la Roma che espugna il Franchi di Siena con un gol di Riise al minuto 89 con una saetta su punizione; le prime settimane dell’esperienza di Ranieri in panchina vedono i giallorossi galleggiare a metà classifica in virtù di una discontinuità penalizzante, ma sul finire del 2009 il tecnico testaccino trova la quadra. Il 1 novembre del 2009 i giallorossi piegano 2-1 il Bologna in casa, inaugurando una striscia positiva che li vedrà imporre anche l’1-1 casalingo all’Inter di José Mourinho e vincere il derby 1-0 con la Lazio grazie a un gol di Cassetti al minuto 79.
I giallorossi arrivano al giro di boa quinti a 32 punti in classifica, 13 di svantaggio rispetto all’Inter lanciata in testa ma a strettissimo contatto con la Juventus di Ferrara distante una sola lunghezza; proprio dei bianconeri i Capitolini centrano lo scalpo alla 21/a giornata imponendosi grazie a un gol di Riise in zona Cesarini, suggellando un avvio di anno nuovo che non spezza il trend di fine 2009 dei giallorossi. Alla vigilia della sfida di Coppa con il Panathinaikos il 4-1 al Palermo vale il 3/o posto in solitaria in classifica a un punto dal Milan 2/o e con la consapevolezza di aver rosicchiato sei lunghezze all’Inter ora più in alto di sette punti rispetto ai ragazzi di Ranieri. Apparentemente un’enormità per la corazzata nerazzurra ma, si sa, le apparenze ingannano.
Dopo il comodo cammino nei Preliminari di Europa League (3-1 e 7-1 al Gent, 3-3 e 7-1 con il Košice), la Roma di Claudio Ranieri partecipa alla prima storica edizione dell’Europa League; con la Coppa UEFA andata in pensione nella stagione precedente, la nuova competizione vede un formato più simile alla Champions League con le squadre che superano il playoff di fine agosto divise in 12 raggruppamenti da 4 squadre con le prime due classificate qualificate ai Sedicesimi (cui si aggiungono le solite 8 retrocesse dalla Champions). Basilea, Fulham e CSKA Sofia sono le avversarie dei giallorossi. Dopo il pessimo 0-2 di Basilea all’esordio la Roma trova l’agevole 2-0 sul CSKA Sofia, prima della delicata doppia sfida con il Fulham: Andreolli a Londra evita la sconfitta scrivendo l’1-1 al 90′, a Roma Riise e Okaka ribaltano il gol di Kamara (ex Modena) e consegnano 4 preziosissimi punti ai Capitolini nei confronti degli inglesi. I successi su Basilea all’Olimpico (2-0) e CSKA Sofia all’ultima giornata certificano la qualificazione dei giallorossi che chiudono il proprio raggruppamento da primi della classe trovando il Panathinaikos ai Sedicesimi di Finale a valle di un sorteggio apparso abbordabile ai più. Ma, esattamente come per il Campionato, le apparenze indurrano clamorosamente in errore.
L’AVVERSARIO: PANATHINAIKOS
Sul finire della prima decade degli anni Duemila il Panathinakos non è la società in caduta libera che oggi arranca facendo sembrare ere geologiche gli anni passati dai trionfi che ne hanno contraddistinto l’intera storia. Nell’estate del 2009 il Trifylli (trifoglio) è guidato in panchina da Henk ten Cate che dopo un 2008/2009 chiuso con una prestigiosa campagna in Champions protrattasi fino agli Ottavi di Finale (persi contro il Villarreal con un 2-3 complessivo) e un 2/o posto in Campionato dietro il solito Olympiacos si presenta ai nastri di partenza della Super League deciso a far bene: a suggellare le velleità di vittoria dei verdi di Grecia una corposa campagna acquisti che ad Atene porta calciatori del calibro di Cissé (prelevato dal Marsiglia), Leto (dal Liverpool) e Katsouranis dal Benfica, chiamati a far dimenticare interpreti importanti della precedente annata come Bryce Moon in difesa (ceduto al PAOK Salonicco), Ivanschitchz (Mainz) e Marcelo Mattos (ritorno in Brasile, al Corinthias).
La rosa a disposizione di ten Cate è di assoluto spessore per il panorama calcistico ellenico e mescola calciatori di esperienza (Cissé, Vyntra, Gilberto Silva, Salpingidis) e giovani molto interessanti (il gioiellino Ninis su tutti, ma anche Tziolis in mediana e Christodoulopoulos a centrocampo). In Campionato l’avvio del Trifylli è folgorante: nelle prime undici uscite di lega i ragazzi di ten Cate mettono insieme 9 vittorie e 2 pareggi (con Kavala e Asteras Tripolis) con l’Olympiacos capace però di far sentire da subito il fiato sul collo ai verdi di Atene con un monitoraggio condotto a due soli punti di ritardo.
Alla 12/a giornata l’Olympiacos vince 2-0 il derby con una doppietta di Mitroglou, e la sconfitta costa di fatto la panchina a ten Cate esonerato di lì a poco in favore di Nioplias; l’Olympiacos mette la freccia ma vive una striscia nerissima a gennaio (quattro punti in cinque partite) che favorisce il nuovo controsorpasso del Panathinaikos. Alla 19/a giornata, quando l’Olympiacos cede 1-0 in casa al PAOK, i ragazzi di Nioplias pareggiano 0-0 in casa dell’Aris Salonicco e cuciono ben otto punti di vantaggio sui più diretti inseguitori. Il Pana sembra poter prendere il volo, ma il pari nel derby con l’AEK Atene (1-1 in casa) e la clamorosa sconfitta interna con il Kavala (0-2 con una compagine capace di strappare 4 punti al Trifylli) rianimano ancora la lotta per il titolo con l’Olympiacos che rosicchia 5 punti e si fa sotto a tre lunghezze di distanza dai cugini.
La sconfitta con il Kavala è l’ultimo impegno prima che il Panathinaikos si rituffi in un interrail europeo iniziato a luglio del 2009: dopo una memorabile rimonta sullo Sparta Praga (sconfitta 3-1 in trasferta, vittoria 3-0 in casa) il cammino in Champions si interrompe ai playoff perché i greci (pur se teste di serie) trovano sulla propria strada l’Atlético Madrid di Sergio Agüero e Diego Forlán che si impone nelle due gare (3-2 e 2-0) condannando gli ellenici alla retrocessione in Europa League. Il Girone disegnato dall’urna dell’UEFA è impegnativo ma superato con successo dal Pana inserito nel Girone F con Galatasaray, Sturm Graz e Dinamo Bucarest. Solamente i turchi si riveleranno superiori al Trifylli vincendo in Grecia (3-1) e in Turchia (1-0), mentre centrando 12 punti con romeni e austriaci il Panathinaikos centra meritatamente il 2/o posto nel raggruppamento.
LA DOPPIA SFIDA
Per la sfida di andata, in programma in Grecia il 18 febbraio del 2010, Ranieri si affida a un turn-over moderato: nella Roma di scena in terra di Grecia riposano Mexès, Totti (influenzato e indisponibile) e Perrotta ma sono di scena effettivi come Juan, Pizarro e Mirko Vučinić in attacco. Il Panathinaikos, dal canto suo, punta sui propri uomini migliori nel tentativo di sgambettare i Capitolini.
La prima parte di gara è agonisticamente intesa, ma scarna alla voce “occasioni da rete”: il Pana ne ha una dopo pochi minuti con una staffilata da Ninis mentre sul versante opposto è Riise a rischiare di sbloccare la gara. Dalla corsa di sinistra, ma dai piedi di Mirko Vučinić, arriva sul finire di tempo il vero e proprio colpo di genio che decide la prima frazione: il montenegrino riceve palla sul vertice dell’area di rigore, si sistema il pallone con la suola e incastona il pallone sotto l’incrocio del palo lungo di Tzorvas.
La reazione del Trifylli è tutta in un gol divorato da Cissé nel primo tempo, con il francese che di testa non trova la porta da un metro; scampato il pericolo nella ripresa la Roma controlla tutto sommato bene la reazione dei locali pur pungendo poco dalle parti di Tzorvas. Quasi all’improvviso, però, al 67′ arriva l’1-1: sugli sviluppi di corner Doni (subentrato all’infortunato Julio Sergio) rimane a metà tra la porta e il pallone che, rimesso in mezzo da Cissé, arriva sui piedi di Salpingidis che pur incespicando da zero metri infila il pari che rianima il pubblico di casa. Il gol desta il Pana, ma cinicamente la Roma sembra ipotecare la qualificazione all’80’: Cerci viene atterrato in area di rigore, Pizarro dal dischetto riporta avanti i Capitolini. Partita chiusa? No, perché incredibilmente la Roma spegne la luce: a valle di un mischione infinito Christodoulopoulos trova la girata vincente in area di rigore quando i minuti sul cronometro sono 84 e, come se non bastasse, cinque minuti più tardi Cissé brucia Burdisso su un traversone dalla destra e impallina un esterrefatto Doni scrivendo il 3-2 per il Panathinaikos. La Roma, incredibilmente, getta al vento la vittoria; la sensazione, però, è che i Capitolini abbiano tutte le carte in regola per ribaltare il risultato al ritorno.
Si replica sette giorni dopo all’Olimpico, si riparte dal 3-2 per il Pana. Nella Roma non recupera Totti, Ranieri perde anche Pizarro: in campo Perrotta arretra in mediana, rispetto ad Atene compaiono dal 1′ Mexès e Cerci. Nel Panathinaikos è indisponibile Karagounis, mentre solo in panchina trova posto Sebastian Leto. Pronti via e la Roma si prende la qualificazione: proverbiale la saetta su punizione di Riise, che al 6′ impallina Tzorvas tingendo di giallorosso il pass per gli Ottavi. Il vantaggio arriva subito, ma la Roma non cerca il 2-0 tenendo in bilico il risultato per tutto il primo tempo; scelta che giallorossi pagheranno carissima. Al 39′, infatti, per un contatto tra Ninis e De Rossi il portoghese Paixão indica il dischetto: Cissé fa 1-1, alla Roma serve ora un altro gol. Il pari degli ospiti, però, genera un clamoroso black-out nella testa dei giallorossi: lo scatenato Ninis ne approfitta, e dalla trequarti scarica una rasoiata che fulmina Doni mettendo in salita la partita. Sull’1-2 il match si fa difficile, ma non ancora compromesso: per trasformarlo in un Everest basta aspettare il recupero del primo tempo, quando la Roma si fa trovare completamente sbilanciata e Cissé lanciato solissimo in contropiede trova in 6′ il terzo gol del Panathinaikos in un Olimpico basito. Alla Roma servono ora quattro reti in 45 minuti.
I locali con tanto cuore ci provano, ma non vanno oltre il 2-3 di De Rossi. In maniera a dir poco incredibile, e sfruttando le incomprensibili amnesie della Roma e in particolare una dozzina di minuti di follia tra le due gare, il Panathinaikos vince ambo le gare e si regala una qualificazione insperata.
…E POI?
L’incredibile eliminazione in Europa League, qualche strascico lo lascia in casa Roma nell’immediato: nel turno di Campionato successivo infatti i giallorossi si fanno riprendere anche a Napoli, dove si portano sul 2-0 con Julio Baptista e Vučinić ma i gol di Denis ed Hamšík fissano il 2-2 finale. Arrivano altri due pari (0-0 col Milan 3-3 a Livorno) prima che i giallorossi riprendano una marcia che porta ad avvicinarsi sempre di più all’Inter di Mourinho, fino ad arrivare allo scontro diretto di fine marzo: con i gol di De Rossi e Toni i ragazzi di Ranieri sconfiggono 2-1 la capolista scrivendo una classifica con Inter a 63, Roma 62 e Milan a 60.
Roma, che di Scudetti ne ha visti tingersi di giallorosso solo 3, freme per una clamorosa rimonta che prende forma due giornate più tardi: la Fiorentina inchioda l’Inter sul 2-2 al Franchi, la Roma piega l’Atalanta e mette la freccia sui nerazzurri a cinque giornate dalla fine. Quello dello Scudetto, in una stagione iniziata malissimo, è un sogno che sembra prendere sembianze sempre più concrete dal quale però i Capitolini si svegliano nella maniera più crudele possibile: il 25 aprile del 2010 la Sampdoria passa 2-1 all’Olimpico con una doppietta di Pazzini e uno Storari mostruoso, in una gara surreale che rende la testa della classifica all’Inter ora avanti di due lunghezze davanti ai giallorossi. L’Inter la vetta non la mollerà più tagliando il traguardo davanti ai giallorossi, che raramente come in questa occasione hanno pregustato la possibilità di regalarsi uno Scudetto che avrebbe avuto dell’incredibile; l’Inter festeggerà addirittura il Triplete, sconfiggendo i giallorossi anche nella Finale di Coppa Italia grazie a un gol del solito Diego Milito.
Con l’inaspettato scalpo della Roma in proprio possesso il Panathinaikos si presenta agli Ottavi di Finale dove, però, naufragherà nettamente contro lo Standard Liegi vittorioso 3-1 in Grecia e 1-0 in Belgio. Il Trifylli avrà modo di rifarsi in patria, dove i verdi faranno proprio il testa a testa con l’Olympiacos conquistando quello che ad oggi è ancora l’ultimo titolo di Grecia della propria storia.
La prima edizione dell’Europa League la vincerà l’Atlético Madrid: i ragazzi di Quique Sánchez Flores piegano 2-1 il Fulham, portando in Spagna un trofeo che il Siviglia farà quasi diventare una proprietà esclusiva. Per quanto riguarda le altre italiane il Genoa di Gasperini paga un pizzico di sfortuna e non supera un girone con Valencia, Lille e Slavia Praga, mentre più deludente è la performance della Lazio stoppata sempre ai Gironi ma da Villarreal, Salisburgo e Levski Sofia. Alla prima edizione di Europa League partecipa anche la Juventus di Ferrara prima e Zaccheroni poi, retrocessa dalla Champions League. I torinesi si spingono fino agli Ottavi di Finale, venendo poi eliminati dal Fulham in una delle serate più nefaste della storia bianconera; questa però è un altra storia, che presto troveremo su queste pagine.
EUROTONFI – L’Italia e la Coppa UEFA: ci eravamo tanto amati