Home » È l’ora di un nuovo inizio per José Mourinho

La sconfitta in Europa League per 3-0 contro la Dinamo Zagabria è valsa l’eliminazione al Tottenham di José Mourinho dalla competizione. Il post partita per il tecnico portoghese è stato ancora più turbolento della partita in sé che sulla carta sarebbe dovuta essere semplice, dopo il 2-0 in casa degli Spurs. Non ci sono discussioni, la disfatta è inammissibile per una squadra che può contare su giocatori fortissimi, famosi e super stipendiati. Tuttavia potrebbe essere la fine di Mourinho al Tottenham o in generale nel calcio? Oppure lo Special One può dire ancora la sua?

RITORNO A LONDRA

Londra è la città preferita di Mourinho e ciò lo si evince con i suoi due ritorni. Le sue due avventure al Chelsea, non finite bene, non lo hanno fatto desistere, quando lo hanno chiamato per sostituire Pochettino. Quasi un anno e mezzo fa il tecnico argentino salutava il Tottenham e Mou arrivava per rivoluzionare tutto. Il lusitano ha poi portato la club londinese da un misero 14esimo posto alla fase a gironi dell’Europa League, almeno per poter disputare l’anno seguente le quattro competizioni. In Champions il Lipsia è uscito vincitore agli ottavi e la sconfitta al quinto turno contro il Norwich in FA Cup ha lasciato quasi senza obbiettivi la squadra.

Con un nuovo inizio in questa stagione, sembrava potesse riportare tra le prime posizioni il Tottenham. L’innesto di Gareth Bale, che sembrava dovesse rinascere in Inghilterra in prestito dal Real Madrid, non ha invece dato i suoi frutti, appena 5 gol e 2 assist. Le prime battute del campionato inglese hanno regalato anche risultati pirotecnici, come l’1-6 sul Manchester United all’Old Trafford, ma in generale l’andamento non è stato positivo. L’uscita dalla coppa continentale, dalla coppa d’Inghilterra e l’attuale ottavo posto in Premier League non possono accontentare i tifosi, i dirigenti e lo stesso Mourinho.

QUAL È IL PROBLEMA?

Il problema principale di José Mourinho è la presunzione di pensare di essere il migliore, detto molto direttamente. Può essere uno stimolo avere una grande considerazione di sé stessi ed effettivamente fa parte del suo personaggio e della sua personalità. Però essere troppo convinti di qualcosa, nella vita di tutti i giorni così come nel calcio, può ritorcersi contro. Mourinho pensa di arrivare in una squadra e imporre sé stesso prima di tutti.

In certi casi può funzionare, come all’inizio al Tottenham, dove c’era bisogno di una leadership che risollevasse la rosa. L’autorevolezza nel primo periodo agli Spurs aveva portato a 6 vittorie in sole 9 partite, mentre Pochettino nelle precedenti nove ne aveva trovate solo tre, di cui due contro lo stesso avversario, la Stella Rossa, in UCL. In altri invece può portare alla deriva, come quando ha ripreso pubblicamente (più volte) Pogba, trascinatore del Manchester United. Questo attrito aveva causato indirettamente il suo esonero. Solskæjr invece, più morbido nei confronti del francese, sta facendo volare i Red Devils.

Il suo carattere, oltre rivelarsi decisivo in bene o in male negli spogliatoi, influenza anche le scelte tattiche. Com’è risaputo, il gioco del portoghese è sempre quotato alla difesa e alla ricerca del risultato positivo. Non c’è nulla di male preferire la concretezza al gioco spumeggiante, qualora essa funzioni. Guardando però al Tottenham si può scorgere una squadra tecnicamente forte che rinuncia al gioco. La fase difensiva non eccelsa poi fa il resto, causando spesso gol evitabili. Impuntarsi in questo modo è controproducente.

La percentuale di possesso palla dal 2018/19, ultimo anno completo di Pochettino, è diminuita da un 58.9 (quarta della Premier League) a un 50.4 (decima della Premier League). In quella stagione il Tottenham si era qualificato alla Champions League, mentre oggi si ritrova fuori perfino dalla Conference League. Le reti segnate in campionato erano 67 e quelle subite 39, oggi rispettivamente 47 e 30. La media di gol segnati è peggiorata da 1,76 a 1,69, mentre quella dei gol subiti è aumentata da 1,03 a 1,07. L’aumento è lieve, ma significativo per un allenatore che fa della tattica difensiva il proprio baluardo.

IL FUTURO…

La dirigenza dei Coys è giusto che ora faccia mente locale dopo una partita e un periodo in generale non molto buoni. Anche qualora non esonerassero Mourinho e lui vincesse la Carabao Cup in finale contro il Manchester City, non cambierebbe la situazione dell’ex allenatore dell’Inter. C’è chi, come Darren Bent, ex giocatore del Tottenham, reputa le idee dello Special One datate. Forse le sue dichiarazioni sono state troppo dure, ma José ha effettivamente bisogno di innovarsi e smettere di guardare al proprio passato. Serve più sincerità da parte sua verso il proprio lavoro, così da riflettere su cosa cambiare e cosa di buono tenere.

Giocare in modo difensivo non significa per forza essere datatati, poiché spesso si tende a pensare che nel calcio moderno, quello del possesso palla e dell’attacco a tutti i costi, non ci sia più posto per questo tipo di calcio. Nel calcio (moderno) invece c’è bisogno di innovazione ogni giorno per non essere superati dagli altri, ricerca e soprattutto un atteggiamento e una mentalità flessibile verso le problematiche dello spogliatoio. I tempi corrono e i nuovi calciatori, come tutte le persone giovani, si allontanano sempre più dalla mentalità della generazione di Mourinho.