Right here, right now: AEW è Revolution fin dalla nascita
Andiamo subito al nocciolo della questione. Nelle ultime settimane si è parlato un sacco di Revolution, un’occasione sfruttata al volo da molti per sparare il peggio su una federazione che sta portando un prodotto diverso nel mondo del wrestling. Partiamo dal presupposto che molte critiche sono state ingiuste, prevenute e prive di coerenza, concentrandosi unicamente su un errore tecnico sì grave ma avvenuto nel post match e “dimenticandosi” di valutare quanto Kenny Omega e John Moxley avessero offerto in una sfida violenta, equilibrata e stoica.
Il ppv Revolution mi è piaciuto, il main event è stato folle, ricco di pathos e adrenalina, il match d’apertura tra Young Bucks e il team composto da MJF e Jericho ha risposto in toto alle aspettative. Tante cose in ballo: la battle royal tag – team ha fornito diversi momenti di grossa spettacolarità, come del resto la sfida femminile ha rappresentato un prodotto di qualità, esaltando la resistenza nipponica. Il ladder match è andato bene ma non benissimo, nel senso che da una tipologia simile e trattandosi dell’AEW mi aspettavo maggiori azioni da ricordare, mentre si è faticato ad innalzare il tasso qualitativo.
A quanto pare il breve feud tra Matt Hardy e Adam Page è già terminato, sarebbe una buona notizia, Hangman si merita una rivalità più vicina a questioni titolate e di impatto superiore, ovviamente con tutto il rispetto per una leggenda come Matt Hardy. Abbiamo assistito ad una rivalità nata con pochi presupposti, destinata a lasciare poche tracce. Nel frattempo avrei già lanciato una petizione pro Miro in ottica titolata, la rivalità con i Best Friends e Orange Cassidy ha raggiunto il capolinea già da tempo, da questo intreccio peraltro non ci sta guadagnando nessuno; il bulgaro è un distruttore ma con nulla in palio, Cassidy si è allontanato non poco dal precedente push.
Non ho mai nascosto la mia scarsa preferenza nei confronti dei match cinematografici, hanno ben poco a che vedere con il wrestling che concepisco e apprezzo. Ho letto parecchi commenti non esaltanti in merito allo street fight match, gradito molto invece al sottoscritto. Tanti i meriti, dalla particolare location alla prestazione dei quattro atleti, diverse le azioni da ricordare tra potenza e pazzia, Sting ha gli anni che conosciamo e il suo lo ha comunque fatto a pieni voti, Allin è il massimo dell’imprevedibilità, Brian Cage meriterebbe tanto e tanto di più, vedremo i prossimi sviluppi nel Team Tazz.
Valuto senz’altro positivamente l’arrivo di Christian, sono passati tanti anni ormai ma già in TNA era stato un protagonista in pianta stabile, innalzando il livello dell’intera federazione. È fermo da circa sette anni, fisicamente sta bene, può ancora dare tanto, sul ring e al microfono. Era molta l’attesa sul nuovo acquisto, qualcuno si era immaginato Kurt Angle (onore a lui ma quello attuale non è un fattore se serve anche un wrestler attivo), Brock Lesnar o CM Punk ed è rimasto deluso. Pretese, sogni, utopie altissime, forse esagerate ma, al tempo stesso, rappresentano un fattore a favore del cammino fin qui svolto dall’AEW. Il solo pensiero costituisce la conferma e apprezzamento interiore dei passi da gigante compiuti e degli ulteriori margini di crescita. E’ doverosa la consapevolezza dei margini di manovra, le richieste di alcuni personaggi, non va mai compiuto il passo più lungo della gamba.
Passando a Dynamite ci tengo a sottolineare come i vertici abbiano gestito nel migliore dei modi l’episodio della mancata esplosione, dando il microfono a chi fa la differenza per creare un qualcosa che potesse avere un senso compiuto: Omega, Moxley, Kingston (strepitosa la scelta di farlo intervenire a salvare il vecchio amico nonostante le recenti risse) e Don Callis. In questo contesto anche l’ingresso di Christian Cage è risultato positivo, unica nota stonata l’assenza di Paul Wight al suo fianco on screen, soprattutto a Revolution. Intanto Rey Fenix regala magie da singolo e in coppia, la sfida contro Young Bucks promette infinite standing ovation.
Il mio main event lo dedico a MJF. Raramente in questi decenni da appassionato mi sono imbattuto in un heel di tale portata, efficacia e carisma, peraltro a soli 24 anni. Da applausi come la AEW abbia gestito il post Revolution, dedicando il rush finale alla resa dei conti all’interno dell’Inner Circle con continui colpi di scena tra bluff e tradimenti e continui cambi di scenario. MJF si è rivelato uno stratega sopraffino, un personaggio straordinario, la nuova stable ha tutto per sfondare (spero sia un modo in più per i FTR per rigiocarsela in ottica allori) e imporsi come forza dominante per lungo tempo. Ci aspettano mesi di profonda rivalità con il gruppo di Chris Jericho, allacciamoci le cinture.
Concludo il mio editoriale ribadendo un concetto già espresso nei mesi scorsi. La AEW merita un grazie colossale per essere nata, cresciuta, per la sua mentalità, la sua concezione di un wrestling completo, ricco che soddisfa tutti i gusti, dalle sfide tecniche a quelle estreme (non scordiamoci il primo main event femminile), moderno ma al tempo stesso ben radicato alla tradizione e agli antichi punti basilari come l’importanza della categoria tag – team. Smettetela di sparare fango su una o l’altra federazione, è umano avere gusti e preferenze ma usare ogni strumento per irridere, criticare a priori chi fa qualcosa di importante per il nostro amato wrestling è semplicemente assurdo.
Ben venga la crescita AEW, alla quale auguro lunghissima vita e i migliori successi, soltanto con federazioni in ascesa, prodotti di qualità, un livello superiore di concorrenza, il wrestling e noi fans ne possiamo beneficiare. E’ infantile temere che qualcuno o qualcosa possa portare via il giocattolo, semmai è l’esatto contrario. Guardate cosa volete, ma imparate a giudicare solo dopo aver seguito, sennò ognuno si merita di ricevere il prodotto che viene offerto da chiunque senza aprire bocca, del resto nessuno è obbligato a vedere cosa non gradisce, basta non collegarsi a internet e girare canale in tv. Così facendo probabilmente sarà possibile essere più obiettivi, tornare padroni dei propri gusti ed evitare discorsi da asilo.
AEW è nata da poco ma chi ci sta dietro non è nato ieri, è consapevole della grossa fetta di nostalgici del wrestling di qualità e ce la sta mettendo tutta. Da parte mia applausi e solo applausi, in attesa di rivedere le arene gremite a fine pandemia e sognando un giorno uno show vicino a noi.